Sanremo 2024: i 30 brani al primo ascolto. Le migliori Angelina Mango e Loredana Bertè

di Patrizia Simonetti

Abbiamo sentito i 30 brani di Sanremo 2024, una bella cavalcata della quale cerchiamo di rendervi conto con la pur scarsa cognizione del primo ascolto e con il rispetto che comunque ogni artista merita. Se cercate i voti, qui non li troverete. Ci sono invece le nostre impressioni, a volte con un giudizio di gusto, altre no perché non ritenevamo che sarebbero state obiettive visto il breve tempo che abbiamo potuto dedicare loro.

A colpirci, in generale, la classicità di molti artisti giovani e la modernità di altri più maturi, le citazioni di alcuni grandi della musica che abbiamo trovato in più di una canzone, la ricerca, a volte piacevole, del tormentone. Tra i temi, il femminile, e anche vari mea culpa e richieste di perdono di uomini alle donne, il disagio giovanile, la guerra e i vari modi di trattare l’amore. Perché i tempi cambiano, la musica pure, il Festival evolve, ma l’amore a Sanremo non può mancare.

Angelina Mango è per noi la vera rivelazione di Sanremo 2024: canta qualcosa che davvero non le appartiene: La Noia. Il suo stile acceso ed energico, originale e personale è inconfondibile, qui con un tocco di Madame (e pure di Durdust) che ci va a pennello: “Muoio senza morire in questi giorni usati… una corona di spine sarà il dress code per la mia festa; è la cumbia della noia…” ma di noia davvero non ce n’è. Voce piena e leggera al tempo stesso, dosata e modulata alla perfezione, del resto, è la figlia del grande Pino Mango, che t’o dico a fa’…

Gran bel pezzo Pazza di Loredana Bertè, carica e ritmo, voce che graffia e passione, forse l’unico brano rock, applaudito all’unisono e papabile podio. Autobiografico e quindi ruggente, sugli echi di Non sono una signora, Dedicato e Cosa ti aspetti da me, e con i fuochi d’artificio nella testa, la Bertè rivendica sé stessa e la sua libera follia: “io sono pazza di me di me e voglio gridarlo ancora, non ho bisogno di chi mi perdona io, lo faccio da sola, mi sono odiata abbastanza…

Bellissima la Mariposa di Fiorella Mannoia che vola libera e senza retorica sulla libertà delle donne, “una nessuna centomila”, su una melodia vagamente latinoamericana: “sono la strega in cima al rogo, una farfalla che imbraccia il fucile, una regina senza trono né corona”.

E ancora la rivalsa femminile, ma non solo, con un invito a guardare e andare oltre con Big Mama in La rabbia non ti basta, perché “è facile distruggere o più fragili, colpire e poi affondare chi  solo” ma “guarda me, adesso sono un’altra, la rabbia non ti basta… quel vuoto non ti calma, è il buio che ti mangia…” Ottimi consigli su cassa in 4.

L’amore spacca il cuore a metà, ti lascia in coma dentro il solito bar…” cantano i tre ragazzi terribili de La Sad: molto rumore per nulla, al massimo il loro ragazzo Autodistruttivo prende a pugni uno specchio, chi non l’ha mai fatto o sognato di farlo almeno una volta nella vita?

Tu ancora ti muovi, qui dentro ti muovi, cerchi l’ultima parte di me che crede ancora che sia possibile”: romantica e dal gusto classico Ti muovi di Diodato, voce sempre grandiosa in primo piano, ma il brano non ci sembra all’altezza dei suoi successi precedenti (la nostra preferita resta dunque sempre Che vita meravigliosa).

