WakeUpCall e il sogno rock diventato realtà: intervista

di Patrizia Simonetti

L’anima e il cuore dei WakeUpCall sono Tommaso e Oliviero Forni, due fratelli nati a soli quattordici mesi l’uno dall’altro che condividono la stessa grande passione cresciuta tra le mura domestiche, ascoltando Beethoven e Wagner grazie ai vinili di musica classica collezionati da papà, e i dischi di Gianna Nannini e De Gregori della mamma. L’istintivo Tommaso e il riflessivo Oliviero sono facce di una stessa medaglia. Tommy lascia il liceo per dedicarsi completamente al sogno di fare musica, Oliviero frequenta il liceo e, da privatista, si diploma in soli tre anni al Conservatorio in chitarra classica, conseguendo anche la Laurea magistrale. Insieme sono i WakeUpCall e di strada ne hanno fatta tanta, nel vero senso della parola, con più di 400 concerti tra Europa, Russia, Asia; collaborazioni internazionali importanti tra le quali quella con il produttore Beau Hill (più di cinquanta milioni di dischi venduti con Alice Cooper e Eric Clapton, tra gli altri). Due dischi all’attivo in inglese, un’opera rock If Beethoven Was a Punk dove la loro musica si fonde con la classica, diventato anche un fumetto e un’opera teatrale. Eclettici e creativi, stanno per regalarci il primo singolo in italiano, dove la loro vena rock rimane intatta e anzi ne esalta i colori: Tu non ascolti mai, in uscita tra una decina di giorni.

Oliviero, sei laureato in chitarra classica, ma è stato il rock a ‘rapirti’. È tutta colpa di Tommaso?

Sicuramente la presenza di Tommaso ha avuto il suo peso, lui è il vero pioniere del Rock. Jon Bon Jovi l’ho scoperto grazie a lui che mi ha trascinato, con entusiasmo, verso un mondo rock che già lo aveva ‘rapito’. Ero un po’ più piccolo e quindi in qualche modo i brani che ci hanno appassionato li sentivo di rimando. Sono stato attratto dalla chitarra quasi per gioco perché ero davvero giovanissimo, ma prepotentemente è diventata il mio mestiere. Un ruolo fondamentale l’ha avuto anche il mio maestro di chitarra, Massimo De Lorenzi, anche lui un po’ rock, un eclettico compositore e musicista che ha accompagnato Tosca all’ultimo Festival di Sanremo. Tommaso mi chiama ‘il maestro’, ma se non ci fosse stato lui, i WakeUpCall non ci sarebbero. Lui il ribelle, l’impulsivo è il vero ‘capitano’ che lavora da sempre, tutto il giorno, per questo nostro sogno diventato realtà. All’inizio non ero d’accordo con la sua scelta, giudicata avventata, di lasciare il liceo alla fine del quarto anno, considerato che Tommy è sempre stato un vero secchione, molto intelligente, e quella sua decisione aveva creato non poche tensioni in famiglia. Lui però ha dimostrato ancora una volta la sua determinazione studiando musica, canto, inglese, gettandosi a capofitto nel suo progetto: resistergli è stato impossibile.

Sappiamo che sei anche maestro di chitarra. Come ti sei organizzato in questo periodo di isolamento?

Insegno chitarra classica ed elettrica in due scuole differenti e seguo diversi privatisti. Mi è sembrato importante cercare di andare avanti, quindi ho adattato la didattica per poter tenere le mie lezioni via skype. Per alcuni di loro, i più piccoli, è un po’ complicato, ma si può fare. Del resto questo momento ci ha costretto tutti a trovare nuove modalità. Anche la musica, suonata dal divano di casa è godibile e apprezzabile. L’isolamento ci ha fatto riscoprire la bellezza e l’intimità della musica suonata, acustica. Sicuramente questa è nuova storia da raccontare, con la precisa responsabilità per ognuno di noi di fare memoria di questo tempo, nella speranza che ci renda migliori.

Come WakeUpCall avete alle spalle una gran bella carriera, collaborazioni internazionali e progetti importanti, uno tra tutti If Beethoven Was A Punk. Il rock vincerà sempre sulla musica classica?

Ho avuto periodi in cui ho fatto musica classica, che ritengo fondamentale anche per fare del rock, anche se devo confessare che non mi ha mai preso davvero. Io sono uno sperimentatore, sono molto aperto. Nella musica classica si studia e si suonano pezzi di altri, essendoci una netta distinzione tra compositori e performer. Quello che amo della musica è la creatività e la possibilità di esprimermi. Non mi piace neanche la chiusura mentale, di chi ritiene che la musica classica sia l’unica e la sola. Io personalmente ascolto di tutto e compongo colonne sonore per cinema e spettacoli teatrali. Quest’anno ho composto le musiche de Il Mago di Oz per il Teatro Carignano di Torino e sto già lavorando a un altro spettacolo di Shakespeare. La musica che mi piace è quella che libera la fantasia e la mia vena creativa, se limita non fa per me.

Qual è il segreto del vostro successo?

Come ho detto, prima di tutto la ‘pazzia’ di Tommy che non ha voluto sentire ragione e, lasciata la scuola a un passo dal diploma, si è buttato a capofitto a studiare per realizzare questa band. Importante è stata la fortuna di condividere la stessa passione, con talenti diversi che si completano e si esaltano a vicenda. I testi per esempio, nascono di solito da Tommaso, poi ci lavoriamo insieme, coniugando i suoi colori più cupi ai miei che lo sono meno. La mia formazione musicale mi rende ovviamente più incline a lavorare sulla musica e a tagliuzzare per adattare le parole alla melodia. Sono un rompiballe e la band mi chiama ironicamente ‘il maestro’ dei WakeUpCall. Tommaso invece è ‘il capitano’ instancabile, il motore di tutto. La formazione è completata da due Musicisti, con la M maiuscola, che al di là delle loro professionalità, hanno saputo aggiungere sfumature essenziali alla band: Antonio Aronne, batterista, è anche un fonico e un arrangiatore incredibile. Francesco Tripaldi non è un bassista ma ‘il’ bassista. Insieme abbiamo trovato nuovi stimoli e una bellissima energia creativa. Un gruppo molto coeso dal punto di vista musicale, che ha trovato nel rapporto umano un valore aggiunto, prezioso e imprescindibile, anche e soprattutto nella musica.

Siete partiti dieci anni fa scrivendo in inglese con l’intento di conquistare il mondo: così è stato con più di 400 date. Tra pochi giorni è in arrivo il primo singolo in italiano intitolato Tu non ascolti mai. Che cosa è cambiato?

All’inizio l’inglese ci è sembrata la lingua ideale per la musica che intendevamo fare. Oggi dopo concerti sold out a Mosca, Shangai, Londra, ci piacerebbe portare la nostra musica anche in Italia. Scrivere in italiano ha rappresentato anche una sfida e una maturazione importante. Quello che ci ha sorpreso di più è stato come, dopo una prima titubanza, sia stato facile, e come il nostro sound non abbia perso per niente il graffio rock. Questo singolo precederà il disco con il quale speriamo davvero di poter sorprendere il nostro pubblico a Milano, Roma, Firenze, Palermo…

A fine intervista abbiamo chiesto ai WakeUpCall di mandarci dei videosaluti e loro sono stati molto felici di farlo (!)…