Conversazioni con altre donne, l’amore e il tempo che ci cambia

di Patrizia Simonetti

Il tempo non torna indietro. Quello che abbiamo fatto, deciso, scelto in un momento lontano della nostra vita, non può essere modificato. Eppure, come cantava Venditti “certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano…” sì, ma nel frattempo, quanto siamo cambiati noi? Come ci ritrovano quegli amori mai sopiti, mai morti, ma negati o sacrificati alla tranquillità o alla logica dell’esistenza? Pensieri malinconici che sanno di rimpianto quelli che porta a galla Conversazioni con altre donne, adattamento italiano del film omonimo del 2005 di Hans Canosa con Helena Bonham Carter e Aaron Eckhart tratto dal libro della scrittrice e sceneggiatrice newyorkese Gabrielle Zevin, firmato e diretto da Filippo Conz alla sua opera prima. Qui protagonisti sono interpretati da Valentina Lodovini e Filippo Scianna, a loro agio in una performance molto teatrale dai dialoghi complessi, solo apparentemente leggeri, che via via si ingrossano come affluenti di un fiume nel quale si riversano contemporaneamente, procandone l’esondazione.

I due si ritrovano dopo 9 anni dalla rottura del loro rapporto. In tutto questo tempo, nessuno ha saputo nulla dell’altro, non si sono cercati. E non c’è nulla di peggio che rivedersi a un matrimonio dopo aver lasciato naufragare il proprio, e in un posto da sogno come Villa Paola a Tropea che forse ci mette del suo a illuderli di poterlo rivivere quel sogno. Ma in questo caso, l’incontro non è un caso. Lei vive a New York e si è risposata con un cardiologo cui nasconde di fumare, è una delle damigelle della sposa, ma è solo una riserva, la settima, invitata appena una settimana prima delle nozze. Lui ha una ragazza fiissa, una ballerina professionista ma non è una cosa seria, per niente. A sentire la donna, la loro è stata “una storia noiosissima, errori ripetuti all’infinito, lezioni di vita mai imparate”. Per lui invece gli utimi sono stati “nove anni di donne alte come te, con quell’aria come te, con i tuoi gesti…” Zoticona e Principino, così si chiamano a vicenda e mai sapremo i loro nomi, finiranno a letto a riscoprire la loro passione sopita, e se dapprima la cosa sa di scappatella, di gioco di seduzione, di innocente evasione, si trasformerà poi in un sipario che si apre inesorabilmente e violentemente sul dolore della consapevolezza.

Conversazioni con altre donne, al cinema da giovedì 31 agosto con le musiche originali di Paolo Fresu, è un film un po’ crudele: gioca con i sentimenti, con la memoria, con l’inevitabile scorrere del tempo che ci cambia pur restando in fondo le stesse persone. Ed è quella a fregarci, la memoria. Ci ricordiamo tutto, come eravamo, cosa sentivamo, il nostro modo di essere felici e le persone che così ci rendevano, e quell’amore a cui avevamo dato tutto. Ma non possiamo più essere quelli che eravamo, ed è inutile e doloroso provare a farlo, come tentare di infilarci in un vecchio abito troppo stretto per il nostro corpo appesantito dalla vita, perché quella vita non ci sta più e la cosa ci fa male.

I temi affrontati in questa storia mi sono sempre stati particolarmente affini – spiega il regista – l’evoluzione delle relazioni personali nel tempo, il nostro rapporto con la memoria e l’immaginazione, l’articolazione dell’identità personale in molteplici sfaccettature, le costrizioni delle maschere sociali e la diffusa difficoltà nel trovare momenti di vera ed autentica comunicazione interpersonale. Immergendomi nel mondo della storia, è diventata sempre più chiara la qualità e la portata della relazione tra i due protagonisti: sembrava che il loro amore fosse persistente nel tempo e indomabile nell’attimo, quasi una forza esterna alle loro coscienze, un turbine che li aveva uniti improvvisamente anni prima e poco tempo dopo li aveva mandati a schiantarsi sugli scogli. Una forza ancora presente e impossibile da contenere o addomesticare, nonostante gli anni passati. L’amore aveva influenzato le loro vite tanto quanto la forza gravitazionale organizza i movimenti dei pianeti. Come la gravità tiene i pianeti in movimento costante, così l’amore li teneva uniti attraverso la vita. Li aveva messi di fronte alle loro aspirazioni e ai loro limiti. Gli aveva dapprima dato le ali, poi li aveva imprigionati. Li aveva ispirati a guardare al futuro con slancio, una volta, ed ora li costringeva a fissare il passato, rimpiangendolo”. Nel cast Chiara Baschetti, Carlo Ferreri, Sebastiano Cavasso, Giuseppe Citrullà, Paola Sambo, Medros Duné, Francesco Galelli, Massimo Sconci, Francesco Zappalà.