I Predatori: videointerviste a Pietro Castellito e Dario Cassini

di Patrizia Simonetti

Da Venezia 77  – dove ha conquistato il Premio Orizzonti per la miglior sceneggiatura, qui il video del suo originale discorso di ringraziamento – ad Alice nella Città, sezione parallela della Festa del Cinema di Roma, I Predatori, opera prima realizzata e diretta da Pietro Castellitto, arriva finalmente in sala da giovedì 22 ottobre: andatelo a vedere.

I Predatori, scritto dall’attore-regista romano – che presto sarà Totti nella serie TV Sky Speravo de morì prima e Cencio in Freaks Out di Gabriele Mainetti – ben cinque anni fa – momento di pausa della sua carriera attoriale, ha spiegato, e perché “conviveva” da tempo con l’ambiente e gli mancava solo l’idea – è uno spaccato realistico e ben delineato di due parti ben distinte della società che, una volta in collisione, non possono che generare un’esplosione. Da un lato ci sono i Vismara, famiglia proletaria e fascista, proprietari di un’armeria e assidui frequentatori di una specie di poligono di tiro dove il padre fa sparare pure il figlio di 10 anni. Dall’altra i Pavone, nucleo familiare borghese e intellettualoide, lui medico primario, lei regista di culto alle prese con i problemi del suo film di guerra ed esecuzioni. I Pavone hanno un figlio, Federico, ruolo accaparratosi dallo stesso regista, personaggio quasi naif, “il più autobiografico del film” dice Pietro Castellitto, una ragazzo fissato con Nietzche, frustrato, mesto, solo, una mina vagante che gli basterà un torto, come un’esclusione immeritata, per scoppiare. Federico è uno dei due inneschi di tutta la vicenda, l’altro è un personaggio misterioso che si vede all’inizio e alla fine del film, truffatore o principe, e chi lo sa…

Una commedia decisamente nera che a tratti fa pure ridere, e senza alcun senso di colpa anche quando se ne arriva a cogliere la drammaticità, una favola grottesca che ci ricorda le Favolacce dei D’Innocenzo, ma con uno stile tutto suo, fatto encomiabile per un giovane regista al suo esordio dietro alla macchina da presa, ma sicuro e deciso nel dirigere se stesso e un cast a dir poco eccezionale e innovativo che è riuscito a mettere insieme, da Massimo Popolizio e Manuela Mandracchia, Nando Paone e Antonio Gerardi, Vinicio Marchioni, Anita Caprioli, Marzia Ubaldi, Giulia Petrini, Liliana Fiorelli, Claudio Camilli, e poi quelli che non ti aspetti: come Dario Cassini che, dice Castellitto “mostra un carisma drammatico che nessuno gli aveva mai visto”, e che interpreta Bruno, un amico dei Pavone, medico pure lui, un tipo allegro dalla vena malinconica; e Giorgio Montanini, stand up comedian tra i più espliciti e sboccati, più che perfetto nel ruolo di Claudio Vismara, quello che gestisce l’armeria e il futuro, probabilmente da violento, di suo figlio.

E c’è anche Maria Castellitto, sorella di Pietro il regista, che fa sua sorella anche ne I Predatori, un personaggio “ispirato a lei, una ragazza timida, problematica con un’ombra dionisiaca pronta a esplodere perfetto per quella scena”, dice Pietro, e la scena è di quelle meravigliosamente agghiaccianti tipiche delle riunioni di famiglia al ristorante con lei che si alza e intona un rap dissacrante scritto, peraltro, dal regista. E lei è anche quella che compare sulla locandina del film con i medi alzati.

E poi ci sono le cose, quelle che ricorrono, come il ping pong, gli insetti, e una citazione di Mark Tysono che recita “tutti hanno un piano finché non ricevono un pugno in bocca”. E oer chiudere, il nulla osta di papà Sergio “contento del fatto che la sceneggiatura non fosse brutta“… Le videointerviste a Pietro Castellitto e Dario Cassini: