Al di là del Gladiatore – siamo almeno duecento anni prima nella storia di Roma – e al di là di Cleopatra che, pur appartenendo a un’epoca anteriore di una manciata d’anni, è stata omaggiata e rappresentata molte volte al cinema e di certo questo aiuta ad acquisire notorietà. E a dire il vero la Regina d’Egitto viene citata anche in Domina, la nuova serie TV di Sky disponibile dal 14 maggio con tutti gli otto episodi anche su Now, che abbiamo seguito sin dai primi ciak, e che invece punta a rendere nota e fieramente popolare un’altra grande donna dei tempi capitolini che furono: Livia Drusilla. Ad interpretarla nei primi due episodi è Nadia Parkes, poi arriva Kasia Smutniak, affascinata da “un progetto che ruota sulla figura storica di una donna che è stata fondamentale per la sua epoca, eppure così poco raccontata al cinema e quindi così poco conosciuta oggi – dice durante l’incontro stampa di oggi – è stata la prima femminista della storia, ha creato leggi per le donne per permettere che ereditassero le proprietà di famiglia e non perdessero i figli dopo il divorzio“.
Ideata e scritta da Simon Burke (Fortitude, Strike Back) che la definisce “la prima donna romana ad esercitare il potere attraverso gli uomini” e diretta da Claire McCarthy, David Evans e Debs Paterson, Domina ci riporta ai tempi del regno di Gaio Ottavio Turino, conosciuto come Ottaviano e ancor più come Augusto (Matthew McNulty), pronipote di Giulio Cesare e primo imperatore di Roma, raccontandoci di come arriva a quella carica massima anche grazie all’aiuto di sua moglie Livia. Ma lo fa partendo proprio da lei, quando ancora adolescente si ritrova orfana del padre Livio (Liam Cunningham), repubblicano e perdente nella lotta per il potere su Roma, che l’ha tirata su come un maschio – e per fortuna – e che lei non lascerà mai andare, ritrovandolo sempre e per sempre ora a chiedergli consiglio, ora perdono. Sposata a un uomo vile e opportunista, e con un figlio appena nato da proteggere, la vediamo sopravvivere alla fuga estenuante e faticosa tra i boschi, all’esilio dalla sua città, tenere testa al marito e agli altri uomini che incontra sulla sua strada, per tornare ad essere ciò che era, una signora romana rispettata e fiera, riconquistando tutto ciò che gli avevano tolto, seppur sposando l’uomo che le aveva provocato tutto quel dolore.
Abile politica, con la sua straordinaria capacità di cambiare le cose e le opinioni delle persone, con quel suo carattere forte che ancora ragazzina le ha fatto sfidare gli dei, consiglia uomini di potere e lavora di fino per rendere suo marito ciò che lui vuole, e cioè “non un dittatore ma un Dio”, rispondendogli semplicemente “ok, è quello che faremo”, e riuscendo, di riflesso, ad avere ciò che vuole. Il prezzo da pagare è alto ma “se vuoi vedere le corse devi pagare il biglietto” il suo mantra, così Livia rinuncia anche ai figli pur di riavere la sua vita, ma poi gira e raggira ancora tutto a suo favore. “Tua moglie è l’uomo più intelligente di Roma, e il più bello” dice scherzando Mecenate a Gaio parlando di Livia, che è un po’ come definire oggi “con le palle” una donna intraprendente. E non è bello. Non è cambiato niente dunque? Resta sempre l’uomo l’esempio da ammirare, seguire e imitare per essere considerate forti, intraprendenti e capaci?
“Domina non è solo la storia di Livia, ma quella delle donne dell’epoca – risponde Kasia Smutniak – ed oggi è importante raccontare le loro storie perché quando parliamo di diritti dobbiamo ricordarci che in molte parti del mondo le donne ancora non ne hanno, vengono date in sposa, siamo indietro anni luce… sapere che duemila anni fa certi passaggi sono stati fatti e poi sono stati cancellati, fa riflettere. Penso che le donne che guarderanno questa serie troveranno molte cose in cui riconoscersi. Sapere che i passi avanti fatti duemila anni fa sono stati cancellati dalla storia deve essere un campanello d’allarme, ci fa capire che anche le conquiste di oggi, se non coltivate e protette, possono essere cancellate“. Domina ci riporta dunque al passato e noi riflettiamo sul presente. Certo, allora le donne non erano che oggetti sforna figli, e se e quando non potevi farlo, il divorzio era immediato. E se sfornavi una femmina, la portavano dal padre ed era lui a decidere per lei tra la vita o la morte. E allora era meglio seguire il monito che Scribonia (Christine Bottomley), prima moglie di Gaio, regala a sua figlia Giulia, viva soltanto per decisione del padre: “tu puoi avere tutto tranne la libertà, ma finché farai il tuo gioco e dai dei figli a tuo marito, puoi fare ciò che vuoi, con discrezione”.
Domina è una serie dura, cruenta, e se siete particolarmente sensibili, come chi scrive, alle violenze sugli animali, preparatevi a chiudere gli occhi almeno due o tre volte. In generale, almeno nelle intenzioni degli autori, è molto fedele alla realtà. A parte Antigone, interpretata da Colette Dalal Tchantcho (The Witcher), personaggio completamente inventato, prima ancella poi amica di Livia per tutta la vita. Ma non mancano sprazzi di contemporaneità e ironia come in certe frasi, quella ad esempio che Livia, arrivando tardi e inaspettata a un banchetto, rifila alle sue nemiche: “il traffico era un incubo sull’Appia…” “come tutte le sere” aggiunge Mecenate. Nel cast anche Claire Forlani (Vi presento Joe Black) nel ruolo di Ottavia, sorella di Gaio; Ben Batt (Captain America: Il primo vendicatore) che interpreta Agrippa, amico d’infanzia di Gaio Ottaviano, suo generale e poi console; Isabella Rossellini che nella serie interpreterà, non per molto in realtà, la matrona Balbina. Del Premio Oscar® Gabriella Pescucci i costumi, di Luca Tranchino la scenografia. Ed ecco una videosintesi del nostro videoincontro con Kasia Smutniak: