Dopo aver fatto la rivoluzione a Sanremo 2021, come hanno scritto pure su Instagram, vincendo il Festival con Zitti e buoni, e in attesa della strameritata partecipazione all’Eurovision Song Contest 2021 in programma dal 18 Maggio e soprattutto del loro tour programmato con fiducia per dicembre, i Maneskin chiamano nuovamente a raccolta la stampa e presentano il nuovo album intitolato Teatro d’Ira Vol.1 (Sony/ATV Music Publishing Italy), fuori venerdì 19 marzo (a fine articolo la sintesi del videoincontro).
Ci dedicano anche un live, bellissimo anche se via Zoom come l’intera conferenza stampa ovviamente, direttamente da Il Mulino, lo studio di Acquapendente, nel viterbese, dove hanno registrato il loro Teatro d’Ira Vol.1. Così partono subito con il brano sanremese, anche se fa un po’ strano definirlo così, seguito da I wanna be your slave che già si fa notare, e poi la botta, quella forte, con In nome del padre, che va bene la rabbia costruttiva di cui hanno sempre parlato e di cui parlano anche in questa occasione, ma qui sono incazzati neri, chiedo lumi: “la nostra è una rabbia che esprimiamo in maniera concettuale e che nasce dai pregiudizi e dalle ingiustizie del mondo, ma anche una rabbia personale dovuta a chi magari oggi ci accusa di non essere rock o a chi ieri non credeva in noi, contro tutti i limiti che volevano imporci e contro chi ci ripeteva che non potevamo vivere di musica…” mi spiegano Damiano e Victoria. “Nessuna blasfemia – continua Damiano – noi facciamo musica con talmente tanta passione che per noi è sacrale, non stiamo autoproclamandoci autori di musica religiosa o aulica….” Aggiunge Thomas: “In nome del padre è uno dei pezzi più strong e spinti dell’album, l’ultimo che abbiamo scritto, è suonato pesante…” Tranquilli, me ne sono accorta.
Arriva poi Vent’anni e a chiudere l’intenso mini show la struggente Coraline: “non vorrei che si pensasse che è la storia di un cavaliere che come il principe azzurro salva la principessa in difficoltà – puntualizza Damiano – non è così, non c’è un lieto fine, è una favola che finisce male, perché spesso nella vita reale è così, ed è una situazione di vita reale messa in musica, quella dell’appassimento di una ragazza, un fiore splendido, e il cavaliere è una sorta di spettatore inerme e impotente”. Insisto, la ballata mi piace troppo, esiste dunque davvero questa Coraline? “Intanto non è la Coraline del cartone (Coraline e la porta magica di Henry Selick del 2009, n.d.r.) – mi risponde Damiano – la scelta del nome è solo fonetica, la storia è vera ma non ne parlerò, è una favola portata in musica”. “Un po’ come La Canzone di Marinella di De André” oso. “Che bel paragone” chiosa Damiano, e sussurra un “piango” ma sorride.
Teatro d’Ira Vol.1 è quindi un bel disco, crudo, come ripetono più volte i Maneskin nel corso della presentazione: “abbiamo deciso di chiamarlo così per creare un contrasto fra il teatro, che è la collocazione dell’ira, e l’ira stessa, per far capire come la nostra rabbia e il nostro impeto siano da collocare in un contesto in cui c’è la possibilità di trasformarla in qualcosa di positivo, non un’ira quindi atta solo a distruggere, ma un’ira catartica che porta a cambiare le cose, che nel nostro piccolo è anche quello che cerchiamo di fare noi senza porci limiti”. Nessun limite dunque nell’album né di linguaggio o lingua visto che i pezzi sono sia in italiano che in inglese, né di durata, parola d’ordine: varietà estrema. Qualche limite lo impone tuttavia il regolamento dell’Eurovision Song Contest 2021: nella loro Zitti e buoni dovranno togliere un paio di parolacce e scorciare il pezzo a tre minuti, ma “siamo ribelli, mica scemi, non partecipare per non voler togliere un c…? ” sintetizza Damiano. Saggi ragazzacci.
