Toy Story 4: recensione e videointerviste alle voci italiane

di Patrizia Simonetti

I bambini, si sa, crescono e i loro giocattoli vengono spesso dimenticati o dati via. A meno che non passino, come a volte accade per i vestitini, ai fratellini più piccoli. O alle sorelline. O a piccole amichette di famiglia. Come nel caso di Toy Story 4, in sala dal 26 giugno, nuovo sorprendente capitolo della saga Disney Pixar dedicata al mondo dei giocattoli viventi diretto da Josh Cooley dove ritroviamo Woody, lo sceriffo di pezza, passato da Andy alla piccola Bonnie, che però finisce presto per preferirgli una… forchetta. Già perché la bimba nel suo primo, difficile giorno d’asilo, vegliata di nascosto da un preoccupatissimo e più che fraterno Woody, impara a farsi dei nuovi amici, sì, proprio a farli, nel vero senso della parola: ecco che nasce Forky, una specie di pupazzo storto dalla bocca larga, lo sguardo strabico, le braccia lunghissime e i piedoni firmati ricavato da una posata di plastica trovata nella spazzatura, eppure sarà proprio Forky il nuovo preferito di Bonnie e tutte le avventure del film girano attorno a lui, dal canto suo fissato con il tornare, come cenere alla cenere, dalla spazzatura alla spazzatura, finché non comprenderà di essere qualcosa di diverso. O qualcuno, persino.

Toy Story 4 è probabilmente il Toy Story con i significati e i messaggi più profondi degli  altri tre, e naturalmente ognuno può cogliervi quello che più si addice ai propri valori e al proprio modo di essere: ma la lealtà di Woody, la sua amicizia incrollabile con Buzz Lightyear, il suo rinunciare all’amore e ad una vita – si fa per dire – propria pur di non abbandonare la sua bambina, il coraggio, l’altruismo, il rischiare per gli altri, il saper creare dal nulla delle belle cose, l’accettare e l’accettarsi, l’inclusione, l’accettazione del diverso e del suo valore, sono tutti temi più che presenti e più che importanti per grandi e bambini, oggi più che mai. Leggero e appassionante con citazioni doc e ironia “da grandi”, quanto sorprendente e divertente per i più piccoli, rigorosamente al passo con i tempi, Toy Story 4 è un film d’animazione ma on the road, come va tanto di moda, con il viaggio che fa da rivelatore di un mondo fatto di buoni, di cattivi e di così e così, dove le avventure impazzano, le menti di accendono e piccoli e grandi crescono. E anche Toy Story segue la scia della girl power: sembra infatti, non ce ne vogliano soldatini e camioncini vari, che anche nel mondo dei giocattoli sia in atto una grande emancipazione femminile e che le donne siano molto più scaltre e capaci degli uomini, basta seguire il cambiamento di Bo Peep, da pastorella decorativa di una lampada per bambini in porcellana trasformatasi in una sorta di amazzone in pantaloni che vive la sua vita avventurosa in piena autonomia e inventiva, con le sue pecore, ovviamente, che la seguono ovunque. E sarà sempre una donna a prendere il posto di Woody quando… no, questo lo scoprirete da soli.

Del resto sono passati 24 anni dal primo Toy Story che, primo lungometraggio della storia del cinema realizzato completamente in computer grafica, e primo film a raccontare cosa fanno i giocattoli quando non li vediamo, un po’ come Pets con i nostri animali domestici, ma mettici pure il fatto che i giocattoli non sono propriamente degli esseri viventi. Ma non ditelo a Luca Laurenti… È proprio lui infatti nella versione italiana di Toy Story 4 a dare la sua voce, già sentita in Stuart Little, a Forky, convintissimo che sia quasi una magia riuscire a far parlare e quindi a dar vita a qualcosa di inanimato, o che forse l’inanimato non esiste proprio. Più o meno. Ma se parliamo di voci, eccoci subito a ricordare con tanta malinconia Fabrizio Frizzi, voce storica di Woody, cui stavolta presta la sua un doppiatore doc, non per nulla è quello di Tom Hanks (è lui che nella versione originale di Toy Story fa parlare Woody) e di Tony Stark, alias Iron man alias Robert Downey Jr., ovvero Angelo Maggi, come vi avevamo già rivelato in occasione della diffusione del primo trailer in italiano. Buzz Lightyear parla invece sempre grazie a Massimo Dapporto, mentre Corrado Guzzanti fa parlare, oltre a far fare versi strani, a Duke Caboom, motociclista acrobatico degli anni settanta, piccolo ma tosto, e Rossella Brescia – chi altri? – dà voce, anche se per poco, a una leggiadra ballerina volante del parco giochi. Non mancano neanche Benji & Fede che oltre ad un breve doppiaggio, ma al punto giusto, di due ranocchiette di peluche del Luna Park, interpretano per i titoli di coda una nuova versione del brano originale Hai un Amico in Me di Randy Newman, che ricordiamo con la voce di Riccardo Cocciante anche in duetto con Fabrizio Frizzi, come ricorda lo stesso Riccardo Cocciante richiamato per interpretarlo di nuovo oltre all’inedito Non permetto. Ecco dunque le nostre videointerviste a Corrado Guzzanti e Luca Laurenti, Massimo Dapporto, Rossella Brescia, Riccardo Cocciante e Benji&Fede: