Presto lo vedremo di nuovo al cinema nel nuovo film di Fausto Brizzi intitolato Modalità aereo, e in Bugiardi di Volfango De Blasi, ma intanto Paolo Ruffini continua a dedicarsi alla sua più grande passione che è quella del teatro che nella nostra videointervista definisce “uno straordinario mezzo inventato qualche anno fa, forse ancor prima di Facebook mi sembra, e credo che tra 300 anni non so se FB ci sarà ancora, il teatro ci sarà di sicuro”. Dopo il grande successo di Sogno di una notte di mezza estate secondo Massimiliano Bruno nello shakespeariano ruolo di Puck, l’attore e regista livornese continua a portare sul palcoscenico il suo Up & Down assieme a cinque colleghi con la sindrome di Down e un ragazzo autistico, ovvero Erika Bonura, Simone Cavaleri, Andrea Lo Schiavo, Federico Parlanti, Giacomo Scarno e David Raspi, tutti appartenenti alla compagnia livornese Mayor Von Frinzius diretta da Lamberto Giannini. A dire il vero solo pochi giorni fa sono stati ospiti di Alice nella Città, nell’ambito della Festa del Cinema di Roma, per presentare Up & Down Un film normale che racconta sul grande schermo quanto c’è dietro al loro spettacolo teatrale, e subito dopo hanno ripreso il tour sui palcoscenici italiani, tour che martedì 6 e lunedì 26 novembre – giorno del quarantesimo compleanno di Ruffini – li porterà al Teatro Brancaccio di Roma dove abbiamo incontrato Paolo Ruffini, il loro “capocomico: “Up & Down è uno spettacolo entusiasmante che spacca qualsiasi liturgia teatrale – ci racconta – un varietà in cui io paleso al pubblico tutte le mie abilità e arriveranno persone disabili a dimostrare che sono molte più abili di me, uno spunto interessante su chi è abile e disabile oggi ad affrontare la meraviglia, la felicità, la leggerezza…” Diversità? Sì grazie, questo il motto del gruppo e dello show “di grande intrattenimento comico e divertentissimo che sfrutta il teatro che ci serve per essere tutti meravigliosamente diversi – ci dice ancora Paolo Ruffini – sarebbe bello che accadesse anche nella vita gustarsi e vivere la diversità piuttosto che temerla e allontanarla, e se non accade è colpa nostra, stiamo diventando molto social e poco sociali, io lo faccio a teatro e poi continuo anche nella vita, che è un altro teatro…” La nostra videointervista a Paolo Ruffini:
228