Il sogno di Francesco, stavolta il santo è Elio Germano

di Patrizia Simonetti

“Hanno paura della debolezza, ma con la paura il mondo non avrà mai pace”. Parola di Francesco, tra i santi quello più celebrato da sempre dal cinema, dalla TV e dal teatro. Basta citare la trilogia di Liliana Cavani che per il poverello d’Assisi, con il quale ha debuttato nel mondo della celluloide, ha voluto prima Lou Castel, poi Mickey Rourke e infine Mateusz Kosciukiewicz, e speriamo che basti così; prima ancora ci fu il Giullare di Dio di Rossellini con Nazario Gerardi, e poi il Francesco di Zeffirelli con Graham Faulkner, quello di Soavi con Raoul Bova e di Costa con Ettore Bassi, senza dimenticare Lu Santu jullare da palcoscenico di Dario Fo, e chissà quanti altri che non abbiamo citato. Adesso tocca a Elio Germano indossare il saio e farsi qualche chiacchierata con gli uccellini: è lui che hanno fatto santo i registi francesi Renaud Fely e Arnaud Louvet per Il sogno di Francesco, ennesimo film sul santo che rinuncia ad ogni nobile agio, mette per iscritto, nero su bianco, la sua Regola di povertà e sfida a suo modo la Chiesa. Il film sarà in sala da giovedì 6 ottobre grazie a Parthénos, dopo la prima mondiale di domenica scorsa proprio ad Assisi come pre-apertura del Terni Film Festival, con tanto di consegna dell’Angelo alla carriera al protagonista, e l’anteprima perugina di questa sera. Ad interpretare Chiara è invece, ma purtroppo per poco, Alba Rohrwacher mentre Elia da Cortona è Jérémie Renier e Rufino è Marcello Mazzarella.

Elio Germano si è preparato con diligenza al ruolo del santo che fino ad allora aveva visto piuttosto come un “santino”, dice, persino con un viaggio in India “per capire il misticismo”, poi ne ha studiato dei testi proprio ad Assisi scoprendo che “guardava alla rinuncia non in un’ottica di martirio, ma come ricerca di gioia e serenità e che la sua non era un’opera di rivendicazione sociale perché i poveri per lui non erano da salvare, bensì un modello da imitare”. Da Assisi ovviamente parte il racconto, ma già dal 1209 quando Papa Innocenzo III rifiuta di approvare la Regola di Francesco, così che l’amico Elia che fa da tramite tra confraternita e Papato lo convince ad ammorbidirne, per così dire, i cardini affinché la Chiesa riconosca il loro Ordine, pur mettendo a rischio l’avverarsi del suo sogno e un’amicizia indebolita da rese e compromessi.

 

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