La forma dell’acqua, una favola d’amore che vorremmo vera

di Patrizia Simonetti

Una favola che sembra vera, così come accade quando si vorrebbe intensamente che lo fosse, una storia d’amore romantica in ogni senso, dove romantico sta per passione, per energia, per sprezzo del pericolo e coraggio a 360 gradi quando sai che sei nel giusto e alla vita dell’altro tieni più che alla tua. La forma dell’acqua (The shape of water) del regista, sceneggiatore, produttore e scrittore messicano Guillermo Del Toro, due Golden Globe al Miglior regista e alla Migliore colonna sonora originale, Leone d’oro a Venezia 74 e presidente di giuria di Venezia 75, è uno dei film più belli e toccanti e con un senso che abbiamo mai visto e che speriamo vedano in molti ora che arriva in sala con 20th Century Fox, proprio oggi, mercoledì 14 febbraio, nel giorno di San Valentino, a celebrare una festa degli innamorati dove solo l’amore conta e nulla di tutto il resto, come la razza, l’estetica, la lingua, perché la bellezza è in tutti noi e se la vediamo negli altri è un gran bel vedere. Ben 13 le nomination per La forma dell’acqua agli Oscar 2018 che saranno consegnati il 4 marzo – Miglior film, Miglior regista, Miglior attrice protagonista a Sally Hawkins, Miglior attrice non protagonista a Octavia Spencer, Miglior attore non protagonista a Richard Jenkins, Miglior sceneggiatura originale, Miglior montaggio, Miglior scenografia, Miglior fotografia, Migliori Costumi, Miglior montaggio sonoro, Miglior sonoro e Miglior colonna originale – “una grande gioia perché è un film così fedele ai miei principi e alle immagini che amo e che mi hanno accompagnato sin dall’infanzia” dice Guillermo Del Toro, “un privilegio raccontare storie del genere e fare film che mostrano come ci sia un’altra vita oltre quella che conosciamo” aggiunge la protagonista Sally Hawkins.

Una di quelle favole dove il mostro – interpretato da Doug Jones, tra gli attori preferiti di Del Toro – è buono; che poi chiamarlo mostro non è che sia proprio esatto visto che nonostante la faccia da pesce è proprio un fico e quando esce dall’acqua con tanto di muscoli e tartaruga (marina?) sugli addominali, non si fatica a comprendere come Elisa perda la testa per lui, o forse è perché ci siamo già dentro fino al collo anche noi. La storia è dunque questa: nell’America nel 1962 in piena guerra fredda, c’è un laboratorio governativo segreto dove Elisa (Sally Hawkins), non proprio bellissima e senza voce per un trauma subito da piccola, lavora di notte facendo le pulizie assieme alla sua collega nera Zelda (Octavia Spencer). Per caso Elisa scopre che i veri cattivi hanno catturato una strana creatura mezza uomo e mezza pesce per farci degli esprimenti crudeli e anche per divertirsi, avendone la possibilità, a farle del male a titolo completamente gratuito. Dapprima è compassione, poi in lei esplode un sentimento che è più grande e dignitoso, più forte e reale, del resto la creatura l’accetta per quello che è, confesserà poi Elisa al suo amico fidato (Richard Jenkins), e allora come non mettere a rischio la propria stessa vita per salvare il suo amore?

Nella storia c’è tutto, tutto ciò di cui soffriamo in questi tempi, la diffidenza e l’odio per la diversità, l’incapacità di comprendere ed empatizzare, il potere che si attribuisce del superpotere, e poi il riscatto, l’amore incondizionato, il superamento dei propri limiti e del pregiudizio, l’empatia, il senso di giustizia e di dignità, umana o marina che sia. Gli eventi che si susseguono, tra scene oniriche, situazioni poetiche e cambiamenti nell’intimo delle persone coinvolte nella straordinaria e toccante vicenda, fanno de La forma dell’acqua un film da guardare non tanto con gli occhi quanto con il cuore, così da alzarci alla fine sperando davvero di incontrare presto un mostro con gli addominali scolpiti che possa capirci meglio di chiunque altro e accettarci e volerci semplicemente per ciò che siamo, e anche di imbatterci prima o poi in qualcuno che, apparentemente più debole e svantaggiato della maggior parte degli altri, trovi in se stesso e nel sentimento più grande che ci sia la forza per combattere e vincere, prendendosi ciò che vuole e di cui ha incondizionato e totale diritto. Scoprendo magari che quel qualcuno siamo anche noi. Potrebbe autare il ricordare e fare nostra la didascalia finale de La forma dell’acqua che recita: “L’acqua prende la forma di tutto ciò che la contiene in quel momento e, anche se l’acqua può essere così delicata, resta anche la forza più potente e malleabile dell’universo. Vale anche per l’amore, non è vero? Non importa verso cosa lo rivolgiamo, l’amore resta se stesso sia verso un uomo, una donna o una creatura”. Non sarebbe bellissimo se ci credessero davvero tutti?