Tutti prima o poi, affrontando imprevisti ed eventi negativi della nostra vita, ci siamo chiesti “ma perché proprio a me?”. E spesso abbiamo anche aggiunto “perché invece non a lui o a lei che…” e giù a elencare motivi e apparenti ragionamenti logici per spiegare che sarebbe stato certo più giusto, più equilibrato e persino più naturale che quella tegola fosse caduta in testa a qualcun altro, ma non a noi. È umano certo pensarlo, ma anche etico e morale? Fino a che punto possiamo giustificarci e giustificare la difesa a tutti i costi di noi stessi e l’accusa contro gli altri meritevoli, loro sì, non noi, di tutto il male che invece sta ingiustamente e inspiegabilmente facendo soffrire noi? Senza peraltro accorgerci che tutto ciò potrebbe paradossalmente offrirci una seconda occasione?
Second Chance è il nuovo film della regista danese Susanne Bier, premio Oscar nel 2011 per il pluripremiato In un mondo migliore, che dopo il passaggio lo scorso novembre al Torino Film Festival esce nelle sale italiane il 2 aprile distribuito da Teodora Film, protagonista, nel ruolo di Andreas, Nikolaj Coster-Waldau, volto noto e amato da tutti i fans della serie TV Il trono di spade, con la quinta stagione attesa per aprile su Sky Atlantic, dove interpreta Jaime Lannister.
Andreas fa il poliziotto, è felicemente sposato con Anna (Maria Bonnevie) e da poco è diventato pure padre di un bimbo di nome Alexandre. Stanno bene, non hanno grossi problemi, la loro è più o meno una famiglia perfetta. Andreas lavora in coppia con l’amico e collega Simon (Ulrich Thomsen) che invece ha appena divorziato perdendo moglie e figlio e non l’ha presa bene, così si dà all’alcol e alle risse. È con lui che risponde a una chiamata per rumori molesti e insieme si imbattono in una famiglia di periferia che potrebbe somigliare alla sua, invece si tratta di una coppia di tossici: l’uomo si chiama Tristan (Nikolaj Lie Kaas), spaccia droga e costringe la bella moglie Sanne (May Anderson) a farsi di eroina. I due hanno pure un figlio neonato, ma a differenza del suo Alexandre, è praticamente abbandonato a se stesso e questo sconvolge Andreas. Soprattutto quando a morire, improvvisamente, di notte, non sarà quel piccolo sfortunato ma proprio suo figlio e lui e Anna non possono fare a meno di chiedersi perché lui, amato e accudito, e non l’altro trascurato e sicuramente destinato comunque a una vita non certo meravigliosa. Film crudo, ma dal finale che non ti aspetti.
“Quando Susanne Bier mi ha chiamato e mi ha fatto leggere la sceneggiatura – dice Nikolaj Coster-Waldau, anche lui danese – sono stato subito felice di fare un film che tratta un tema così universale e che mostra quanto sia difficile essere degli esseri umani. Dovremmo imparare a giudicare con meno severità – continua – perché la morale non può certo essere univoca ma dipende da situazioni, momenti e circostanze e il confine tra bene e male non è sempre ben definito. Per cui dobbiamo fare del nostro meglio per essere aperti nei confronti degli altri, ma anche di noi stessi, è importante dare e darsi una seconda possibilità, ma anche una terza, una quarta, dobbiamo accettare i nostri errori. Sono contento se le mie fan de Il trono di spade lo andranno a vedere un po’ anche grazie a me”.
“Ho cercato di esplorare le fondamenta morali della nostra società – spiega la regista Susanne Bier – per portare il pubblico a riflettere sui propri valori etici rispetto all’urgenza delle necessità pratiche. Il film racconta la reazione di persone particolarmente vulnerabili a determinate situazioni che vanno al di là del loro controllo. Perché nessuno è immune al caos e spesso quelli che ci sono più vicini celano segreti inconfessabili”.