Made in Italy con Stefano Accorsi e Kasia Smutniak, videointervista

di Patrizia Simonetti

“Sono lì da una vita con una specie di preservativo in testa a essiccare carne di porco, e mi dico: io son quello lì?” Inizia così la crisi di Riko in Made in Italy, in sala da oggi, giovedì 25 gennaio, terzo film da rocker di Luciano Ligabue (qui la nostra videointervista a Ligabue) che ha voluto dire la sua un po’ più forte di quanto non la dica nelle sue canzoni, sviluppando dal suo concept album un vero e proprio film dove c’è un po’ di tutto: l’amore frustrato, come spesso ama ribadire, per il suo paese che è questa Italia messa non troppo bene, l’amore, il tradimento, anzi due, il perdono, il rancore, l’amicizia, il sentirsi perduti e poi di nuovo forti per ricominciare. Perché per risalire, come si suol dire, bisogna aver toccato il fondo. Ed è quanto in Made in Italy accade a Riko che vive una vita “preconfezionata”, che si è ritrovata insomma, che non ha contribuito a creare e sviluppare, ed è proprio da qui che esplode la sua crisi profonda e lacerante che lo porterà a tracciare un nuovo percorso tutto suo dove rischia e soprattutto fa. Riko è il personaggio che serviva a Ligabue per raccontarsi, per provare a vedere come firse sarebbe stato se non fosse diventato quel che è. E per interpretare Riko ha voluto di nuovo Stefano Accorsi, già protagonista del suo primo Radiofreccia, mentre per il ruolo di sua moglie Sara, una donna che sbaglia poco ma quando sbaglia lo fa alla grande, ha scelto Kasia Smutniak.

È bellissimo essere l’alter ego di un rocker e di una personalità così – ci rivela Stefano Accorsi nella nostra videointervista che trovate a fine articolo – perché è chiaro che Riko insacca mortadelle ma lo fa con uno spirito rock e avere una colonna sonora che ti racconta dei personaggi, del loro mondo, della loro vita, ti fa essere ancora più specifico”. Da Made in Italy disco Ligabue ha infatti trasportato nel Made in Italy film non solo la storia del concept album, ma proprio le canzoni, da G come Giungla a È venerdì non mi rompete i coglioni, ma anche Non ho che te che seppure non è in Made in Italy è stata l’idea iniziale del film come ha detto lui stesso, a rendere il tutto una sorta di lungo videoclip dove tutto è arricchito e sviluppato, aggiungendo brani strumentali inediti e persone, come Sara: “partire avendo già una colonna sonora non accade mai – ci dice Kasia Smutniak nella nostra videointervista – le parole che ci sono in questo album raccontano la vista di Riko, dei suoi amici, la sua storia e noi dovevamo semplicemente, si fa per dire, dare vita a queste immagini e a queste parole”. Riprendersi in mano la propria vita, questo il concetto base, cambiare o almeno provarci perché, come dice Riko a suo figlio Pietro “farsi andar bene tutto è un attimo”, ma anche come l’amico dice a Riko “cambia te invece di aspettare i cambiamenti…”. Ecco la nostra videointervista a Stefano Accorsi e Kasia Smutniak: