Claudio Baglioni presenta ‘In questa storia che è la mia’ (Video)

di Patrizia Simonetti

In Altrove e qui ritroviamo le sonorità epiche di C’era un cavaliere in bianco e nero del 1998, in Mal d’Amore ho risentito Via dell’81, e nella definizione di album-narrazione o concept album si affaccia alla memoria quel Gira che ti rigira amore bello… corsi e ricorsi storici nel nuovo disco di Claudio Baglioni intitolato In questa storia che è la mia, fuori il 4 dicembre in cinque versioni in occasione dei cinquant’anni di carriera, con il singolo Io non sono lì già in radio e il video diretto da Duccio Forzano. Il disco è stato presentato oggi con una conferenza stampa preceduta dall’ascolto dell’album, un incontro rilassato e piacevolmente lungo con Claudio Baglioni che inizia con un suo ricordo del 1958 (o 1959) quando nel suo quartiere di Roma, Centocelle, arrivava il venditore ambulante di tessuti e tutti si avvicinavano a lui come in uno spettacolo o a una  conferenza stampa, e c’era un tipo pronto per uno show che gridava: “bambini, donne e mariti, siamo venuti in questa pubblica piazza… perché l’altra era occupata!” e tutti ridevano, ricorda Baglioni anche se la battuta quel tipo la ripeteva ogni volta…. Ed è un po’ così che si sente in questa sua prima conferenza stampa a distanza, ci rivela.

Corsi e ricorsi, dicevo, ovvero rimandi ad altri suoi precedenti lavori che neanche lo stesso Baglioni nasconde, rivendicandoli piuttosto con orgoglio: “In questa storia che è la mia – racconta – ci sono gli interludi ispirati a Strada Facendo, in quel caso fatti con la chitarra, ora con il pianoforte, ma non solo; ci sono tanti altri rimandi ad altri miei dischi, e chi sarà affascinato dal mio disco li sentirà a volte molto chiari, altre volte sottintesi, ed è come se avesse due genitori, il padre è Oltre e la mamma Strada facendo, un album questo che li sente questi miei cinquantadue anni di musica”.

In questa storia che è la mia è un album ideato e composto come una volta, scrive Claudio Baglioni nelle note, vero, sincero, fatto a mano e interamente suonato, con linee melodiche e processi armonici che la musica popolare sembra offrire molto meno, e in conferenza stampa ribadisce: ”il proposito era quello di ritrovare un’energia e una vitalità nella timbrica che fosse riconoscibile e che riportasse agli anni sessanta e settanta. Il mio è un disco in costume, le sonorità acustiche ed elettriche sono tutte prodotte da strumenti e da polpastrelli di uomini e donne, abbiamo fatto un disco come si faceva in quegli anni lì, un disco curioso, un’autobiografia cui mancano date, nomi e fatti, perché nei decenni ho perso il ricordo nitido di ciò che è successo”. Il tempo che passa e non perdona, proprio come ne Gli anni più belli, colonna sonora del film omonimo di Gabriele Muccino che non poteva mancare in questo disco.

Il tempo è l’avversario micidiale di ognuno di noi – dice Baglioni – per quanto sia la capacità di affrontarlo, vincerà sempre lui. A volte possiamo pareggiare, affiancarlo, stargli dietro, finché  non ci sarà più. Il vantaggio di fare questo mestiere è di pensare che ci sarà qualcosa, un ricordo, una canzone, un album, scene da concerto, che resteranno anche dopo come tracce”. “Ho vissuto per lasciare un segnorecita in Altrove e qui proprio perché “lasciare un segno è stato anche il motivo conduttore di questo lavoro,ossessionato quasi dal verbo incidere, che una volta si riferiva al solco del disco… incidere nella sfera emotiva e mentale di chi ha la voglia di ascoltare”.

Le parole in questo album tornano importanti, a creare immagini dirompenti e suggestive – “ho sentito i brividi del mare” e ancora “sei la ragione che mi porta alla follia, una canzone che nessuno sa, il bacio di chi è stato un secolo a digiuno…”. L’amore il filo rosso di In questa storia che è la mia, perché “le canzoni sono spesso serenate anche quando non parlano espressamente d’amore – spiega l’autore – e così è per questo album, tranne la prima e l’ultima canzone che sono come fotografate con il grandangolo dando quindi una visione allargata della scena, una temporale e una di uno spazio più intimo; con un teleobiettivo ho invece cercato di andare a pescare tanti momenti di una vicenda amorosa con la sua parabola, la discesa e forse la ripresa di questa ruota gigantesca che è sempre stato l’argomento che mi ha interessato di più nella vita, anche se magari è quello forse che o capito di meno, l’amore…” Perché “l’amore è come il primo piatto quando ci si siede a tavola e forse anche il secondo  e il contorno – aggiunge  – la percezione dell’amore erotico che torna a questa mia età quasi come un apprezzamento estetico; come racconto in  Quello che sarà di noi c’è l’amore può essere sorprendente sempre, e c’è anche la paura di amare, quando descrivo due che non vogliono promettersi troppo; e in Pioggia blu, unico pezzo che può descrivere la situazione che stiamo vivendo, là fuori c’è una sorta di minaccia sconosciuta alla quale è difficile dare una connotazione, è tutto ciò che è nemico e rafforza l’unione dei due che non sono più io e io, ma diventano un noi”.

E se davvero sarà così, quando la pioggia blu smetterà di cadere, Claudio Baglioni tornerà live: il primo appuntamento è per il 4 giugno prossimo dalle Terme di Caracalla di Roma con lo spettacolo Dodici note, dodici serate con l’orchestra sinfonica, il coro lirico, il suo gruppo di solisti e coristi. Intanto ecco Claudio Baglioni che presenta l’album e a seguire la tracklist:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ecco la tracklist di In questa storia che è la mia:

capostoria

altrove e qui   

  1. non so com’è cominciata

gli anni più belli   

quello che sarà di noi   

in un mondo nuovo

  1. al pianoforte ogni giorno

come ti dirò   

uno e due   

mentre il fiume va

  1. e firmo in fede un contratto

pioggia blu   

mal d’amore   

reo confesso  

  1. adesso è strano pensare

io non sono lì   

lei lei lei lei   

dodici note   

uomo di varie età   

finestoria

Ph Alessandro Dobici