Si muore solo da vivi, con Alessandro Roia e Alessandra Mastronardi

di Patrizia Simonetti

Capita che ci si lascia e poi appena uno dei due annuncia le sue nozze, l’altro torna sui suoi passi e fa di tutto per tornare insieme. È il classico esempio di “non ti rendi conto di quanto sia importante una persona se non quando stai per perderla, o peggio, quando l’hai già persa”. Situazione sfruttatissima al cinema e in TV, con svariati esempi di corse sfrenate di lui o di lei verso l’altro che sta per sposarsi con tanto di irruzione – di solito in chiesa che fa molto effetto tipo Il laureato – al grido di “no, non sposarti, io ti amo”. Senza spoilerare cosa accade realmente, diciamo che è più o meno il senso di Si muore solo da vivi, da venerdì 19 giugno on demand su Chili, Apple TV, Google Play, Rakuten TV, Sky, Infinity, CG Entertainment, Huawei, TIMvision e il circuito virtuale #iorestoinsala, primo lungometraggio diretto da Alberto Rizzi, protagonista un eclettico Alessandro Roia, mentre la ragazza dei suoi sogni che sta per salire all’altare con un altro è Chiara alias Alessandra Mastronardi. Ma c’è anche molto altro. Intanto c’è il terremoto, quello del 2012, che decima una famiglia: il dramma è appena accennato e anche la storia dei sopravvissuti va avanti tranquilla, senza disperazione o tristezza, già nei mesi successivi. Ecco, questo ci ha lasciati un po’ perplessi, ma tant’è. Poi c’è la musica: Orlando, il protagonista, arrivato alla fatidica soglia dei quaranta, inizia a sentire la mancanza della sua band, i Cuore aperto, con la quale aveva conquistato una certa fama negli anni della gioventù, così, non essendo per nulla capace di lavorare, decide di rimetterla in piedi andando a cercare i vecchi amici/colleghi. E anche qui effettivamente nulla di nuovo, basti citare il recentissimo La mia banda suona il pop, ad esempio. Però c’è da dire che i colleghi in questione sono interpretati da Neri Marcorè, Francesco Pannofino, Andrea Libero Gherpelli e Paolo Cioni, e questo va molto bene. E poi c’è il Po, il fiume su cui naviga una misteriosa nave da turismo capitanata niente meno che da Ugo Pagliai, che è lì che racconta storie. C’è anche Amanda Lear nel ruolo di un’ex produttrice musicale ora organizzatrice di eventi, e pure Red Canzian che interpreta un cantante da disco d’oro. C’è anche il tema della responsabilità, dell’amore familiare, della rinuncia e poi della ripresa, il tutto a ricordarci che Si muore solo da vivi ed è inutile arrendersi prima.

Ho voluto realizzare, con profondità e leggerezza, una commedia romantica sulle seconde occasioni che ci piombano nella vita e rimescolano le carte, ambientata nella provincia emiliana, in un mondo stralunato di musicisti di provincia, di pescatori e balere color zafferano – spiega il regista veronese – un inno alla vita, all’amore e all’amicizia che bussano improvvisi alla porta di un ex-musicista ormai fallito a cui Alessandro Roia ha saputo regalare una grande ironia e tenerezza”.