Gli anni amari, videointervista a Nicola Di Benedetto che è Mario Mieli

di Patrizia Simonetti

La somiglianza fisica c’è, ma l’atteggiamento sfrontato e fragoroso con il quale Mario Mieli si rapportava con il mondo non gli appartiene. Eppure Nicola Di Benedetto, romano, classe 1992, attore già con una certa esperienza teatrale, e pure disegnatore, lo interpreta benissimo nel film che segna il suo impegnativo debutto cinematografico: Gli anni amari diretto da Andrea Adriatico, che annovera nel cast Sandra Ceccarelli nel ruolo di sua madre Liderica, Antonio Catania in quello di suo padre Walter, e anche Lorenzo Balducci che fa suo fratello Giulio, Tobia De Angelis (Tutto può succedre, Made in Italy) che è il suo ultimo amore Umberto Pasti e Davide Merlini che si cala nei panni di Ivan Cattaneo. Gli anni amari, titolo rubato al testo di una delle più belle canzoni di Pino Daniele intitolata Voglio di più, è una sfida in tutto e per tutto, anche nella presentazione tenutasi questa mattina a Roma in tempo di Coronavirus mentre tante altre vengono annullate, e ancor di più nell’uscita in sala mantenuta al 12 marzo perché in quel giorno di 37 anni fa Mario Mieli, a poco più di trent’anni, decise di aprire il gas e di addormentarsi per sempre.

Un film per tutti, come tiene a precisare il regista, a raccontare la vita impetuosa dell’intellettuale e attivista omosessuale degli anni Settanta che, non senza difficoltà e ripensamenti, si lanciò a capofitto e con ogni mezzo – manifestazioni, interviste, libri, recital di poesie – in una missione che aveva ben chiara: far capire al mondo che essere gay non vuol dire essere malato, che l’unico problema degli omosessuali come lui era la ghettizzazione, il rifiuto e l’emarginazione, non certo l’orientamento sessuale, e che il sesso non è mai sbagliato, basta viverlo con gioia, come la vita. Gli anni amari (qui il sito ufficiale del film) è dunque un film per tutti perché la lotta di Mario Mieli non era solo per i gay, ma per le donne, e anche per gli uomini, per tutte le persone cui il diritto alla libertà e alla felicità non deve essere negato.

Avvantaggiato indubbiamente dalla buona posizione sociale ed economica della sua famiglia condivisa con altri 6 fratelli, non ebbe tuttavia rapporti semplici con i suoi genitori: tollerato – e di certo amato – dal padre cui comunque provocava non poco imbarazzo, incompreso nonostante tutto l’impegno dalla madre, ebbe tuttavia quella fortuna che se ce l’hai nella vita, sei già a buon punto: gli incontri. Gli anni amari è un susseguirsi di incontri tra il protagonista e personaggi segnanti, artisti, per lo più, e intellettuali che con lui condividevano valori e pensieri, solo che lui aveva la sfrontatezza e la spudoratezza di manifestarli a 360 gradi e facendo tanto, tanto rumore: dall’architetto Corrado Levi al pittore Piero Fassoni, dal cantautore Ivan Cattaneo alla scrittrice Fernanda Pivano, sol per citarne alcuni, fino al giovanissimo Umberto Pasti, studente e futuro scrittore e botanico, l’ultimo suo grande amore, l’ultima sua grande passione che gli restò accanto finché poté, superando anche le sue crisi psichiche, ma poi si arrese.

Nicola Di Benedetto supera alla grande la sua prima prova cinematografica non certo semplice e rischiosamente caratterizzante per il suo futuro d’attore, ma non ne teme gli effetti anzi, la chiama “punto di forza che voglio darmi” e questo la dice lunga sulla chiarezza della visione del suo futuro aperto ad ogni possibilità, come ci ha raccontato nel nostro incontro, ecco la nostra videointervista a Nicola di Benedetto e il video della conferenza stampa: