White God-Sinfonia per Hagen, il film sulle minoranze (canine) di Kornel Mundruczó: lavorare con i cani è un’esperienza terapeutica

di Patrizia Simonetti

Una di quelle storie che alla fine ci si chiede inesorabilmente: ma il vero bastardo chi è? E la risposta non è mai: “il cane”. In Ungheria, proprio il paese da cui arriva illegalmente la maggior parte di cuccioli di cane, cuccioli troppo piccoli per viaggiare, strappati alle madri troppo presto e stipati in camion e in gabbie al limite della sopravvivenza, e infatti se ne ammalano e ne muoiono tanti nel lungo tragitto tenuti come sono per ore senza cibo né acqua, al caldo o al freddo, ma è un traffico illecito che frutta 300 milioni di Euro l’anno solo con l’Italia, e poi là i cuccioli appena nati si vendono al mercato dove trovi tutte le razze che vuoi.

Anche se è vero che tutto ciò non avviene solo in Ungheria e che il film non parla di questo, siamo comunque in Ungheria dove viene promulgata una legge che favorisce l’allevamento di cani di razza per cui chi ha un cane meticcio deve pagare una tassa abbastanza consistente. Così i proprietari di cani non di razza o bastardi, cominciano ad abbandonarli per la strada e i canili diventano superaffollati. E non è inusuale purtroppo che cani lasciati a loro stessi finiscano in mani sbagliate, quindi anche a combattere tra loro per puro divertimento e guadagno umano.

Anche Lili ha un cane meticcio, si chiama Hagen e i due si amano da morire. Lo difende con tutte le sue forze, ma cosa può una ragazzina di 13 anni contro il padre? Lili infatti deve andare a vivere con lui per un po’ perché la madre è impegnata all’estero per lavoro. Così l’uomo, per non pagare la tassa, ma anche perché del cane non gliene frega un fico secco, lascia Hagen per la strada e la scena è prevedibile quanto già vista, purtroppo, ma allo stesso tempo ancora altrettanto straziante: lui, il cane, che corre disperato dietro all’auto che si allontana, dentro la ragazzina muta, le lacrime che scendono sul viso e poi un grido disperato: Hagen, resta lì che ti ritrovo!

Ma Hagen non si ferma e cerca disperatamente e in tutti i modi di tornare da Lili. Scopre presto però sulla sua pelle che gli umani non sono tutti buoni come lei, ci sono anche gli accalappiacani, i vagabondi senza scrupoli, gli addestratori di cani da combattimento. Così nella disperazione l’unione fa la forza. Hagen trova altri randagi e si unisce al branco mentre Lili finge anche a se stessa di dimenticarlo, andando avanti con la sua vita da adolescente e preparandosi, lei che suona la tromba, al concerto d’orchestra annuale. Ma quando Hagen e il suo branco riescono a fuggire dal canile lager dove erano stati rinchiusi, la loro vendetta sarà così violenta da scatenare una vera e propria guerra tra la razza umana e quella canina e solo Lili potrà fermarla.

Storia simbolo dell’intolleranza verso la diversità che vede crescere sempre più nel suo paese quella raccontata dal regista ungherese Kornel Mundruczó in White God – Sinfonia per Hagen, film tedesco-svedese-ungherese che dopo la vittoria a Cannes 2014 nella sezione Un certain regard, esce nelle sale italiane da giovedì 9 aprile distribuito da Bolero Film.

“Sono stato ispirato principalmente dalle insensate e sempre più rancorose attuali relazioni sociali – spiega Mundruczó – oggi si va definendo un sistema sempre più netto di caste e la superiorità è diventata privilegio dei bianchi nella civiltà occidentale”.

Ma perché i cani?

Ho scelto come soggetto gli animali invece delle minoranze perché volevo focalizzarmi liberamente e senza tabù su questo tema delicato. Quindi racconto una storia di animali, una specie a cui non è più riconosciuto il ruolo di migliore amico dell’uomo perché ora l’uomo li ha traditi e in cambio loro si rivoltano contro quelli che una volta erano i loro padroni e compagni per poter affermare la loro esistenza.

Il pubblico probabilmente sarà diviso

Non c’è dubbio che quando si affronta il tradimento e l’amicizia, il pubblico debba scegliere da che parte stare. Mi piacerebbe che Lili, la ragazza tredicenne, fosse il nostro specchio, attraverso le sue azioni, noi saremo obbligati a porci degli interrogativi. Lei ha il coraggio di ribellarsi e contraddire, di deporre le armi, anche a costo della sua stessa vita. Il mio obiettivo ultimo è che si riesca a fare il tifo per entrambi: per Hagen affinché reagisca e per Lili affinché capisca che la ribellione di Hagen è giusta.

Ma cosa c’entra il Dio bianco del titolo? (Anche se GOD anagrammato è DOG, cioè cane)

Mi hanno sempre interessato le peculiarità di Dio. Dio è davvero bianco? Oppure ogni persona ha il suo Dio? L’Uomo Bianco ha dimostrato innumerevoli volte che è solo capace di dominare e colonizzare. Le due parole collegate del titolo nascondono molte contraddizioni ed è per questo che l’ho trovato così accattivante.

Visto che comunque noi tifiamo senza alcun dubbio per i cani, e non solo per quelli della sua storia, che fine hanno fatto i pelosi che hanno partecipato al suo film?

Ogni cane presente nel film proveniva dai canili e alla fine delle riprese sono stati tutti adottati e hanno trovato delle nuove case. Lavorare con loro è stata un’esperienza edificante e terapeutica, come entrare in contatto con la stessa Madre Natura e anche con un po’ dell’Universo. Durante le riprese avevamo la sensazione che noi dovessimo adeguarci a loro e non viceversa. Il film è un esempio straordinario della cooperazione eccezionale tra due specie.

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