Un giorno all’improvviso, e Anna Foglietta non delude

di Patrizia Simonetti

Anna Foglietta non delude mai. Non lo fa nei ruoli brillanti e neanche in quelli drammatici. E in Un giorno all’improvviso, opera prima dello sceneggiatore campano Ciro D’Emilio in sala da giovedì 29 novembre, regala al pubblico una delle sue più toccanti e autentiche interpretazioni, impeccabile persino nel suo parlare, lei, romana, già bravissima nel siciliano de La mafia uccide solo d’estate, qui napoletana sorprendentemente autentica, pure nei gesti, con un appiglio sulla follia probabilmente trovato nella sua versione teatrale e sofferta di un’Alda Merini chiusa in manicomio ne La pazza della porta accanto. In Un giorno all’improvviso Anna Foglietta è Miriam, di una bellezza ancora viva nonostante la vita abbia fatto in modo di spegnerla: non è pazza Miriam, piuttosto malata di dolore e di malinconia. Abbandonata dal marito che non voleva un figlio, è convinta che in fondo lui possa desiderarla ancora e va spesso sotto la sua finestra mettendo in scena una sceneggiata straziante, tentando persino di riprenderselo mostrandosi bella e nuda come certo lui la ricorda bene.

Il figlio di Miriam si chiama Antonio, ha solo 17 anni ma corre sempre quando deve portarla via da quella finestra, corre anche quando lei va un po’ fuori di testa, quando non prende le medicine, ogni volta che di lui può aver bisogno, le prepara da mangiare se lei dimentica la cena, la coccola e la bacia sul divano come una fidanzata, che poi ci prova ad averla ma il tempo per l’amore lui non ce l’ha. Antonio studia, lavora e gioca a calcio, e se il provino con una squadra grossa andrà bene, se ne andrà via da quella piccola provincia piena di ricordi e se la porterà con sé, e lei starà meglio, glielo dice Antonio all’assistente sociale che deve stare tranquilla, che a Miriam, sua madre, ci pensa lui. Ad interpretare Antonio è Giampiero De Concilio, napoletano diciannovenne bravo quasi come Anna, al suo meritatissimo debutto sul grande schermo dopo qualche serie sul piccolo come Che Dio ci aiuti, e parecchio sano palcoscenico.

Una bella coppia per un bel cinema, un film che tocca il cuore e commuove. “Quando ho deciso di realizzare Un giorno all’improvviso volevo una storia priva di compromessi, radicale, estrema – racconta Ciro D’Emilioraccontare il tema dell’abbandono dell’adolescenza attraverso una storia d’amore tra un figlio e una madre mi ha permesso di rendere tutto più concreto, visibile, tangibile. La scelta ardua è stata quella di abolire ogni possibile punto di vista diverso da quello del protagonista, Antonio. Attraverso la messa in scena e la scelta fotografica ho voluto estremizzare questo concetto lasciando i personaggi sempre in risalto rispetto all’ambiente che li circonda. Antonio e noi di conseguenza, viviamo e crediamo a tutto quello che accade e accettiamo tutto quello che gli (ci) succede, dimenticando quasi ogni volta che da soli è dura farcela senza prendere delle sonore batoste. Perché un giorno, all’improvviso, la vita ti si rovescia contro”.