C’è un atteggiamento che bisognerebbe adottare quando la vita ti presenta un conto salato, quando magari sul più bello arriva un guaio, un lutto, una malattia: si chiama resilienza e significa “saper resistere però con la luce dentro” ci dice nella nostra videointervista che trovate a fine articolo Greta Scarano, coprotagonista accanto a Valerio Mastandrea (qui la nostra videointervista a Valerio Mastandrea) de La linea verticale, al via stasera, sabato 13 gennaio su Rai 3, una serie TV molto particolare che in 8 episodi di 25 minuti ciascuno coniuga verità e realismo con una visione del mondo soggettiva e in qualche modo paradossalmente privilegiata. La linea verticale racconta infatti la vera storia di Luigi, alter ego dell’autore e regista Mattia Torre che prima di farne una serie televisiva ne ha scritto un libro, colpito improvvisamente da un tumore al rene proprio, come si diceva, sul più bello della sua vita, quindi minacciato dal rischio di morire nello stesso momento in cui la sua vita è piena, appunto, di vita, con sua moglie Elena che ama e che lo ama, una figlia di 7 anni e un’altra in arrivo; e il mondo visto attraverso i suoi occhi, ma senza tralasciare oggettività e realismo, è quello dell’ospedale dove sarà costretto a vivere e sopravvivere per ben 21 giorni. Greta Scarano interpreta dunque Elena, sua moglie, che nella realtà si chiama Francesca e che, moglie di Mattia Torre, aspettava davvero la sua seconda figlia quando il marito fu aggredito dal cancro. E per direla tutta è stata lei a convincerlo ad indagare su quel malore di poca importanza, ad affrontare il male sin dall’inizio e quindi a prenderlo per tempo. E sono bellissime le sue espressioni e le sue parole nel film, soprattutto quando spiega a Luigi che si sente “come uno stato sovrano attaccato da un piccolo stato canaglia” e quindi pronta a combatterlo. “Elena rappresenta la luce, la vitalità, la resilienza – ci racconta Greta Scarano – perché gli sta vicino, tira fuori tutta la sua forza, non cede mai, anche se ogni tanto scivola ma poi si riprende. Lei sente che luigi ha la forza di poter superare la malattia, sa che dentro di lui ce l’ha la possibilità di vivere, e questa possibilità va presa, difesa, coltivata…” Ed è probabilmente grazie a lei che alla fine Luigi può continuare a combattere e forse, chissà, a vincere, può apprezzare di più ciò che ha e può dire cose sorprendenti come “questo tumore ha cambiato tutto e in meglio, ha aperto la testa e il cuore, se voglio stare in piedi, in asse su una linea verticale, lo devo a lui. Questo tumore mi ha salvato la vita, senza questo tumore sarei già morto”. E questo è il miglior modo di applicare la resilienza. La nostra videointervista a Greta Scarano:
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