Il mio nome è Vendetta: videointervista a Alessandro Gassmann e Ginevra Francesconi

di Patrizia Simonetti

Santo vive con la moglie e la figlia tra le verdi montagne dell’Alto Adige. È un uomo tranquillo, lavoratore, tenero con le sue due donne, Ingrid e Sofia. Quest’ultima è campionessa di hockey, ma anche e soprattutto un’adolescente che affronta il mondo, a volte con un po’ troppo impeto. Con suo padre ha un rapporto meraviglioso. Finché non scopre che le ha mentito per tutta la vita. E lo fa nel modo più violento e terribile in cui poteva farlo. Alessandro Gassmann e Ginevra Francesconi sono i protagonisti di Il mio nome è vendetta, il revenge movie firmato Cosimo Gomez (Brutti e Cattivi, Io e Spotty) dal 30 novembre su Netflix, dove, nonostante abbia ucciso prima, e cioè durante la sua vita da sicario della ‘ndrangheta, e torni ad uccidere ora, per vendetta e per sopravvivenza, è lui l’eroe, Santo, nessun dubbio o remora morale a riguardo.

A cambiare vita Santo ci ha provato, ma si sa, la criminalità organizzata non perdona, se le hai fatto un torto, se, per esempio, hai ammazzto il figlio di un boss, se lo ricorderà pure per vent’anni, e ti ritroverà per chiudere il conto. Anche Sofia cambia, seppure quello spirito combattivo che la trasforma in una sorta di ninja, anche grazie alla sua preparazione atletica, probabilmente ce l’aveva già dentro. Quando scopre la verità, l’amore per il padre si trasforma in odio e paura, lo ripudia, poi torna però a prenderne le parti, a fidarsi, ad affiancarlo in una lotta impari ma degna di essere combattuta. E forse ci prende anche un po’ gusto. I due, padre e figlia, saranno dunque complici, legati a doppio filo e con un unico obiettivo: vendicarsi e tornare liberi.

Alessandro Gassmann torna ad interpretare un padre con la P maiuscola, come in Io ti cercherò, dove il figlio è morto, ma anche come in Un Professore – di cui aspettiamo a breve la nuova stagione – anche se con un registro meno drammatico. E lo fa bene, come sempre, accompagnando il cambiamento di Santo con una trasformazione persino fisica, a renderne quasi teatrale la metamorfosi. Ginevra Francesconi si cala a sua volta di nuovo nel ruolo di figlia come in Regina, anche qui con un legame fortissimo con il genitore interrotto da un dramma improvviso, e come in Buongiorno mamma – anche qui attendiamo la seconda stagione – in tono molto più leggero. Molto brava pure lei a raccontare i repentini mutamenti di umore dell’adolescenza, qui imbrattata di sangue, rabbia e dolore. Nel cast anche Sinja Dieks che è Ingrid, moglie di Santo e madre di Sofia; Alessio Praticò e un grande Remo Girone nel ruolo chiave del boss dalla memoria che non perdona.

“Il mio nome è Vendetta è una caccia all’uomo, ma anche una lotta disperata di un padre per riconquistare la fiducia della figlia – dice il regista – Quando proposi ad Alessandro Gassmann di dare un volto e un corpo all’eroe che, insieme a Sandrone Dazieri, avevo scritto, lui accettò subito con grande entusiasmo e sin da quel momento ha fatto suo il film, lo ha preparato minuziosamente, sia dal punto di vista attoriale, sia dal punto di vista fisico, allenandosi per mesi, donando a questo eroe, molto prima dell’inizio delle riprese, una potenza e un’anima fortissime e dando vita infine a un personaggio memorabile. Per il ruolo di Sofia, una ragazza normale, una teen-ager come tante, ho invece dovuto fare un minuzioso lavoro di cast fino a quando Ginevra, grazie alla sua fisicità e al suo talento, si è imposta su tutte, iterpretando poi perfettamente il suo personaggio, una ragazza dolce ma anche fredda, coraggiosa e sorprendente, esattamente come me la ero immaginata scrivendo, e dimostrando grande professionalità e un’encomiabile disciplina in tutte quelle scene d’azione che, talvolta, si sono rivelate piuttosto pericolose“.

La nostra videointervista ad Alessandro Gassmann e Ginevra Francesconi: