Enrico Lo Verso, mafioso vegetariano in Quel bravo ragazzo. Videointervista

di Patrizia Simonetti

Un tirapiedi nonché killer della mafia vegetariano per motivi etici non s’era mai visto, uno che ammazza come niente ma non mangia carne ma solo bacche di goji tibetane e che in difesa dei vitellini cita persino il monologo di Shylock dal Mercante di Venezia di William Shakespeare trasformandolo in un’ode alla zucchina. Del resto “ognuno ha i suoi scheletri nell’armadio o nel portabagagli” ci dice Enrico Lo Verso nella nostra videointervista a fine articolo, che lo interpreta in un’insolita quanto esilarante veste comica in Quel bravo ragazzo, film molto divertente diretto da Enrico Lando da oggi in sala distribuito da Medusa dove la mafia viene derisa e presa allegramente per i fondelli con tutti i suoi riti e stereotipi, protagonista Herbert Ballerina (qui la nostra videointervista a Herbert Ballerina) nei panni di un goffo e ingenuo ragazzotto di nome Leone che si scopre improvvisamente figlio di un potente boss che sul letto di morte decide, dopo ben 35 anni, di riconoscerlo e di destinarlo all’altisonante ruolo di capo dei capi, con tutte le esilaranti conseguenze che si possono immaginare, e anche di più. A tentare in tutti i modi, ma inutilmente, di trasformare Leone in un capomafia ci provano i due tirapiedi di Don Ferdinando buonanima (Luigi Maria Burruano) che sono Vito Mancuso interpretato da Tony Sperandeo e, appunto, Salvo La Mantia, ovvero Enrico Lo Verso che nel frattempo è anche in tournée teatrale con Uno Nessuno Centomila di Luigi Pirandello nel ruolo del protagonista Vitangelo Moscarda, ma in una versione moderna e attualizzata, secondo il riadattamento del testo originale di Alessandra Pizzi, e che presto rivedremo ancora sul grande schermo in Gramigna di Sebastiano Rizzo, stavolta alle prese con la camorra. Questo e altro nella nostra videointervista a Enrico Lo Verso: