Allora forse qualche speranza c’è. Se il cinema, quello dei grandi Festival, premia una storia d’amore fantastica, in tutti i sensi, una una ragazza muta e una sorta di mostro anfibio tenuto a catena come il cane più sfortunato di questa terra, forse si può anche immaginare che un giorno tutti capiremo che le diversità non sono pericolose e che, anzi, dalla fusione e collaborazione e intergrazione tra specie e culture diverse può nascere qualcosa di bello, non saremo più razzisti né omofobi e non staremo lì a puntualizzare che un uomo e una donna della stessa razza siano i soli a poter formare un coppia e quindi una famiglia nel senso più vero del termine o che non può esserci amore tra due persone dello stesso sesso perché è contro natura. E l’amicizia e l’altruismo e la speranza faranno ancora parte di questo mondo di umani in via di disumanizzazione. Così Venezia 74 il Leone d’Oro lo consegna a Guillermo Del Toro, primo regista messicano a portarsi a casa tale ambito premio, per il suo The shape of Water, che già il titolo è una contraddizione in termini, La forma dell’acqua, che ha pure co-scritto e co-prodotto, a raccontare, ai tempi della guerra fredda, di Elisa, interpretata da Sally Hawkins, che fa le pulizie in un laboratorio militare segreto americano a Baltimora, che si imbatte in uno straordinario prigioniero, una creatura anfibia interpretata da un irriconoscibile Doug Jones, attore e mimo, che per Guillermo Del Toro si era già trasformato in un fauno. Mezzo uomo e mezzo pesce, tipo sirena, ma maschio e decisamente più brutto, che se ne stava bello bello (si fa per dire) e pacioso a farsi adorare dagli indigeni in Amazzonia e improvvisamente si ritrova in una vasca con tanto di catena al collo perché gli americani hanno deciso di catturarlo, portarselo a casa e studiarlo con la vivisezione. E l’assurdo si compie: entrambi forti di una vita e di un insospettabile mondo interiore ricco e colorato a dispetto delle loro condizioni, si innamorano e tentano la fuga verso la salvezza, quella della vita di lui e dell’amore di entrambi. Qualcuno potrebbe pensare a La bella e la bestia, ma qui lei non è bella come un top model, e Guillermo Del Toro ha scelto Sally Hawkins anche per questo, e lui non è sotto incantesimo perché è stato tanto cattivo. Del resto “credo nella vita, nell’amore e nel cinema” ha detto Guillermo Del Toro ricevendo il premio e dedicandolo a “tutti i filmaker sudamericani che sognano di raccontare attraverso il fantasy”, aggiungendo che “questo premio si chiama Sergio Leone” perché “amo molto il cinema italiano ed è stato molto importante per me”. The shape of water uscirà nelle sale americane l’8 dicembre e in quelle italiane il 15 febbraio, a meno di tre settimane dagli Oscar.
153