La vita possibile di Ivano De Matteo, oltre la violenza con Margherita Buy e Valeria Golino

di Patrizia Simonetti

Femminicidio è una parola che abbiamo dovuto inventare, ce n’erano e ce ne sono ancora così tante di donne ammazzate da mariti ed ex, compagni e amanti, uomini che ne pretendono l’amore con la violenza, e che a loro volta le amano, dicono sempre, a forza di botte, pressioni e soprusi, fisici e psicologici, quelli che ti feriscono il corpo e ti straziano l’anima regalandoti spesso un senso di colpa sbagliato quanto inutile. Quelle che non muoiono sopravvivono. Oppure si salvano. E lo fanno solo per coraggio, per dignità e per amore, di se stesse e, quando ci sono, dei loro figli, ma ci riescono solo se qualcuno le aiuta con un sostegno reale, concreto e forte che le altre, quelle che non ce la fanno, raramente trovano. Come Anna che lo lascia quell’uomo feroce che l’aggredisce ancora, dopo denunce e denunce, e quasi la uccide davanti agli occhi del figlio. La goccia, perché c’è sempre una goccia, che fa traboccare e scoppiare il vaso.  Quindi Anna prende con sé Valerio e se ne va a Torino dove l’aspetta Carla, un’amica di vecchia data che fa l’attrice in teatro e che è sola, ma sta bene così.

Lo racconta La vita possibile di Ivano De Matteo (La bella gente, Gli Equilibristi, I nostri ragazzi) che l’ha scritto con Valentina Ferlan, film che ha sfiorato Venezia 73 ma poi non c’è andato, coproduzione italo-francese in 500 sale da oggi, giovedì 22 settembre grazie a Teodora Film, con Margherita Buy, al cinema anche in Questi Giorni di Giuseppe Piccioni, nel ruolo di Anna e Valeria Golino in quello di Carla, il sostegno, quello che dalle istituzioni manca e allora te lo trovi nel privato. E con Andrea Pittorino che è l’adolescente Valerio che perde in un attimo casa, famiglia e amici in una fase davvero delicata e complessa della sua vita: è attraverso i suoi occhi che viviamo la storia, incontro dopo incontro, con la prostituta nel parco (Caterina Shulha) e con un ristoratore francese, Mathieu, che un tempo giocava a pallone (Bruno Todeschini), altri sostegni, altre relazioni, altri punti di forza su cui far leva per reagire. Torna sulla famiglia il regista romano, tema a lui caro come fulcro e fucina di rivelazioni e drammi, tensioni e rivoluzioni, affetti e violenze. Mai come in questo caso. Ma “la vita possibile esiste, la via d’uscita c’è – dice Ivano De Matteo – ribellarsi è non solo necessario, ma anche doveroso”. E si può dunque, con l’amicizia, la speranza, la voglia e la forza di cambiare, quella che solo le donne hanno, quelle che cadono e si rialzano, che si rimboccano le maniche e cacciano la paura, che la vita, per loro che la danno, è sacra. Ecco il trailer de La vita possibile:

 

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