Negli anni Cinquanta c’è un’Italia che avanza, e che al tempo stesso taglia fuori tutte quelle persone che non vengono più ritenute produttive ma, soprattutto, non più recuperabili. Ragazzi, ragazze, donne e uomini che per qualche motivo sono stati colpiti da una lesione al midollo, vengono abbandonati nei cosiddetti cronicari, ingessati spesso dalla testa al bacino, in attesa della morte. Un peso e spesso una vergogna anche per le loro famiglie. Poi arriva il dottor Antonio Maglio, medico e dirigente dell’Inail, pioniere della riabilitazione, che aveva capito una cosa importantissima, e cioè che con il corpo va curato anche lo spirito e che vivere con un deficit motorio si può, basta avere le giuste motivazioni. Così il dottor Antonio Maglio crea una struttura all’avanguardia per il loro recupero fisico e spirituale, si serve dello sport in primis, ma anche dell’arte e della musica, per ridare ai suoi ragazzi la voglia di vivere e di andare anche oltre. Quei ragazzi e quelle ragazze destinate all’oblio, diventeranno i primi atleti delle prime Paralimpiadi: la prima edizione al mondo si tenne a Roma nel 1960 proprio grazie a lui e vi parteciparono 400 atleti con disabilità provenienti da 23 nazioni, seguiti e applauditi da 5000 persone.
Tutto ciò lo racconta A Muso Duro, il film TV diretto da Marco Pontecorvo in onda lunedì 16 maggio su Rai 1, protagonista Flavio Insinna che di tanto in tanto, tra una conduzione televisiva e l’altra, ci regala delle gran belle interpretazioni attoriali come questa, affiancato da Claudia Vismara – al cinema in Tapirulàn, appena vista nella terza stagione di Nero a Metà e che presto ritroveremo nella quinta stagione di Rocco Schiavone – che qui interpreta la sua futura moglie Stella, personaggio chiave della storia che con il suo senso pratico e il suo entusiasmo offre la leva definitiva che trasforma il sogno di Antonio in realtà. E non solo. In qualche modo Stella restituisce ad Antonio quella voglia di tornare a vivere come uomo, alla quale aveva in parte rinunciato dopo la morte del figlio. Un po’ come lui stesso fa con i suoi ragazzi.
Non sarà certo tutto facile. Chi rema contro le grandi cose c’è sempre, in alcuni casi per puro interesse, in altri semplicemente per ignoranza e superbia: come il padre di uno dei giovani pazienti del dottor Maglio che lo accusa di voler mostrare al mondo i suoi fenomeni da baraccone, non riuscendo a vedere in altro modo quei giovani che giocano a pallacanestro, tirano con l’arco, lanciano il giavellotto, e fanno scherma su una sedia a rotelle, strumento che non avevano mai visto prima.
Ed è proprio questo il punto: con la sua opera quel medico disilluso e forse un po’ tradito dalla vita che è riuscito a darle un nuovo e nobilissimo scopo, ha contribuito a cambiare la percezione della disabilità e ad abbatterne i pregiudizi. “I normali siamo noi – dice il dottor Maglio – ma questi ragazzi sono straordinari”. C’è ancora tanto lavoro da fare ancora oggi, ma per fortuna c’è stato qualcuno che ha cominciato. Nel cast anche Paola Minaccioni nel bel ruolo della caposala Tiziana, Luca Angeletti in quello dell’ex allenatore di Michele, uno dei ragazzi, Massimo Wertmuller in quello del mentore di Antonio; e tra i ragazzi Francesco Gheghi, Matteo Bianchi, Livia Antonelli, Maria Cristina Del Ninno. Le nostre videointerviste a Flavio Insinna e a Claudia Vismara: