Mio fratello mia sorella: recensione e videoincontro con Alessandro Preziosi e Claudia Pandolfi

di Patrizia Simonetti

Un funerale è spesso come un pranzo di famiglia. Costringe a ritrovarsi, volenti o nolenti, a fare i conti l’uno con l’altro attraverso il ricordo e la celebrazione di chi non c’è più. Ed è al funerale del padre che per la prima volta, dopo vent’anni, si ritrovano Nikola e Tesla, fratello e sorella. Lui sempre con i suoi modi scanzonati, divertenti a volte, ma strafottenti, frutto di qualcosa accaduto anni prima che lo ha allontanato da casa per più di mezza vita. Lei una donna stanca, decisa però a non riallacciare i rapporti con chi l’ha abbandonata all’improvviso, dedita esclusivamente al figlio Sebastiano, bravissimo con il violoncello ma abbastanza schizofrenico da prepararsi a trasferirsi su Marte. Tesla si è annullata per lui da cinque anni, da quando la malattia è venuta fuori e ha compromesso anche in parte i rapporti con sua figlia Carolina che si è dovuta abituare presto a fare tutto da sola, anche a prendere decisioni importanti sul suo futuro. Il ritorno in famiglia di Nik, per volere di quel padre che anni addietro li aveva divisi, cambierà le cose.

Mio fratello mia sorella, dall’8 ottobre su Neflix, è il film Roberto Capucci che li racconta attraverso protagonisti azzeccatissimi come Claudia Pandolfi che interpreta Tesla e Alessandro Preziosi perfettamente a suo agio nei panni di Nik. C’è poi il bravissimo Francesco Cavallo (La scuola cattolica) che disegna un credibilissimo adolescente con la testa letteralmente su un altro pianeta, e Ludovica Martino (che vediamo anche sempre su Netflix in Luna Park e su Sky in Lovely Boy) che è sua sorella, combattuta tra il suo compito di seconda madre e il desiderio di libertà. Ecco allora che il titolo Mio fratello mia sorella si sposta da una generazione all’altra e va bene per Nik e Tesla ma anche per Sebastiano e Carolina. Completano il cast Caterina Murino e Stella Egitto. Un film intenso, che può toccare a molti di noi nervi scoperti e corde delicate, i rapporti familiari si sa, sono complicati e spesso bloccati da rancori e rimpianti, e il ritrovarsi non è sempre facile e risolutivo. Non sono affatto convinta che quello di questo film si possa chiamare lieto fine, capirete poi vedendolo il perchè, ma una buona dose di happy ending, almeno nella ricomposizione del nucleo familiare, c’è, senza alcun dubbio. Tra i meriti di Mio fratello mia sorella anche il giusto dosaggio tra pathos e leggerezza: nonostante l’intero racconto sia intriso di sentimenti forti e spiazzanti, apre spesso a sipari divertenti, soprattutto grazie al personaggio di Nik.

Una cura e un’attenzione particolare è stata rivolta alla rappresentazione di una schizofrenia che non renda Sebastiano una macchietta: tutti i componenti del cast hanno avuto incontri e rapporti con psichiatri e famiglie di ragazzi che ne sono affetti. Ma non è soltanto questo il centro della storia che punta invece sui rapporti personali, e sull’accettazione e il perdono, necessari quanto personalizzati da ognuno di loro. Ecco come ce ne hanno parlato Alessandro Preziosi, Claudia Pandolfi, Francesco Cavallo, Ludovica Martino e Roberto Capucci nel nostro videoincontro: