Vinyl: i favolosi e terribili anni settanta della musica nella serie di Martin Scorsese e Mick Jagger

di Patrizia Simonetti

Se avete amato Velvet Goldmine, amerete Vinyl. Se non lo ricordate o non lo avete visto, il primo è un meraviglioso film del 1998 diretto da Todd Haynes con un giovanissimo e languido Jonathan Rhys-Meyers nei luccicanti panni della rock e glam star Brian Slade ispirata a David Bowie. Vinyl invece è una serie TV che arriva in Italia su Sky Atlantic HD in lingua originale alle 3 di lunedì 15 febbraio (quindi nella notte tra domenica e lunedì) in contemporanea con gli Stati Uniti e poi in replica alle 21, mentre dal lunedì successivo inizierà anche in versione doppiata in italiano. 10 episodi prodotti niente meno che dal mega regista Martin Scorsese, che ha anche diretto il pilot esattamente come aveva fatto per Boardwalk Empire, e dal frontman dei Rolling Stones Mick Jagger, e scritti per HBO da Terence Winter (Boardwalk Empire, I Soprano e pure The Wolf of Wall Street dello stesso Scorsese). Mondo e periodo, ovvero i più che favolosi anni settanta, sono gli stessi, anche se in Velvet Goldmine eravamo a Londra e in Vinyl siamo a New York, però se lì Bowie era solo un’idea, qui c’è per davvero. Tutto ruota attorno alla musica, fissata sui dischi (45 giri e LP) in vinile, ovvio, e al suo commercio, quindi, guardando più al dettaglio, all’American Century Records, etichetta fondata e diretta da Richie Finestra (Bobby Cannavale, anche lui da Boardwalk Empire) che dopo aver spremuto tutto il succo degli anni sessanta e aver sniffato tutta la droga possibile, sta per disfarsene vendendola ai tedeschi, quando invece accade qualcosa che riaccende la sua passione per la musica e cerca di fare il colpaccio lanciando un gruppo punk che si chiama Nasty Bits. “Beh, questa è la mia storia – dice Richie Finestra – appannata da neuroni persi e forse qualche cazzata. Sapete che vi dico? E se chiudessi la bocca, mettessi su un disco, abbassassi la puntina e alzassi il volume?” e poi “tenetelo bene a mente, me lo sono guadagnato il diritto di essere odiato”.

Richie è sposato con Devon (Olivia Wilde di Dr. House), ex attrice e modella della factory di Andy Warhol che poi si è dedicata a lui dandogli due figli e che adesso con la crisi che c’è tra loro sente forte la nostalgia del suo passato “anticonformista”. Richie ha un socio di nome Zak Yankovich (Ray Romano di The Office e Parenthood) che ha un ruolo molto importante nell’etichetta ma resta per lo più nell’ombra, finché anche lui non entra in disaccordo con Richie sul come affrontare la nuova scena musicale dei primi anni settanta, un mondo tutto fatto di “energia, sesso, droga e follia” per dirla con Finestra, dove la musica cambia di brutto ed ecco il punk e pure la New Wave, e l’industria discografica ne approfitta e accende speranze e distrugge vite, quelle dei musicisti soprattutto, e non si salva davvero nessuno. E già si capisce dalla prima scena con Richie decisamente poco cosciente e lucido nella sua auto che compra cocaina da un tipo, del resto è lui stesso ad ammettere che “uno dei miei problemi è il mio naso”, mentre due ragazze di nulla vestite passano sul tetto della macchina e si dirigono verso un rock club dove stanno suonando i New York Dolls, e devi stare attento a dove metti i piedi perché c’è un tappeto di siringhe a terra ma non tutti se ne accorgono, impegnati come sono a fare sesso senza neanche sdraiarsi e mettersi comodi.

Splendida la colonna sonora – e come potrebbe non esserlo? – nel cast anche Juno Temple, al suo esordio televisivo dopo Sin City e Black Mass, e James Jagger, figlio di Mick e Jerry Hall, nel ruolo che potrebbe essere quello di papà da giovane.