Non mi lasciare: videointerviste a Vittoria Puccini e Alessandro Roia

di Patrizia Simonetti

Daniele fa il poliziotto a Venezia. E Venezia è una città magica con i suoi canali, i ponti, le calle, la storia. Eppure, quando Daniele si cala in acqua, si trova faccia a faccia con la morte. Ed è quella di un bambino. Comincia così Non mi lasciare, la nuova serie di Rai1 al via lunedì 10 gennaio, quattro serate ad alta tensione a caccia di chi ai bambini fa del male, li rapisce, li vende, li uccide. Ad indagare sulla morte del piccolo Gilberto arriva da Roma Elena Zonin, vicequestore del CNCPO, il Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online. Elena conosce bene Venezia dove ha vissuto per tanti anni, dove ha amato Daniele e dove ha voluto bene alla sua amica del cuore Giulia, che Daniele ha sposato dopo che lei, Elena, se n’è andata per sempre, e dalla quale aspetta il terzo figlio. Elena è convinta che la morte di quel bambino sia un altro tassello del grande puzzle nero che sta cercando di completare da tempo, un’altra anima innocente e perduta caduta nella rete di pedofili senza scrupoli che rapiscono ragazzini soli e disagiati per venderli all’asta nel dark web, quella parte oscura delle rete  e dell’umanità intera. Daniele fatica di più ad allargare lo sguardo, vuole chiudere in fretta quella brutta storia con il primo colpevole che trova.

Scritta da Leonardo Fasoli e Maddalena Ravagli (L’immortale, Gomorra La Serie) e diretta da Ciro Visco (Gomorra La Serie, Doc Nelle tue mani), Non mi lasciare vede protagonisti Vittoria Puccini nel ruolo di Elena, Alessandro Roia in quello di Daniele e Sara Felberbaum in quello di Giulia. I tre personaggi sono tutti accuratamente delineati sin dall’inizio, come dipinti a tratti sicuri e forti: Elena con un pesante segreto che trasforma in ossessione la passione per il suo lavoro; donna apparentemente forte e determinata ma dentro fragile come un cristallo, che ha come un senso in più perché vede e sente ciò che nessuno riesce a vedere e a sentire, scava quindi bene nell’animo umano, meno nel suo. Quando torna a Venezia, il suo lavoro si intreccia con la sua vita e il passato torna a impattare forte sul presente. Lo stesso accade a Daniele, che di fronte al grande amore della sua adolescenza non può frenare la rabbia, ma neanche il rimpianto di quegli anni lontani quando tutto doveva ancora cominciare. Daniele rispetta le regole, è pragmatico ma empatico, e, come detto, vuole chiudere in fretta un’indagine che gli fa male Neanche Giulia ne resterà fuori: ritroverà l’amicizia, e il suo senso di colpa vecchio di anni per essersi presa Daniele quando la sua migliore amica se n’era andata, forse la lascerà respirare; ma anche lei è una poliziotta e non potrà non indagare su Elena e su ciò che tiene nascosto a tutti da secoli. Le sicurezze di tutti crollano, è come un terremoto, e sotto le macerie ci sarà qualcuno che si farà male. Nel cast anche Sandra Ceccarelli, Maurizio Lombardi, Eugenio Franceschini, Pia Engleberth.

Non mi lasciare è una serie coraggiosa che non solo mette a nudo il lato nascosto delle persone, ma affonda in quel buio infinito che è il dark web portando in scena il lato oscuro e negativo della Rete, tema attualissimo, peraltro, tra reati informatici e crimini contro l’infanzia, tra psicologia e mistero. La tensione tiene bene, Venezia ci mette del suo con quell’alone di mistero e peccato, la storia è credibile e ad osservatori attenti alcuni particolari diventano indizi che non possono sfuggire. Dice bene il regista quando parla di responsabilità e coraggio: “responsabilità perché, talvolta, come in questo caso, nel caso di Non mi lasciare, quando si dà luce a un mondo nascosto, profondo e all’apparenza oscuro, bisogna avere l’ardire di sporcarsi le mani. Perché solo opponendo l’immagine alla realtà, vince la luce. Coraggio perché è solo con il coraggio che si porta in superficie ciò che è sempre stato nascosto nel buio. Nell’opposto al consueto ho provato a raccontare questa storia – aggiunge – laddove nell’immaginario collettivo c’era oscurità, ho tentato di portare il chiarore della ragione. Laddove c’era il sole, ho portato lo sguardo asciutto e austero dell’ombra, per cercare il significato nascosto del passato. Che fa parte di noi ed è il fulcro vero di questo racconto“. Ne abbiamo parlato con i due protagonisti, ecco le nostre videointerviste a Vittoria Puccini e ad Alessandro Roia