Made in Italy arriva in sala, videointervista a Ligabue

di Patrizia Simonetti

In principio fu il disco, poi arrivò il film. Atteso almeno quanto annunciato, approda in sala giovedì 25 gennaio in circa 400 copie con Medusa Made in Italy, il terzo lungometraggio diretto da Luciano Ligabue, a vent’anni esatti da Radiofreccia e a diciassette da Da uno a dieci. Stavolta però tutto nasce in musica, dalle canzoni e dai solchi del disco omonimo, Made in Italy appunto, uscito il 18 novembre 2016, un concept album a dire il vero, forse un po’ fuori moda per ammissione dello stesso Ligabue, che “con una serie di canzoni ascoltate in un certo ordine si preoccupa di raccontare una storia”. E la storia è quella di Riko, una sorta di alter ego del rocker di Correggio, interpretato da Stefano Accorsi che Ligabue ha rivoluto come in Radiofreccia, mentre a dar vita a sua moglie Sara è Kasia Smutniak e il figlio Pietro è Tobia De Angelis (Tutto può succedere) al suo debutto sul grande schermo. Nel cast di Made in Italy anche Fausto Maria Sciarappa, Walter Leonardi, Filippo Dini, Alessia Giuliani, Gianluca Gobbi. Riko dunque è un uomo immerso in un’Italia che non gli piace mica poi tanto, dove tutto nella sua vita è precario, dal lavoro al matrimonio. Un film ricco di temi e sentimenti, dentro c’è davvero di tutto: l’amore, l’amicizia, il tradimento, il perdono e soprattutto l’onestà. Tutti i personaggi di Made in Italy sono infatti retti e onesti, “brave persone che ce la fanno o cercano di farcela comunque nel nostro paese, che è un paese che non sempre permette alle brave persone di farcela alla leggera” dice il regista. E Riko gli serve a Ligabue perché lui sì che può permettersi di dire molto più di quanto non faccia lui in persona nelle sue canzoni, di lamentarsi insomma, lui sì che “da una posizione molto meno di privilegio rispetto a me – ci dice Ligabue nella nostra videointervista che trovate a fine articolo – può raccontare l’amore che ha verso la famiglia, le sue radici e verso questo paese, nonostante la frustrazione che questo amore produce, mi piaceva che questo racconto venisse fatto da uno che vive una vita normale e che quindi avesse ancora più diritto ad esprimere la propria incazzatura”. Giusto quindi lamentarsi e arrabbiarsi e sentirsi frustrati e persi, soltanto però se poi ci alziamo in piedi e cominciamo a cambiare perché “abbiamo una responsabilità molto forte rispetto a come va la nostra vita anche se non ne abbiamo il controllo totale” ci dice ancora il rocker regista. Ecco la nostra videointervista a Luciano Ligabue: