Videointervista a Richard Gere faccendiere buono ne L’incredibile vita di Norman

di Patrizia Simonetti

Richard Gere si trasforma ancora, stavolta in un traffichino dal cuore d’oro che corre da una parte all’altra di New York seguendo persone al limite dello stalking… Smessi i ricchi panni di Franny, nei quali lo avevamo incontrato a Roma nel 2015, e anche quelli da senzatetto di George nelle cui stracciate vesti lo avevamo rincontrato l’anno scorso, stavolta nella Comunità di Sant’Egidio, dove ha presentato Gli invisibili, e prima di vederlo in quelli del dottor Alan Stone, psichiatra di Three Christs di Jon Avnet presentato in anteprima mondiale la scorsa settimana al Toronto Film Festival, rieccoci faccia a faccia con Richard Gere, 68 anni compiuti il 31 agosto e fascino ancora da vendere, che adesso è Norman Opphennaimer, protagonista de L’incredibile vita di Norman – La moderata ascesa e la tragica caduta di un faccendiere newyorkese, film diretto da Joseph Cedar nelle nostre sale da giovedì 28 settembre con Lucky Red, di cui ci parla lui stesso nella nostra videointervista che trovate a fine articolo, dove troviamo anche Steve Buscemi, Charlotte Gainsbourg, Lior Ashkenazi e Michael Sheen. Il protagonista de L’incredibile vita di Norman è una sorta di faccendiere che vive – chissà dove – e opera nella grande mela, e le frasi che pronuncia di più sono “posso aiutarti?”, “ti serve qualcosa?” e “chiedi e lo farò per te”. Una tendenza all’altruismo sfrenato a tratti fastidiosa che può anche arrivare a comprare un paio di scarpe da quasi 2mila dollari a un sconosciuto, ma che lo resterà ancora per poco, se si tratta del futuro primo ministro israeliano: certo Norman non lo sa con certezza, ma “non si sa mai” è il suo motto che, quando gli va bene, è alla fine seguito da un “lo sapevo, stavolta ho puntato sul cavallo giusto!” Norman dunque – che di cognome fa Opphennaimer e non è una coincidenza visto che Joseph Süss Oppenheimer era il protagonista di Suss l’ebreo, il film più antisemita del mondo diretto da Veit Harl, in qualche modo l’archetipo dell’ebreo cortigiano da usare finché serve da uomini di potere per poi gettarlo via –  nella sua vita fa favori a tutti, un po’ per solitudine, perché altrimenti, ne è certo, nessuno cercherebbe la sua compagnia, un po’ per quel “non si sa mai” di cui sopra, una missione, la sua, che diventa la sua vita: intreccia legami, presenta persone alle persone, quelle che potrebbero essere utili le une alle altre, crea relazioni, e si attende di essere contraccambiato all’occasione, ma mente e si inventa conoscenze importanti che non ha e cita sempre la sua famiglia, ma non sapremo mai se ce l’ha davvero o no. Però è il primo a credere alle sue fantasie. E non è cattivo, non vuole truffare nessuno, è buono e vuole solo essere apprezzato e contare qualcosa per gli altri, diventare un amico, insomma. Lo sarà, ma sarà anche facilmente sacrificato in nome di un valore più grande come la pace in Medioriente. Un po’ goffo e con le orecchie a sventola grazie a una “plastica provvisoria” racconta Richard Gere, Norman somiglia poco all’attore americano sempre meno ufficiale e sempre più gentiluomo, dai modi garbati e una serenità buddista che ci suscita sempre un po’ di invidia. “Io credo che oggi il mondo sia molto basato sulle trattative e sui compromessi e Norman è uno portato continuamente al compromesso, però ha un cuore vero, un cuore sincero – ci dice Richard Gere nella nostra videointervista – lui vorrebbe davvero dare alle persone ciò che promette e renderle felici, così che lui, in un certo senso, può conquistare un posto al loro tavolo. L’amicizia con il futuro ministro nasce davvero e grazie ad una scarpa, ma poi verrà improvvisamente troncata”. Ecco la nostra videointervista a Richard Gere:

Leave a Comment