“Teatro d’Ira Vol.1 è arrivato dopo una maturazione ottenuto anche grazie ai tanti concerti che abbiamo fatto qui in Italia e poi anche a Londra e in tutta Europa – racconta Victoria – ci siamo lasciati influenzare e abbiamo capito qual era la nostra forma naturale; quando abbiamo scritto il primo album eravamo tutti più piccoli, abbiamo sperimentato tantissimo ma non avevamo ben chiaro come adesso come rappresentare il nostro sound, così abbiamo studiato a libello individuale e di gruppo. E ora volevamo questa crudezza e far sentire bene i singoli strumenti”. Prosegue Thomas: “per questo abbiamo deciso di registrare qui al Mulino, dove è nato tutto a fronte di sperimentazioni tra noi quattro in sala; è stato un grande percorso per un grande lavoro, dalla scelta dei suoni alla registrazione analogica per rendere il live, stare insieme, divertirci e senza porre alcun tipo di limite”. Ecco, il live, spiega Ethan: “noi nasciamo live e continueremo a vivere sempre live, se pensiamo anche alle nostre origini… siamo partiti dalla strada, suonavamo in Via del Corso a Roma, strada che è stata per noi anche una scuola, e il pubblico ce lo siamo dovuti conquistare solo cercando di essere noi stessi; così in presa diretta abbiamo portato nel disco la nostra natura”. Aggiunge Damiano: “e non abbiamo voluto abbandonare il nostro lato, diciamo, colorito: I wanna be your slave per esempio, uno dei primi pezzi scritti Londra, credo che mi regalerà le mie prime denunce, è un testo particolarmente colorito ma vorrei che si riuscisse ad andare oltre alla potenza e alla volgarità delle immagini descritte, perché è un modo per descrivere tutte le sfaccettature della sessualità delle persone e di come possano influire sulla loro vita”.
Poi ci sono For your love “pensato subito in ottica live con assoli di chitarra, basso e batteria” dice Victoria; Lividi sui gomiti “sul filone del crossover tra rock e pop, quello di cui abbiamo voluto parlare sia attraverso la musica che il testo e portarlo alla luce è tutto ciò che c’è dietro il nostro lavoro, tutta quella parte di sacrifici, impegno, disciplina, un modo giusto di descriverci” rivela Damiano; mentre “Paura del buio è molto più sperimentale – spiega Thomas – ha un sound diverso, con un arpeggiato in stile carillon nelle che scoppia poi in maniera estrema sul finale, ci siamo molto divertiti” e, aggiunge Damiano: “parla del rapporto conflittuale tra l’artista e la musica, che spesso ci risucchia le energie e ci ansia un sacco”. E alla fine “siamo molto soddisfatti del risultato – chiude Victoria – non vediamo l’ora di suonare tutti i pezzo di Teatro d’Ira Vol.1 dal vivo e siamo felici di tutte le date già in sold out, il live è la dimensione più bella in cui ci sfoghiamo e ce la godiamo al massimo col nostro pubblico che ci manca moltissimo, come lo scambio di energie e il confronto diretto”. I Maneskin sono dunque pronti al loro primo mega tour per palazzetti e arene con Vivo Concerti per portare sul palco il loro Teatro d’Ira Vol.1 e, incrociando le dita, dopo il video, tutte le date. Ecco intanto la videosintesi del videoincontro con i Maneskin:
Martedì 14 dicembre 2021 || Roma @ Palazzo dello Sport – SOLD OUT
Mercoledì 15 dicembre 2021 || Roma @ Palazzo dello Sport – SOLD OUT
Sabato 18 dicembre 2021 || Assago (MI) @ Mediolanum Forum – SOLD OUT
Domenica 19 dicembre 2021 || Assago (MI) @ Mediolanum Forum – SOLD OUT
Domenica 20 marzo 2022 || Casalecchio di Reno (BO) @ Unipol Arena – NUOVA DATA
Martedì 22 marzo 2022 || Assago (MI) @ Mediolanum Forum – NUOVA DATA
Sabato 26 marzo 2022 || Napoli @ PalaPartenope – NUOVA DATA
Giovedì 31 marzo 2022 || Firenze @ Nelson Mandela Forum – NUOVA DATA
Domenica 3 aprile 2022 || Torino @ Pala Alpitour – NUOVA DATA
Venerdì 8 aprile 2022 || Bari @ PalaFlorio – NUOVA DATA
Sabato 23 aprile 2022 || Arena di Verona – NUOVA DATA (Saranno proprio loro ad aprire la sua stagione dei grandi concerti 2022