Little Joe, storia di un fiore potente e di una madre fragile

di Patrizia Simonetti

E se davvero esistesse un fiore capace di infondere la felicità? E se anche non esistesse ma fosse possibile crearlo? E se lo avesse creato una biologa cha ama così tanto suo figlio da dare il suo nome alla sua creatura? Vi presentiamo Little Joe, il film di Jessica Hausner, designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani, che arriva al cinema giovedì 20 agosto con Movies Inspired a raccontare di Alice, interpretata da Emily Beecham che per questo ruolo ha vinto il premio come miglior attrice al Festival di Cannes. Madre single di Joe (Kit Connor), Alice è una fitogenetista che lavora in una grande società che si occupa di sviluppare nuove specie vegetali, un po’ per utilità pubblica un po’ per presunzione e voglia di gloria. Alice in realtà, come tante madri che lavorano, si sente un po’ in colpa di privare per tante ore al giorno il suo bambino della sua presenza, così coglie – è proprio il caso di dirlo – l’occasione e il fiore che lei stessa ha creato, un fiore rosso vivo, quello che, come sembra, è in grado di rasserenare le persone e farle sentire felici, a patto che lo curino con amore tenendolo alla giusta temperatura e parlandogli spesso e dolcemente. Perché non dovrebbe portarlo a casa, anche se contro il regolamento? Ma Little Joe, quel fiore così bello e apparentemente innocuo, si rivela presto molto pericoloso e in qualche modo intelligente. La prima a rendersene conto è una collega di Alice di nome Bella (Kerry Fox) considerata però un po’ fuori di testa e quindi non creduta quando afferma con certezza che quella pianta ha tutte le intenzioni di riprodursi e vendicarsi di chi l’ha creata sterile. Così a mano a mano Little Joe prenderà il sopravvento impossessandosi di tutti coloro che incontra, incluso il piccolo Joe che sembra sempre più strano e sua madre sempre più confusa… Ma è davvero colpa del fiore o ad incrinare relazioni e rapporti non siamo che noi stessi, incapaci di comprendere differenze e cambiamenti?

L’idea alla base della storia è che ogni individuo nasconda un segreto che non può essere completamente compreso dagli altri e nemmeno da lui stesso – dice la regista viennese – Qualcosa di misterioso può apparire dentro di noi in maniera inaspettata e far sembrare strano ciò che prima ci era familiare. Una persona che conosciamo bene ci appare improvvisamente estranea, la prossimità si trasforma in distanza, il desiderio di comprensione reciproca, di empatia e di simbiosi rimane insoddisfatto. In questo senso, Little Joe è una parabola su questo mistero che ci portiamo dentro. Nel film, questa condizione viene rappresentata per mezzo di una pianta che è apparentemente in grado di cambiare le persone. Il risultato di questa trasformazione è che, mentre emerge qualcosa di insolito e di nuovo, si perde qualcosa che davamo per certo, come il legame tra due persone”.

Little Joe scorre abbastanza lentamente nella sua atmosfera un po’ rarefatta e un po’ psichedelica che richiama i vecchi film di fantascienza, il bianco tra i colori prevalenti oltre naturalmente al rosso vermiglio del fiore incriminato, e un po’ di verde acceso, il tutto a creare una sensazione di follia generale. Spiega Jessica Hausner:volevamo consentire al pubblico di mettere in discussione l’integrità dei personaggi coinvolti e offrire diverse possibilità per interpretare ciò che stava accadendo: i cosiddetti cambiamenti nei personaggi possono essere spiegati sia dalla loro condizione psicologica che dal polline del fiore che hanno inalato. Oppure, in alternativa, quei ‘cambiamenti’ non esistono affatto e sono solo immaginati da Bella o da Alice. La sfida più grande, nella scrittura, era quella di creare quei momenti di ambiguità che permettono a ogni spettatore di trovare una propria risposta”.

Anche la figura di Alice è ambigua, lei che fino alla fine non crede, o non vuole credere, che suo figlio è in pericolo, e soprattutto che in quella situazione ce l’ha messo lei, aggravando ancora di più lo status precedente del suo rapporto con lui: “Little Joe è la storia di una madre tormentata dal senso di colpa per il tempo che dedica al lavoro ‘trascurando’ il proprio piccolo – dice ancora la Hausner – una madre dai sentimenti ambivalenti, perché la pianta che Alice crea è come una seconda figlia: è il suo lavoro, la sua creazione, il prodotto del suo impegno. E lei non vuole trascurare nemmeno questo secondo figlio o tanto meno perderlo. Ma quale dei suoi figli Alice sceglierà alla fine?

Little Joe, che in sintesi racconta la storia di un fiore potente e di una madre fragile, non è un film facile da seguire, ma dentro ci sono tante cose, dai tormenti di una donna ancora giovane che lotta tra l’amore indiscutibile e la grande responsabilità nei confronti del figlio che deve crescere da sola e il desiderio di una libertà da ogni sua incombenza materna che le permetta di dedicarsi interamente e senza alcun senso di colpa alla sua carriera e alla sua vita; i dubbi sui progressi della scienza, su quanto sia eticamente corretto modificare e creare rispetto a ciò che spontaneamente ci offre madre natura; lo smarrimento che tali riflessioni possono provocare senza regalarci certezze e risposte. Nel cast di Little Joe, nel ruolo dell’assistente Chris, anche Ben Whishaw (ll ritorno di Mary Poppins, Fargo la serie), Golden Globe per il ruolo di Norman Scott nella miniserie britannica A very English Scandal.