La fabbrica fantasma, mafie e contraffazioni viste da Mimmo Calopresti. La nostra videointervista

di Patrizia Simonetti

Non ci pensiamo mai, ma quando compriamo un abito, un paio di scarpe, una borsa contraffatti “finanziamo la mafia internazionale, favoriamo lo sfruttamento e la schiavitù, aumentiamo l’inquinamento, facciamo danno a tutto il sistema economico e produttivo e spesso anche alla nostra salute. Insomma, facciamo un disastro”. Parola di Mimmo Calopresti che racconta questo e molto altro ne La fabbrica fantasma – verità sulla mia bambola, docufilm nato da un’idea di Paolo Butturini e prodotto da Magda Film, presentato questa mattina all’Auditorium Parco della Musica di Roma nell’ambito di A mano disarmata – forum internazionale dell’informazione contro le mafie, alla presenza del Garante nazionale anticorruzione Raffaele Cantone e del Procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, stasera in anteprima assoluta, sempre all’Auditorium, per il pubblico italiano mentre domani sarà in edicola in DVD con il Corriere della Sera. Oltre a dirigerlo, Mimmo Calopresti lo interpreta assieme alla figlia Clio, di cui è a dir poco orgoglioso come ci fa capire nella nostra videointervista, perché poi lo ha fatto soprattutto per loro, i ragazzi, quelle delle scuole cui lo farà vedere, che è meglio che sappiano e conoscano e possano difendersi da certe cose. Da uno degli infiniti e drammatici sbarchi di migranti raccontati dai TG, uno dove una bimba di tre anni è arrivata con il papà e un orsacchiotto di peluche mentre la mamma l’ha persa in viaggio, cui Mimmo Calopresti assiste dal divano di casa assieme alla piccola Clio, parte egli stesso per un suo viaggio cominciandosi a chiedere chi sono questi bambini che non hanno nulla e che fuggono da mondi in guerra, mentre i nostri figli hanno giocattoli, telefonini e tablet. E poi se saranno davvero i bambini a salvare il mondo, magari quegli stessi che accettano il suo invito a portare tutti i loro giochi al mercatino e mandare il ricavato proprio a quei bambini là. Solo la collezione di Barbie vuole tenere la piccola Clio, ma poi quelle bambole sono false? E allora ecco che il viaggio continua fino al porto di Napoli dove dalla Cina arrivano tir carichi di giochi pericolosi e non certificati, traffico in mano ai clan di Napoli perché anche la camorra, si sa, delocalizza i suoi affari per risparmiare. Ed eccole le donne di Napoli, i panni stessi, i vicoli e le serrande dei negozi con i buchi di proiettile, e l’incontro con i ragazzi di Napoli che invece di giocare “da piccoli pensavamo già ad essere grandi e servivano i soldi” raccontano, e allora compravano banconote false e riprendevano di nascosto i film al cinema per farci le videocassette pirata con lo zio, ed “era un bel business, ma adesso vedi tutto in streaming” dicono. Però di idee ne hanno, come quella di “intrecciare due culture di dolci, quella americana e quella napoletana, tipo il cheesecake con il babà”. Tra loro c’è pure Carmine Monaco, lui fa l’attore, Gomorra lo ha salvato. Poi ancora il traffico di sigarette e il pomodoro San Marzano contraffatto e il pizzettiere che usa il biologico e la ricotta della cooperativa di Don Diana perché costa di più ma la sceglie per la storia, dice, che gli piace pensare sia fatta sulle terre confiscate lla mafia. Da qui a Budapest dove c’è il più grande mercato cinese dell’Europa centrale e tutto è contraffatto, e sotto c’è, ma non si vede, la fabbrica fantasma sotterranea. Infine al confine tra Ungheria e Ucraina attraverso il quale le mafie trafficano di tutto: sigarette, carburante, armi e pure esseri umani. E tutto torna all’inizio. Ne abbiamo parlato con Mimmo Calopresti, ecco la nostra videointervista:

La fabbrica fantasma è promosso e realizzato dall’Associazione A mano disarmata in collaborazione con l’Associazione Stampa Romana, la Federazione Nazionale della Stampa e con il patrocinio dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio e si avvale della media partnership di Sky Italia, de Il Corriere della sera e della collaborazione con la Fondazione Cinema per Roma e con Alice nella città. Patrocinato da Mise, Miur e Guardia di Finanza, il progetto è stato insignito dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con la medaglia quale premio di Rappresentanza per l’alto valore civile dell’iniziativa.