Vista mare, italiani in fuga verso l’Albania

di Patrizia Simonetti

E se tra qualche anno, mettiamo nel 2020, l’Italia fosse allo stremo con la crisi che se l’è mangiata, niente lavoro, mendicanti un po’ ovunque e italiani doc a vendere occhiali assurdi su bancarelle improvvisate e fosse diventata l’Albania la meta ambita, proprio quella terra da dove negli anni novanta sono arrivati da noi in massa e come dimenticare l’approdo dei 27mila a Brindisi quel 7 marzo del 91… La Puglia sempre a fare da cuscinetto ma all’inverso, una regione blindata e militarizzata, non a fronteggiare l’ingresso di migranti bensì a contenere la fuga dei tanti italiani verso la nuova terra promessa a bordo di gommoni e barche di fortuna, proprio come oggi succede a siriani, eritrei e nigeriani, con le stesse identiche drammatiche tragedie del mare e i morti a centinaia… Se lo immagina così il futuro Vista Mare, opera seconda del regista monzese Andrea Castoldi, già presentato in anteprima a Milano, sempre in anteprima a Bologna martedì 31 gennaio, per poi uscire in sala venerdì 3 febbraio distribuito da CF-Film. Vista Mare punta dunque sull’effetto sorpresa, ma non troppo. Un’inversione di rotta della disperazione migratoria si è del resto già verificata più volte, basti pensare, ma spesso lo dimentichiamo o rimuoviamo, all’esodo di un secolo fa di milioni di italiani e non solo verso l’America ma pure in Nordafrica. E se dunque quel futuro fosse un passato che si ripete, tipo corsi e ricorsi storici?

L’emigrazione italiana verso l’Albania di Vista Mare è comunque più che altro immaginata dalle parole che escono dalla radio dove si sentono politici discutere sulle colpe e le responsabilità di chi ha portato il paese alla rovina e notiziari a raccontare dell’ultimo drammatico naufragio, e dai dialoghi tra i giovani fuggiaschi abbandonati in un rifugio fatiscente nella foresta umbra da trafficanti e scafisti senza scrupoli. Che la situazione sia precipitata a tal punto lo scopriamo insieme a Stilitano (Arturo Di Tullio), che esce di galera dopo tre anni scontati proprio per aver accompagnato al confine dei migranti, ma deve restare ancora agli arresti domiciliari con un avvocato che va ogni giorno a casa sua per fargli firmare la presenza. In realtà però Stilitano qualcosa aveva pur subdorato visto che non ci mette troppo a fregare il suo buon compagno di cella, ma certo non avrebbe mai immaginato di trovarsi in un paese così diverso e in una realtà così drammatica. Anche lui dunque decide di andarsene in Albania via Puglia per ricominciare una nuova vita da pizzaiolo, che poi è il suo mestiere, ma si ritroverà in quel gruppo di ragazzi a condividere la fame e la paura e pure un po’ d’amore, e un sogno nato proprio lì per caso, da un po’ di farina, del pomodoro e una gallina che finalmente si decide a fare l’uovo, quello di restare in Italia e aprire tutti insieme un ristorante che chiameranno, appunto, Vista Mare. Loro ce la faranno, Stilitano no: come un crudele gioco dell’oca si ritroverà a ripartire dal via, da quella cella dove tutto era iniziato, ma sarà comunque un ripartire sapendo bene, stavolta, dove e da chi andare quando finalmente potrà uscire.

Si sarebbe certo potuto mostrare di più nel film, spingere oltre sul paradosso che comunque non è poi così alieno, mostrare il mare, almeno, i gommoni, la costa, ma l’intento si ferma prima. E con un po’ troppa lentezza. “È un film a cerchio chiuso – spiega del resto Andrea Castoldi – finisce da dove comincia, nel mezzo si muove il tema del film, l’emigrazione. Non vuole raccontare il dramma da dentro le vicende dei suoi protagonisti, ma semplicemente avvicinarsene fino a sentirne l’odore, provando a immaginare quel che potremmo vivere in prima persona in un futuro vicino o lontano”.