The Lobster: vietato essere single, trova la tua anima gemella o diventi un animale e vai a vivere nel bosco

di Patrizia Simonetti

Vietato essere single. Vietato non avere un compagno o una compagna di vita e di sesso. Vietato. Nel vero senso della parola. Perché se non hai nessuno con cui dividere la tua esistenza, ti portano, o meglio ti deportano, in un albergo e ti danno un mese e mezzo di tempo per rimediare, per trovare cioè un compagno o una compagna, anche del tuo stesso sesso, in quello almeno c’è libertà assoluta visto che puoi dichiararti tranquillamente etero o omosessuale, ma se non ci riesci ti ammazzano, ti reincarni in un animale, il tuo preferito magari, e te ne vai a vivere nel bosco. Anche solo, tanto a quel punto non frega più niente a nessuno. Altro che agenzia matrimonale, altro che speed dating e dating show, altro che L’isola di Adamo ed Eva… E se poco poco pensi all’autoerotismo, simbolo del “mi basto e mi diverto pure da solo/a”, il prossimo toast del mattino lo fanno con la tua mano e, occhio, perché come al grande Fratello ci sono le telecamere a controllarti anche mentre sei a letto. E poi c’è la caccia: single che devono colpire altri single con proiettili che addormentano e i più bravi si guadagnano un giorno in più in albergo, ovvero altre 24 ore di tempo per trovare l’anima gemella e non finire a grugnire nella foresta.

Un incubo dopo una serata brava? No, The Lobster, diretto dal regista greco Yorgos Lanthimos e da lui scritto per la prima volta in lingua inglese assieme al suo collaboratore di lunga data, il pluripremiato sceneggiatore Efthimis Filippou, premio dalla giuria allo scorso Festival di Cannes, da giovedì 15 ottobre nelle nostre sale, protagonisti un Colin Farrell con gli occhiali tondi, un po’ di pancetta e i modi impacciati nella parte di David che arriva con un cane che “è mio fratello – dice – è stato qui un anno fa e non ce l’ha fatta” e che se neanche lui ce la facesse vorrebbe diventare un’aragosta, the lobster, appunto, e Rachel Weisz. Ironia e sarcasmo all’ultimo stadio per un film che contesta “il concetto di amore legato a quello di solitudine o compagnia” spiega il regista. “L’idea di questo film – dice ancora Yorgos Lanthimos – è nata dalle discussioni su come le persone sentono la necessità di trovarsi costantemente in una relazione amorosa, sul modo in cui alcuni vedono coloro che non hanno una relazione, su come si venga considerati falliti se non si sta con qualcuno, su cosa arrivano a fare certe persone pur di trovarsi un compagno, sulla paura, e su tutto ciò che ci succede quando cerchiamo un partner”.

Siamo in un futuro che non vorremmo mai dove le regole della città sono quelle appena descritte. Perché? Perché vivere soli è pericoloso, questo il dogma che si cerca di inculcare ai single impenitenti, pensino ad esempio quanto una donna che gira senza un uomo possa essere facilmente stuprata o un uomo che mangia senza una donna possa strozzarsi perché non c’è una lei pronta a dargli delle vigorose pacche sulla schiena così da fargli sputare il boccone killer. Ma le regole sono fatte anche per essere trasgredite, così qualcuno da quel l’assurdo hotel riesce ad andarsene e a fuggire nel bosco e forse prima di lui l’ha fatto e probabilmente per entrambi era destino incontrare lì la propria anima gemella.