Timbuktu trionfa ai César, arte come resistenza alla sharia

di Redazione

timbuktuTimbuktu è il grande trionfatore della quarantesima edizione dei César, gli Oscar del cinema francese. Il film diretto da Abderrahmane Sissako si è aggiudicato i premi per film, regia, montaggio, fotografia, sceneggiatura originale, musiche e sonoro.

“La Francia è un Paese straordinario perché riesce a risollevarsi davanti all’orrore, alla violenza e all’oscurantismo” ha detto commosso dal palco del Théâtre du Châtelet, il regista Abderrahmane Sissako, nato in Mauritania e trasferitosi nella capitale francese all’età di 22 anni.  

In Timbuktu, candidato all’Oscar nella categoria Miglior film straniero per il Mauritania della 87ª edizione degli Academy Awards, Sissako racconta l’occupazione di un villaggio nel deserto nei pressi della città da parte di un gruppo di jihadisti che impongono la sharia. Ispi­rato al video dell’esecuzione di un uomo e una donna, lapidati per­ché ave­vano avuto figli senza essere spo­sati, nel vil­lag­gio di Aguelhok nel 2012,  Tim­buktu alterna registri tragici e assurdi, come nella scena della partita di calcio senza pallone, perché vietato.

Nella cerimonia, molti e commossi i riferimenti alle stragi jihadiste di inizio gennaio e al settimanale Charlie Hebdo. “Non c’è shock civiltà, ma solo incontro tra civiltà” ha notato tra gli applausi Sissako.