Paola Turci è tra gli artisti del Concertone del Primo Maggio 2020 che, per ovvie ragioni dettate purtroppo dal Coronavirus, non sarà in piazza, ma in diretta televisiva sì, sempre su Rai 3 dalle 20 alle 24 e contemporaneamente anche su Rai Radio 2 (qua tutto ciò che c’è da sapere). E chi meglio di lei che definisce questo Primo Maggio “straordinario e specialissimo”, può rappresentare quella voglia di andare avanti nonostante tutto, nonostante eventi di cui siamo responsabili ma anche no, come non lo fu di certo il suo incidente del 1993 che le ha sconvolto la vita, ma poi è riuscita a rinascere, a trovare un’intesa con la nuova se stessa, ad amarsi, come raccontò nella sua biografia Mi amerò lo stesso portata poi anche sul palcoscenico. “Credo che questo stop sia stato per tutti quanti un’occasione, se pure forzata, di riflettere su se stessi” ci dice Paola Turci nella nostra videointervista a 360 gradi realizzata via Skype, nel corso della quale ci racconta subito dello shock che l’ha sorpresa quando pochi giorni fa è rientrata dopo qualche mese a Roma, la sua città, proprio per registrare il suo contributo artistico al Concertone del Primo Maggio, trovandola blindata e deserta, ma la musica, poco dopo, l’ha riportata subito esattamente dove voleva stare, convinta, anche lei, che la musica non si può fermare, seppure inafferrabile come l’aria, ma come l’aria necessaria. Paola Turci ci regalerà una performance doppia con Fatti bella per te che portò al Festival di Sanremo nel 2017 (qui il nostro videoincontro con lei in quell’occasione) e Bambini, certo una selezione molto stretta quella che ha dovuto compiere rispetto alla sua lunga carriera, ma la spiegazione che ci ha dato è più che soddisfacente. Poi abbiamo di molto altro: di donne naturalmente, alle quali si rivolge spesso nelle sue canzoni che dedica loro; di Greta Thumberg; di social (e ovviamente le abbiamo chiesto della sua risposta a Feltri); e di progetti. Il suo ultimo album Viva da morire risale a circa un anno fa, ma Paola Turci non ha fretta di uscire con un disco che magari potrebbe riflettere troppo, restandone condizionato e in qualche modo fissandolo, il periodo un po’ triste che stiamo vivendo, eppure pensieri e idee nella sua testa girano e ribollono, per cui aspettiamoci qualcosa di bello, magari in un’altra lingua… Ecco allora la nostra videointervista a Paola Turci:
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