La Scuola Cattolica: videosintesi della conferenza stampa a Venezia 78

di Patrizia Simonetti

A Venezia 78 è arrivato il giorno de La Scuola Cattolica, il film di Stefano Mordini, fuori concorso e al cinema dal 7 ottobre, tratto dal libro omonimo di Edoardo Albinati, Premio Strega 2016, con il quale il regista punta a mettere a fuoco l’ambiente in cui nel settembre del 1975 maturò quello che fu poi conosciuto da tutti come il massacro del Circeo. Due ragazze le vittime, Rosaria, interpretata da Federica Torchetti, che non uscì viva da un giorno e una notte di stupri e violenze, e Donatella, interpretata da Benedetta Porcaroli, che si salvò per miracolo fingendosi morta. La Scuola Cattolica è quella dei loro aguzzini, Gianni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira, interpretati da Francesco Cavallo, Luca Vergoni e Giulio Pranno, ed è lì che scava la storia, andando a ritroso, in quelle classi, tra quegli insegnanti e nelle famiglie dei ragazzi che la frequentano, per dedicare solo la parte finale del film all’orrore della cronaca. Quella dove studiano i ragazzi della borghesia romana, che padri e madri – nel film incarnati da Riccardo Scamarcio, Valeria Golino, Jasmine Trinca, Valentina Cervi – vogliono proteggere dai tumulti che attraversano la società e ai quali una rigida educazione può assicurare, secondo loro, un grande futuro. Eppure gli autori di tanta cieca violenza provengono proprio da lì, dove studia anche l’autore del libro che quel terreno fertile in cui maturano i presupposti di quegli eventi così brutali e incomprensibili, ha voluto raccontare, tra idee politiche fuorvianti e deliri di supremazia e onnipotenza.

Trovare un modo per osservare con il necessario distacco questa storia su cui aleggia, inesorabile, l’omicidio del Circeo, un racconto che lentamente si trasforma in dramma e poi inun incubo che ha segnato molti dei nostri ricordi, è stata per me la vera sfida da affrontare quando ho cominciato a lavorare a questo film – spiega il regista – Non ho voluto spettacolarizzare quella violenza, l’obiettivo era seguire il fluire del viaggio dalla città verso il mare, con il desiderio che la storia potesse avere un finale diverso. Volevo investire emotivamente su quella speranza proponendo una lettura dei fatti, in sintonia con il libro di Edoardo Albinati da cui è tratto il film, che vuole ampliare il più possibile la responsabilità di quel che è successo, anche al di là di quella innegabile dei tre autori del delitto. In sceneggiatura abbiamo trasformato le parole dello scrittore in voce narrante, sostenendo l’idea di un racconto collettivo dove tutti i personaggi ruotano attorno a un unico asse rappresentato dalla loro scuola, il loro quartiere, la loro classe sociale. In fase di ripresa ho cercato di seguire con cura i protagonisti, ho ascoltato più che guardato ciò che riprendevo. Sono stato molto in scena, al fianco della macchina da presa piuttosto che dietro, e l’ho tenuta spesso in mano per prendere appunti su azioni che sono nate spontaneamente e che non avevo previsto. La scuola cattolica è veramente un film collettivo, è stato un lavoro molto condiviso e interpretato da tutti, davanti e dietro la macchina da presa, al di là del monitor. Non sarebbe stato possibile realizzare questo film senza la collaborazione di un gruppo di giovani attori che si sono prestati a un racconto forte, capendo la riflessione sulla violenza che volevamo fare. Essenziale è stato il generoso contributo di attori di esperienza, di cui ho potuto giovare, approfittando della loro amicizia, e che ha dato vita a un confronto tra generazioni che mi ha molto affascinato. Al processo, i due autori del delitto che sono stati arrestati (il terzo ha vissuto tutta la vita da latitante) hanno dato motivazioni vaghe, deliranti: ‘Lo abbiamo fatto perché era arrivato il momento di dare un segnale’, ‘Dovevamo far capire che eravamo ancora vivi’, ‘non potevamo starcene con le mani in mano’. Ho pensato spesso a queste frasi, durante le riprese, ma per la ragione opposta a quella degli assassini. Penso che il cinema sia un’arte straordinaria perché può aiutare a evadere, a immaginare la storia in altro modo, a riflettere su quello che è accaduto o a tenere alta l’attenzione. Spero che La scuola cattolica riesca in questo intento. Per me è stato così“. Nel cast de La Scuola Cattolica anche Fabrizio Gifuni e Gianluca Guidi. Ecco come ne hanno parlato in conferenza stampa a Venezia 78  Benedetta Porcaroli, Federica Torchetti, Valeria Golino, Valentina Cervi, Jasmine Trinca e il regista Stefano Mordini: