Solo Cose Belle contro il pregiudizio, videointerviste a Giorgio Borghetti, Idamaria Recati e Luigi Navarra

di Patrizia Simonetti

Solo Cose Belle è un bel film. Non solo per i temi che tratta, quelli del pregiudizio nei confronti del diverso, dell’accoglienza, dell’empatia, dell’onestà, della generosità, ma anche per come li tratta, raccontando una storia verosimile e attuale che mai come in questo tempo ci chiama a riflettere e a correggere il tiro del pensiero, finché si è in tempo. Perché è vero che per una persona che cambia altre mille non lo fanno, come recita il sindaco della piccola città romagnola teatro del film, ma è anche vero che se non gliela dai l’occasione per cambiare, non potrà mai farlo. E perché ci mostra come la diversità e la disabilità possano essere un valore aggiungo e, strano a dirsi e a leggersi, anche un modo diverso ed efficace di approcciarsi al mondo e alle persone. E c’è da fidarsi perché a dirigere e realizzare Solo cose belle è Kristian Gianfreda che approda finalmente al suo primo lungometraggio a portare da oggi sul grande schermo un tema a lui caro, quello della diversità che da anni affronta con spot, documentari sociali e cortometraggi, e con un passato di responsabile di centri di accoglienza per senza fissa dimora; e a sostenerlo e a lavorarci sono state persone con grande esperienza sul campo guidati da sempre dai valori dell’inclusione e da sempre impegnati nella lotta all’emarginazione sociale in modo pratico, occupandosi e portando avanti non senza difficoltà quella sorta di rifugi contro la solitudine e l’isolamento affettivo che si chiamano case famiglia; e altre che ne hanno fatto davvero esperienza come ex detenuti, ex prostitute, ex tossicodipendenti, ex senza fissa dimora e ragazzi con disabilità.

Solo Cose Belle è infatti prodotto e distribuito da Coffee Time Film e da Sunset Produzioni in associazione con le Cooperative della Comunità Papa Giovanni XXIII, La Fraternità e Il Calabrone e si ispira quindi fortemente all’attività sociale portata avanti da Don Oreste Benzi. Ma attenzione: non è un documentario, bensì un vero e proprio film, solare, fresco e che riscalda il cuore cui attori professionisti come Giorgio Borghetti (Incantesimo, Carabinieri, CentroVetrine, Solo per amore), Carlo Maria Rossi (Pista!, L’Albero Azzurro), Barbara Abbondanza (Ricordati di me, Indovina chi viene a cena, I Cesaroni, Distretto di Polizia, La Melevisione), Erica Zambelli (Di che segno sei, Natale da chef, Colpi di fortuna, Colpi di fulmine, Facciamo che io ero,  My Personal Hero, A un passo dal cielo 3, Non è stato mio figlio), Patrizia Bollini (Carabinieri, Diritto di difesa), Caterina Gramaglia (Ma la Spagna non era cattolica? I bambini della sua vita) e i due giovani esordienti Idamaria Recati e Luigi Navarra hanno partecipato con grande entusiasmo dopo aver condiviso tempo e qualche cena in allegria in vere e proprie case famiglia.

La storia di Solo Cose Belle, che poggia sulla sceneggiatura di Andrea Valagussa (Un medico in famiglia, Don Matteo, Che Dio ci aiuti e Distretto di Polizia) e di Filippo Brambilla, Marco Brambini, Andrea Calaresi, Susanna Ciucci, Kristian Gianfreda e Matteo Lolletti, racconta dell’incontro-scontro tra la popolazione di un un paesino dell’entroterra romagnolo in piena campagna elettorale per il voto comunale e gli stravaganti e insoliti inquilini di una casa famiglia che si stabilisce in un antico palazzo del posto lasciato alla loro Comunità da una vedova generosa, e che racchiude simbolicamente una rosa completa di ogni tipo di essere umano che si può incontrare in una vera casa famiglia: una mamma (quella che tutti vorrebbero avere, sempre allegra, paziente e pronta al problem solving) e un papà (ex ladro incallito ravveduto e pentito) con un figlio naturale sempre affamato e un altro adottato, decisamente più cinese che disabile come dice lui stesso; un richiedente asilo africano che non fa che girare per il paese chiedendo un wi-fi per contattare la moglie incinta rimasta in Africa ma nessuno lo capisce; un’ex prostituta con neonato a carico in fuga da un compagno-pappone che continua a cercarla; un giovanissimo ex carcerato diventato bravissimo a cambiare pannolini; un ragazzone ingombrante e lento che fa aeroplanini e barchette di carta con tutto ciò che gli capita a tiro. Nel piccolo centro dilaga la diffidenza e la paura, sentimenti che, come accade nella realtà, divengono terreno fertile su cui strumentalizzare la campagna elettorale tra il sindaco uscente e lo sfidante. Il tutto si complica, o si risolve secondo i punti di vista, quando alla figlia sedicenne del primo cittadino in carica cominciano ad aprirsi la mente e anche il cuore, e si innamora del ragazzo ex detenuto e del nuovo mondo in cui era entra con diffidenza. Una commedia corale dove si ride e ci si commuove, con un finale non del tutto lieto che la discosta dalla favola edulcorata perché è così che va il mondo, e soprattutto perché è così che dovrebbe andare, ed è per questo che va bene anche la scena conclusiva che forse spinge un po’ in là, ma l’importante è che spinga nella giusta direzione. Le nostre videointerviste a Giorgio Borghetti e a Idamaria Recati e Luigi Navarra: