E se tra qualche anno, mettiamo nel 2020, l’Italia fosse allo stremo con la crisi che se l’è mangiata, niente lavoro, mendicanti un po’ ovunque e italiani doc a vendere occhiali assurdi su bancarelle improvvisate e fosse diventata l’Albania la meta ambita, proprio quella terra da dove negli anni novanta sono arrivati da noi in massa e come dimenticare l’approdo dei 27mila a Brindisi quel 7 marzo del 91… La Puglia sempre a fare da cuscinetto ma all’inverso, una regione blindata e militarizzata, non a fronteggiare l’ingresso di migranti bensì a contenere la fuga dei tanti italiani verso la nuova terra promessa a bordo di gommoni e barche di fortuna, proprio come oggi succede a siriani, eritrei e nigeriani, con le stesse identiche drammatiche tragedie del mare e i morti a centinaia… Se lo immagina così il futuro Vista Mare, opera seconda del regista monzese Andrea Castoldi, già presentato in anteprima a Milano, sempre in anteprima a Bologna martedì 31 gennaio, per poi uscire in sala venerdì 3 febbraio distribuito da CF-Film. Vista Mare punta dunque sull’effetto sorpresa, ma non troppo. Un’inversione di rotta della disperazione migratoria si è del resto già verificata più volte, basti pensare, ma spesso lo dimentichiamo o rimuoviamo, all’esodo di un secolo fa di milioni di italiani e non solo verso l’America ma pure in Nordafrica. E se dunque quel futuro fosse un passato che si ripete, tipo corsi e ricorsi storici?
L’emigrazione italiana verso l’Albania di Vista Mare è comunque più che altro immaginata dalle parole che escono dalla radio dove si sentono politici discutere sulle colpe e le responsabilità di chi ha portato il paese alla rovina e notiziari a raccontare dell’ultimo drammatico naufragio, e dai dialoghi tra i giovani fuggiaschi abbandonati in un rifugio fatiscente nella foresta umbra da trafficanti e scafisti senza scrupoli. Che la situazione sia precipitata a tal punto lo scopriamo insieme a Stilitano (Arturo Di Tullio), che esce di galera dopo tre anni scontati proprio per aver accompagnato al confin
e dei migranti, ma deve restare ancora agli arresti domiciliari con un avvocato che va ogni giorno a casa sua per fargli firmare la presenza. In realtà però Stilitano qualcosa aveva pur subdorato visto che non ci mette troppo a fregare il suo buon compagno di cella, ma certo non avrebbe mai immaginato di trovarsi in un paese così diverso e in una realtà così drammatica. Anche lui dunque decide di andarsene in Albania via Puglia per ricominciare una nuova vita da pizzaiolo, che poi è il suo mestiere, ma si ritroverà in quel gruppo di ragazzi a condividere la fame e la paura e pure un po’ d’amore, e un sogno nato proprio lì per caso, da un po’ di farina, del pomodoro e una gallina che finalmente si decide a fare l’uovo, quello di restare in Italia e aprire tutti insieme un ristorante che chiameranno, appunto, Vista Mare. Loro ce la faranno, Stilitano
no: come un crudele gioco dell’oca si ritroverà a ripartire dal via, da quella cella dove tutto era iniziato, ma sarà comunque un ripartire sapendo bene, stavolta, dove e da chi andare quando finalmente potrà uscire.
Si sarebbe certo potuto mostrare di più nel film, spingere oltre sul paradosso che comunque non è poi così alieno, mostrare il mare, almeno, i gommoni, la costa, ma l’intento si ferma prima. E con un po’ troppa lentezza. “È un film a cerchio chiuso – spiega del resto Andrea Castoldi – finisce da dove comincia, nel mezzo si muove il tema del film, l’emigrazione. Non vuole raccontare il dramma da dentro le vicende dei suoi protagonisti, ma semplicemente avvicinarsene fino a sentirne l’odore, provando a immaginare quel che potremmo vivere in prima persona in un futuro vicino o lontano”.