Zamora, deliziosa opera prima di Neri Marcorè con Alberto Paradossi. Videointervista

di Patrizia Simonetti

Zamora, o meglio Ricardo Zamora Martínez, fu un grande portiere spagnolo: lo chiamavano anche El Divino per i suoi riflessi sempre pronti e la sicurezza nel gioco. Esattamente il contrario di Walter Vismara, giovane contabile di Vigevano, metodico, persino un po’ noioso. Poi la sorte lo catapulta a Milano, la grande città, dove impatta con un altro mondo: non si vive solo per lavorare, tutto è più accelerato e le donne sanno quello che vogliono. Walter si sente un po’ emarginato, ed ecco che la situazione non propriamente da comfort zone fa venire allo scoperto quella parte di lui fatta di una certa superbia, un certo senso di superiorità, insomma, diciamo che sotto sotto un’apparenza mite e timorosa, se la tira un bel po’ e cerca vendetta.

Eppure, per tutti i suoi nuovi colleghi resta uno sfigato. Inoltre il capo li costringe tutti a giocare a folber, così come Giani Brera chiamava il football, e lui a calcio è davvero un disatro. Così, pensando di passare più inosservato, o che il ruolo in campo fosse più semplice, si dichiara portiere. Ecco perché il suo primo antagonista, in gioco e in amore, lo ha ironicamente soprannominato Zamora…

Zamora è il bellissimo esordio alla regia di Neri Marcorè che ha voluto cominciare portando sul grande schermo il romanzo omonimo di Roberto Perrone cui il film è dedicato, ritagliandosi anche un ruolo per se stesso, quello di Giorgio Cavazzoni, un vero portiere di calcio sulla via del tramonto cui Walter chiederà aiuto. I due finiranno presto a sostenersi a vicenda e tra loro nascerà un’amicizia importante che aiuterà Giorgio a riprendersi la sua dignità e Walter a rimettersi a passo con i tempi, imparando a buttarsi e a vivere senza calcoli e rimpianti.

Per il ruolo del protagonista Neri Mercorè ha scelto Albetto Paradossi che se la cava alla grande. Al suo fianco Marta Gastini, Anna Ferraioli Ravel, Giovanni Storti e Giacomo Poretti (manca solo Aldo), Pia Engleberth, Giovanni Esposito, Walter Leonardi, Davide Ferrario e Antonio Catania, e un cameo di Ale e Franz, ma separati. Zamora, presentato in anteprima e in concirso al BiFest 2024 e al cinema da giovedì 4 aprile, è una piccola storia in una storia più grande che è quella dell’Italia degli anni Sessanta: accuratissime le ricostruzioni visive, dalle TV alle carte da parati, dagli abiti alle sale da ballo, per uno spaccato visivo di un’Italia che andava avanti veloce ma senza staccarsi poi troppo dal presente, e che è bello rivedere con un pizzico di sana nostalgia.

Contribuisce la colonna sonora originale (Edizioni Curci) firmata da Pacifico: sue le canzoni El Matt, cantata assieme a Neri Marcorè, e Mamma non sai cantata da Marcorè: “Zamora è ambientato a Milano negli anni ’60 e la colonna sonora inevitabilmente si è riempita di energia, di innocenza e di humour, come era la musica di quel periodo – rivela Pacifico quindi chitarre col tremolo, sassofoni dispettosi, rock’n roll, twist, danze a piedi scalzi, spaccate, smorfie, Watussi e Molleggiati. In più, con Neri volevamo omaggiare gli artisti insuperabili di quel periodo, Jannacci, Gaber, Cochi e Renato. E per questo in coda al film ci sono due canzoni originali: El Matt, che cantiamo insieme in coro ‘scriteriato’, e Mamma non sai, che Neri canta con proverbiale e irresistibile movimento d’anca. È stato divertente e appassionante tornare indietro alla musica che sentivo suonare e ballare per casa mentre crescevo”. La nostra videointervista a Neri Marcorè e Alberto Paradossi: