Non mi uccidere: recensione e videointervista a Alice Pagani e Rocco Fasano

di Patrizia Simonetti

Due ragazzi alla ricerca di emozioni forti. Mirta e Robin sono uniti da sempre, sin dal primo momento in cui si sono visti, riconoscendosi tra tutti gli altri in un mondo che non li comprende, due anime in pena, perse, dannate. “Ti portano via tutto – dice Robin a Mirta – anche gli amici veri, ma adesso ho te e siamo in due”. La folle corsa in macchina con lui che chiude gli occhi, una sfida alla morte, una scarica d’adrenalina che però non basta. Così nel teatro freddo e senza vita di una cava abbandonata vanno oltre: “staremo insieme per sempre – assicura Robin a Mirta – non può fermarci nemmeno la morte, se moriremo, torneremo”. Lei cede, del resto lo ama da morire, per davvero, anche se prima di annerirsi gli occhi lanciandosi in un vuoto eterno, lo prega con un’unica, lapidaria frase che lui, probabilmente, neanche ascolterà: “Non mi uccidere”.

Non mi uccidere è il nuovo film di Andrea De Sica che, dopo averla diretta in Baby, per il ruolo di Mirta ha rivoluto con lui Alice Pagani, in un film in qualche modo di genere, anche se difficile da definire, che con lei proprio non t’aspetti. Anche se, a pensarci bene, pure in Baby la sua Ludovica aveva due vite, solo che erano parallele e contemporanee. Adesso invece Mirta lascia il posto a Luna ed è tutta un’altra vita, anzi, una vita senza vita. Mirta muore quindi, ma ritorna, proprio come le aveva assicurato Robin, ma da sola. Deve imparare innanzi tutto a capire chi è diventata, e poi a fare in modo di sopravvivere in questa sua seconda occasione che la vita, oppure la morte, le ha dato. Passerà momenti terribili, desidererà di essere morta per sempre, forse di non aver mai amato Robin, ma continuerà a cercarlo senza capacitarsi del perché lei sì e lui no, perché lui non è uscito da quella tomba per restare con lei per sempre. E a metà strada nel suo viaggio da sopramorta lo ritroverà, ma sarà tutto diverso. La sua rinascita è dunque nell’ombra, metafora di una trasformazione che è passaggio obbligato verso l’età adulta di molti adolescenti, spesso lastricato di rabbia e paura. Con un finale “catartico e liberatorio” che segna una vittoria schiacciante del femminile finalmente consapevole contro il maschile sopraffattore. Robin, in questo caso, interpretato da Rocco Fasano (Skam Italia): “il percorso di Robin comincia da una profonda delusione nei confronti del mondo – racconta il giovane attore potentino – e dalla consapevolezza di aver perso molte cose importanti nella sua vita; ed è il motivo per cui si butta in questo amore totalizzante nei confronti di Mirta che è un amore che li brucia nell’anima e nel corpo fino alla fine, e oltre la fine”.

Mirta all’inizio appare fragile e dolce, protetta dalla sua sfera familiare – rivela Alice Paganinon sa cos’è la vita fuori da casa sua e lo scopre con Robin, attraverso questo amore che la trasforma e la rende forte perché la mette alla prova, costringendola a dover reagire; e mette alla prova anche la sua purezza, in una lotta per diventare grande e sconfiggere i mostri e i conflitti che ha con sè stessa. E quindi la parte buia è l’accettazione di sentirsi un mostro, di sentirsi estranea alla realtà, di non riuscire partecipare alla realtà stessa, ed è un discorso molto comune per noi giovani e adolescenti”.

Ho cercato di raccontare una storia d’amore dove però l’innamoramento ha dei contorni più sfumati, misteriosi – spiega Andrea De Sica al suo secondo lungometraggio (dopo I figli della notte) liberamente ispirato al romanzo omonimo di Chiara Palazzolo e da lui stesso sceneggiato con Gianni Romoli e il collettivo GRAMS – dove ci si innamora di qualcosa che fa parte del mondo della notte, qualcosa di imperscrutabile che ci porta a voler trascendere anche la nostra vita normale e a mettere in discussione e sfidare le nostre sicurezze; ed è quello che fa Mirta, buttandosi in una dimensione ignota. Non c’è un’etichetta per questo film, forse thriller romantico o favola nera…

Non mi uccidere è un film appassionato e al tempo stesso crudo, dove situazioni da horror e/o fantasy, come il ritorno dalla morte spauriti e in decomposizione tipico dei zombie movie, anche se qui si chiamano sopramorti, sono rese realistiche e tristemente attuali da metafore e sottomessaggi e dall’uso di una violenza rabbiosa a colpi di taser. Il parallelismo tra l’oscurità della non morte e il buio in cui a volte si brancola nel corso dell’adolescenza è di certo potente e la storia di per sé si fa seguire, sorprendendoci a tifare per i diversi da noi. Merito anche di un buon cast che oltre ai già citati Alice Pagani e Rocco Fasano, include Giacomo Ferrara che da Spadino a Ago è un attimo, anche lui in un ritrovarsi come in Suburra tra ragazzi persi e in alcuni casi già morti; Silvia Calderoni, splendida lupa in Romulus, qui nel ruolo di Sara, salvatrice e mentore di Mirta; mentre i genitori di quest’ultima, ognuno con una reazione differente alla scoperta del di quanto accaduto alla figlia, sono interpretati da Anita Caprioli e Sergio Albelli; e a Fabrizio Ferracane la parte dello spietato capo dei Beneandanti. Senza dimenticare l’altra protagonista, la musica: la colonna sonora è composta e realizzata da Andrea Farri e dallo stesso Andrea De Sica, dentro anche il brano Non mi uccidere (Sony Music Italy), nuovo singolo di Chadia Rodriguez, con la collaborazione della stessa Alice Pagani.  Prodotto da Warner Bros. Entertainment Italia e Vivo film, Non mi uccidere è disponibile da mercoledì 21 aprile per l’acquisto e il noleggio su Apple Tv app, Amazon Prime Video, Youtube, Google Play, TIMVISION, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft Film & TV e per il noleggio su Sky Primafila e Infinity. La nostra videointervista a Alice Pagani, Rocco Fasano e Andrea De Sica e il videoincontro con Giacomo Ferrara, Silvia Calderoni, Anita Caprioli e Sergio Albelli: