Fargo: al via la seconda stagione della serie prodotta dai Coen, vecchi e nuovi personaggi manipolati dagli eventi

di Patrizia Simonetti

Appena finita in America

arriva da noi la seconda stagione di Fargo, la pluripremiata serie TV prodotta dai fratelli Joel e Ethan Coen – anche se ospiti alla Festa del Cinema di Roma Joel Coen e signora non ne sembravano poi così convinti – ispirata al loro film omonimo del 1996 e creata da Noah Hawley che ha riassunto il tema di questi nuovi 10 episodi in “corporativizzazione dell’America”. Fargo 2, da stasera, martedì 22 dicembre alle 21.10 in esclusiva su Sky Atlantic, in realtà è però un  prequel della prima ambientata nel 2006 e vista esattamente un anno fa. E che sia definita dark o noir, irriverente o politicamente scorretta, sappiamo bene che Fargo, questa stagione esattamente come l’altra, più che una storia narra di esseri umani manipolati dagli eventi, straordinari certo, incidenti se volete, e quindi degni di essere raccontati, accadimenti forti e surreali che cambierebbero la vita a chiunque tirando fuori il peggio di ognuno e che fanno ridere e sorridere nella loro drammaticità e tragicità proprio come il sangue e la violenza nei film di Tarantino. E pure qua comunque non si scherza.

L’incipit di Fargo 2 è sul set del film in bianco e nero Massacro a Sioux Falls dove fa un freddo cane ma è tutto fermo, anche i finti soldati morti stesi a terra infilzati dalle frecce degli indiani non si devono alzare e rischiano il congelamento tanto che uno chiede una coperta, ma bisogna aspettare perché stanno mettendo le frecce a Ronald Reagan, “un principe, un attore di serie A” lo definisce il tipo che cerca di aiutare il capo indiano in mocassini a non finire ibernato. In TV intanto Carter parla della crisi e tira una brutta aria anche nella famiglia mafiosa dei Gerhardt che al padrino Otto gli viene pure un coccolone e deve lasciare il timone alla moglie Floyd. Come se i guai finanziari non bastassero, ci si mette pure la mafia di Kansas City a voler fare le scarpe alla famiglia che, per non farsi mancare nulla, ha pure un rampollo imbranato, il figlio minore e insoddisfatto Rye che si autodefinisce “una merda d’esattore come se fossi un comune babbeo” e “se avessi delle ambizioni?” lamenta e chiede retorico, pur non avendo i soldi che avrebbe dovuto riscuotere, ma “sei la vignetta sulla carta della gomma da masticare” gli risponde l’altro. Eppure Rye ha un progetto: entrare in affari con un tizio come rappresentante di macchine da scrivere elettriche con testina rotante brevettata, ma bisogna che il giudice, una tipa tutta d’un pezzo, sblocchi il conto bancario del titolare del business, così lui prova a convincerla con le buone ma quella gli racconta di una scommessa su Giobbe tra il diavolo e Dio e poi gli spara in faccia l’insetticida e lui non ci vede più, anche per la rabbia certo, e allora tira fuori la pistola e fa una strage.

Comincia così dunque Fargo 2, ma solo dopo la consueta dicitura che assicura che anche questa è una storia vera e che “su richiesta dei sopravvissuti i nomi sono stati cambiati e nel rispetto dei morti il resto è stato narrato esattamente come avvenuto”, ma sappiamo bene che non è vero. Eccoci quindi in Minnesota, a Luverne per l’esattezza, nel 1979 dove incontriamo l’agente Lou Solverson da giovane appena tornato dal Vietnam, per cui interpretato da Patrick Wilson mentre nella prima stagione gli aveva dato vita Keith Carradine, che poi altri non è se non il padre di Molly (Allison Tolman), la giovane e acuta agente di polizia che abbiamo conosciuto nella prima stagione. Lou si trova a indagare sui Gerhard assieme allo sceriffo Hank Larsson, veterano della seconda guerra mondiale e interpretato da Ted Danson, e pure sui Blomquist, Ed il macellaio e Peggy l’estetista-parrucchiera, tali e quali a Jesse Plemons e Kristen Dunst. Reagan intanto comincia la sua campagna elettorale con la faccia di Bruce Campbell. Floyd Gerhardt è Jean Smart, Rye è Kieran Culkin, fratello minore di Macaulay. Annunciata una terza stagione che sarà ambientata nel 2010 ma che non vedremo prima del 2017.