Il 19 marzo 1994, Don Peppe Diana viene ucciso da due killer di camorra nella sacrestia della chiesa di San Nicola di Bari a Casal di Principe. A ventun’anni dalla scomparsa, Diario Civile, in onda questa sera, mercoledì 18 marzo, alle 21.30 su Rai Storia, propone il documentario Non tacerò, la storia di Don Peppe Diana. Il film ripercorre la storia di Don Peppe Diana, raccontando anche il contesto in cui ha operato, la Casal di Principe dominata dal clan del Casalesi. A ricostruire la vicenda del parroco divenuto simbolo della lotta alla camorra e dell’impegno per la legalità e la giustizia, i familiari e gli amici del sacerdote, i giornalisti Raffaele Sardo e Concita Sannino, i sacerdoti Don Tonino Palmese e Don Carlo Aversana, i magistrati Francesco Curcio, Pm nel processo per l’omicidio di Don Diana, Franco Roberti, Procuratore Nazionale Antimafia, e Raffaele Cantone, ex pm della Direzione Distrettuale Antimafia napoletana e ora Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, e il fondatore di Libera, Don Luigi Ciotti. Testimone d’eccezione è Roberto Saviano, da sempre impegnato nel ricordare la figura, e promuovere il messaggio, dell’amico parroco.
Ad un’attrice è affidata la lettura di Per amore del mio popolo non tacerò, la lettera pubblica che Don Diana scrisse e diffuse con i parroci della sua zona nel Natale del 1991 in tutte le chiese di Casal di Principe e della zona aversana. Un manifesto dell’impegno contro il sistema criminale dei clan della camorra, diventato il suo testamento spirituale, raccolto, dopo il suo omicidio, dal Comitato Don Peppe Diana, dalle scuole di legalità Don Peppe Diana aperte nel territorio, dalle cooperative agricole di Libera, che nelle terre confiscate ai clan nel casertano promuovono i prodotti tipici del luogo nel nome di Don Peppe Diana.
Di seguito alcuni passaggi della lettera pubblica, che non può non impressionare per il coraggio e la lucidità di una denuncia che conserva, intatta, la sua attualità:
….La Camorra oggi è una forma di terrorismo che incute paura, impone le sue leggi e tenta di diventare componente endemica nella società campana. I camorristi impongono con la violenza, armi in pugno, regole inaccettabili: estorsioni che hanno visto le nostre zone diventare sempre più aree sussidiate, assistite senza alcuna autonoma capacità di sviluppo; tangenti al venti per cento e oltre sui lavori edili, che scoraggerebbero l’imprenditore più temerario; traffici illeciti per l’acquisto e lo spaccio delle sostanze stupefacenti il cui uso produce a schiere giovani emarginati, e manovalanza a disposizione delle organizzazioni criminali; scontri tra diverse fazioni che si abbattono come veri flagelli devastatori sulle famiglie delle nostre zone; esempi negativi per tutta la fascia adolescenziale della popolazione, veri e propri laboratori di violenza e del crimine organizzato…..
….È oramai chiaro che il disfacimento delle istituzioni civili ha consentito l’infiltrazione del potere camorristico a tutti i livelli. La Camorra riempie un vuoto di potere dello Stato che nelle amministrazioni periferiche è caratterizzato da corruzione, lungaggini e favoritismi. La Camorra rappresenta uno Stato deviante parallelo rispetto a quello ufficiale, privo però di burocrazia e d’intermediari che sono la piaga dello Stato legale. L’inefficienza delle politiche occupazionali, della sanità, ecc; non possono che creare sfiducia negli abitanti dei nostri paesi; un preoccupato senso di rischio che si va facendo più forte ogni giorno che passa, l’inadeguata tutela dei legittimi interessi e diritti dei liberi cittadini….
Non tacerò, la storia di Don Peppe Diana, Diario Civile, mercoledì 18 marzo, ore 21.30, Rai Storia.