Strane straniere, donne di successo arrivate da lontano. Videointerviste

di Patrizia Simonetti

Cinque donne arrivate in Italia da Paesi diversi, non per emergenze di guerra o fame, non stipate su gommoni stracarichi o furgoni fatiscenti, ma per loro scelta, spinte dall’amore, dal lavoro, dalla semplice curiosità, che sono riuscite ad affermarsi e ad integrarsi perfettamente “trasformando una condizione di difficoltà in un loro punto di forza” dice Elisa Amoruso, la regista di Strane straniere, il docufilm che le racconta seguendole nelle loro attività quotidiane, nei loro rapporti con gli altri e ascoltando le loro storie. Scritto da Maria Antonietta Mariani e prodotto da Matrioska con Rai Cinema, Strane straniere sarà in sala distribuito da Istituto Luce mercoledì 8 marzo per la Giornata della donna. Strane straniere, dunque, ma in fondo solo donne che ce l’hanno fatta con coraggio, convinzione, fermezza, seguendo i propri ideali e inseguendo le proprie passioni senza mai perdersi d’animo seppur lontano dalla propria casa e dai propri legami, donne che hanno un nome e una storia da rispettare e da cui, magari, trarre anche qualche insegnamento.

Radi ha scelto il mare liberandosi di un amore sbagliato per il quale aveva lasciato la Bulgaria per l’Italia, decisione che all’inizio non si era rivelata felice per lei, soffocata in ogni ambizione o desiderio di affermazione da un destino che sembrava segnato ma al quale per fortuna è riuscita ad opporsi e il mare l’ha salvata. Oggi Radi è felice di aver fondato una cooperativa di donne specializzata in salse di pesce biologiche, l’unica in tutta Europa, e tutte insieme puntano ora ad uscire in mare con un peschereccio tutto loro. Sonia è arrivata in Italia dalla Cina per raggiungere il marito per il quale però, probabilmente, si era rivelata troppo decisa e determinata ad avere il successo imprenditoriale che sognava, tanto che lui è sparito per due anni ma lei è stata ancora una volta forte e coraggiosa tanto da andarselo a riprendere in Cina e riportarlo a casa. Perché adesso la loro casa è l’Italia e il ristorante cinese di Sonia è uno dei più famosi di Roma.
Sihem ha sempre avuto il pallino del volontariato. Arriva dalla Tunisia, è musulmana e vive in campagna ad Aprilia con il suo compagno italiano Ciro assieme al quale si occupa di animali e anche di chi, italiano o straniero, ha bisogno di essere aiutato. La sua associazione si chiama La Palma del Sud, un pezzetto di mondo arabo in cui si sente a suo agio nel dare corpo alla sua missione innata, aiutare gli altri, e lo fa concretamente e con precisione, annotando nomi e numeri delle famiglie che vengono a chiedere il suo aiuto, preparando pacchi alimentari adatti e, quando può, anche trovando un lavoro a chi lo cerca da tempo. E oggi gestisce anche una casa di riposo per anziani. Ana e Ljuba, l’una croata, l’altra serba, nella loro terra in guerra avrebbero dovuto odiarsi, qui in Italia invece si sono amate come sorelle da quando, giunte entrambe come jugoslave grazie a borse di studio, si sono riconosciute come l’una simile all’altra e da allora non si sono mai lasciate. E se lo fanno è soltanto per poi ritrovarsi più unite e complici di prima. Insieme hanno aperto l’Atelier, una piccola galleria d’arte nel rione Monti della capitale. La gestiscono insieme anche adesso che Ljuba si è trasferita a Francoforte con la famiglia. Ma ogni tanto torna e Ana lo sa. Ecco come Elisa Amoruso e Maria Antonietta Mariani ne raccontano la genesi ed ecco anche la nostra videointervista a Sonia, Sihem, Ana e Ljuba:

1 comment

Lillianwoons 12 Aprile 2024 - 21:30

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