Che ci fanno Edoardo Leo e Luigi lo Cascio, e attenzione, abbiamo detto Luigi Lo Cascio, a prendersi a cazzotti su un treno in corsa, non dentro ma sopra, tentando ognuno di impossessarsi di un carico di pillole anticoncezionali? È una di quelle domande che potrebbe non avere risposta, e invece a guardare bene ce l’ha. Ma anche solo a guardare, purché si guardi Smetto quando voglio Masterclass, in sala da giovedì 2 febbraio con 01 Distribution, secondo film della trilogia firmata Sydney Sibilia iniziata nel 2014 e che si chiuderà con Smetto quando voglio Ad Honorem probabilmente entro il 2017 (qui la videosintesi della conferenza stampa con gli interventi di Giampaolo Morelli, Sydney Sibilia, Pietro Sermonti, Stefano Fresi, Edoardo Leo, Paolo Calabresi). Riecco dunque i cervelloni che non trovavano lavoro e allora si erano messi insieme a creare droghe “legali”, ma in galera alla fine ci sono finiti e ci finiscono lo stesso, sia nel primo che nel secondo capitolo della saga. Ma se il primo faceva ridere, Smetto quando voglio Masterclass fa a dir poco sghignazzare sguaiatamente. Troppo comici pur solo nelle facce i componenti della banda più intelligente e al tempo stesso esilarante della storia, da Edoardo Leo in primis nei panni di Pietro, costretto a scendere a patti con la polizia, per la precisione con l’ispettore Paola Coletti (Greta Scarano) in un accordo segreto che vuole la ricomposizione della banda per eliminare dalla circolazione tutte le nuove smart drugs che stanno invadendo la città, se rivuole la fedina penale pulita e soprattutto tornare a casa e veder nascere suo figlio senza rischiare di perdere la sua Giulia (Valeria Solarino) che un altro già le fa il filo. E che dire del chimico Alberto (Stefano Fresi) che mica è facile star lì ad esaminare droghe senza cadere nella tentazione di provarle personalmente, così, giusto per capire di cosa sono fatte; dei latinisti un po’ troppo inclini alla violenza che non t’aspetti Mattia e Giorgio (Valerio Aprea e Lorenzo Lavia), dell’archeologo Arturo addetto ai trasporti (Paolo Calabrese) che ci mette nulla a rimediare macchina e moto con sidecar originali del terzo Reich con caschi coordinati; del contabile Bartolomeo accasato con un cammello (Libero De Rienzo), dell’antropologo Andrea che sa come non farsi notare (Pietro Sermonti), senza dimenticare le new entry come l’avvocato Vittorio che redige accordi che non valgono nulla e l’anatomista Giulio che ti stende con un copo di mano sul nervo giusto ma non quando occorre (Rosario Lisma e Marco Bonini), e dell’ingegnere meccatronico Lucio che vende ai nigeriani valigette esplosive che non esplodono (Giampaolo Morelli). Stavolta il tutto è molto più action, ed è per questo che torniamo alla domanda iniziale: che ci fanno Edoardo Leo e Luigi lo Cascio, che si chiama Walter Mercurio ma lo sapremo solo nel terzo ed ultimo film della saga, su un treno in corsa in una scena degna di 007? Ecco allora le nostre videointerviste a Edoardo Leo (con incursione di Lorenzo Lavia) e Luigi Lo Cascio:
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