Vita da gatto: storia d’amore e di libertà tra una bambina e un felino

di Patrizia Simonetti

Dopo Ailo Un’avventura trai ghiacci e Kina e Yuk alla scoperta del mondo, Guillaume Maidatchevsky torna a divertirci, emozionarci e commuoverci con Vita da Gatto, storia d’amore tra una bambina e un felino messa a dura prova dalla voglia di libertà del micio attratto da un mondo più vasto e selvaggio di una, pur accogliente e calda, casa parigina.

La piccola Clemence si imbatte in Rrou, che chiamerà così perché conquistata dalle sue rumorose fusa, nato in sofitta assieme ad altri fratellini, quando la mamma, intenta a cercare cibo sui tetti, non fa più ritorno a casa. Rrou diventa per la bambina un piccolo amico da accudire, coccolare, con cui giocare e al quale affidare la sua tristezza quando i genitori decidono di divorziare.

La loro è “una storia che ha fatto crescere tutti e due” racconterà poi Clemence, solo che, si sa, i gatti, come i cani del resto, diventano grandi prima degli umani… Vita da gatto ci intenerisce mostrandoci Rrou ancora cucciolo ma già micio intreprendente e curioso, e quindi coraggioso, litigare con il dispenser dei croccantini, e soprattutto scalare scaffali di legno e pile di libri, cadendo e riprovando, riprovando e cadendo, fino a raggiungere la meta, la finestra della mansarda oltre la quale c’è un mondo intero da scoprire.

Anche dopo, mentre trotterella sul parquet della casa che l’ha accolta, la piccola tigre non farà che guardare fuori sgattaiolando dalla porta ad ogni occasione. Il suo spirito avventuroso, che non negherà però a entrambe il piacere di dormire abbracciate sul letto di Clem ascoltando favole, guiderà il nostro eroe peloso per tutto il film. Così quando si troverà in campagna, dove conosceremo la vicina di casa Madeleine e il suo cane corso Rambo, Rrou non potrà fare a meno di scegliere la libertà, con tutti i suoi pericoli e le sue meravigliose sorprese.

Vita da Gatto, interpretato da Capucine Sainson-Fabresse che è Clémence, Corinne Masiero che è Madeleine, Lucie Laurent e Nicolas Casar che sono la mamma e il papà di Clem, e dai magnifici Rrou e Rambo, è innanzi tutto un film che racconta l’amore come coraggio di lasciar andare, di volere la felicità e il bene dell’altro, anche a costo di starci male. Ma racconta anche la poesia e la magia di creature meravigliose come i gatti (e anche i cani, ovviamente), capaci di amare quanto gli umani, e forse anche di più, ma senza rinunciare alla propria natura.

La spettacolarità del panorama e della fotografia degli altri film già citati di Maidatchevsky arriva verso la fine del film, quando Rrou smerimenta la libertà e i suoi pericoli nel bel mezzo di un inverno che imbiancherà la campagna e che attraverserà in piena autonomia, e arriverà anche l’emozione e la commozione quado il legame tra i due esseri, umano e animale, inesorabilmente si spezza restando, al tempo stesso, indissolubile e salvifico per entrambi.

Vita da gatto è tratto dal romanzo di Maurice Genevoix, Rroû: “Ciò che abbiamo mantenuto del libro è il punto di vista dell’animale, il modo in cui percepisce la natura – dice Guillaume Maidatchevsky  – Questo è molto più interessante con un gatto perché, a differenza di un cane che può essere ‘addomesticato’ abbastanza rapidamente, il felino è al confine tra due mondi: quello domestico e quello  esterno. Ha un lato indomabile, irrefrenabile. Come dice Genevoix nel suo romanzo, ‘il gatto acconsente’. C’è questo lato in lui che dice ‘se mi va’”.

Vita da Gatto è al cinema da giovedì 18 aprile, non perdetelo. Uscirete dalla sala con la voglia di adottare un gatto, o forse no. Ma di certo capirete il senso vero dell’amare un animale. E portateci i vostri figli, nipoti, piccol iamici, così che capiranno il rispetto dovuto ad ogni forma vivente e che un gatto, un cane, o un quasiasi altro peloso da compagnia, non è un giocattolo, ma un essere vivente e senziente che ama, gioca, soffre, proprio come noi.