Nuova ballad dolce e romantica per Mr Rain, ma più intima e personale del successone Supereroi, anche se lo ricorda nella melodia: la sua Due altalene racconta di una perdita ma anche, e ancora, della forza dello stare insieme: “Anche se dura un secondo come le comete, griderò e griderò il tuo nome fino a perdere la voce, sotto la pioggia, sotto la neve, sospesi in aria come due altalene…

Mahmood cambia look ma non troppo lo stile: nella sua Tuta Gold mette un po’ di tutto: cinque cellulari, fiori da fumare e un padre con cui fare i conti in eterno, ma quando il ritmo accelera, il pezzo trascina: “Ballavamo nella zona Nord quando mi chiamavi fra, con i fiori fiori nella Tuta Gold, tu ne fumavi la metà…

Tu no il pezzo di Irama, la sua di voce si fa più adulta ma anche più scura: brano drammatico sulla mancanza, il vuoto e la malinconia che strugge, ma non c’è musicoterapia che salvi: “Bastasse solo una stupida canzone a riuscire a riportarti da me, soltanto un’ultima canzone per riuscire  ricordarmi di te”.

Lo preferivamo quando vestiva di rosa e cantava di farfalle e Malibù, però si cresce e magari le cose della vita ti provano, come l’amore. Finiscimi è la ballata struggente, molto struggente, di Sangiovanni, che si strazia per l’amore perduto e fa mea culpa: “fammi sentire quanto sono pessimo, quanto ti ho mancato di rispetto… Colpiscimi… a mia discolpa dico che ero perso…”

Altro mea culpa ma a ritmo serrato quello in Il cielo non ci vuole di Fred De Palma: “Ma tu promettimi che staremo bene anche all’inferno, il cielo non ci vuole, pieni di rimpianti fino all’overdose, e invece di tenerti lontano da me, ti ho fatta solo piangere, piangere…”

E non è finita con le richieste di perdono: “Scusami ma può succedere e scusami se ti ho fatto del male” canta Il Tre in Fragili, fragili come la neve e come i rapporti che “non è facile volersi bene e stare in catene…

I Santi Francesi cantano i Santi Francesi, in arrivo da X Factor, Musicultura e Sanremo Giovani li riconosci anche se finora te li sei persi, ed è un bene, nella musica l’identità conta: L’amore in bocca, titolo evocativo e sensuale, la loro canzone: “Mi hai lasciato con l’amore in bocca senza farlo apposta… scivoliamo sopra i tetti prima di cadere a pezzi…

Così come Ghali fa Ghali e la sua Casa mia ci piace un bel po’. Se lo guardi dall’alto il mondo è verde e blu, ma se ti avvicini rischi di perderti nelle domande, e questa è una di quelle che si pone Ghali: “ma come fate a dire che qui è tutto normale, per tracciare un confine con linee immaginarie bombardate un ospedale…

Dagli incubi mediterranei all’Onda alta per Dargen D’Amico e dove si ballava, seppur tra i rottami e gli incubi mediterranei, ora “stiamo fermi e non si parla e non si salta” perché “se la guerra è dei bambini, la colpa è di tutti quanti”. Testo importante, anche questo su cassa in 4.

Forse non è il loro pezzo migliore, ma loro sono Il Volo e la standing ovation ce l’aspettiamo anche stavolta. Più pop e meno lirica per la loro Capolavoro che magari non lo è, ma parla di amore e speranza: “…come se tu fosse l’unica luce a dare un senso, e questa vita con te un capolavoro”.

Energia e nostalgia, e autotune quanto basta, per la vincitrice di Sanremo Giovani: in stile dance pop Diamanti grezzi di Clara: “siamo la prima volta, quella che non si scorda, quel bacio con la lingua che fa paura, l’amore è una sala slot”.

Come l’amore il primo giorno d’estate, come i dischi belli che non scordi più… stringerti forte è Spettacolare…” Giovane e romantico Maninni che con Spettacolare racconta come superare gli ostacoli della vita con amore e passione.

Rose Villain va di fonosimboli e ritmo e la sua Click Boom! si fa tormentone: “per me l’amore è come un proiettile, ricordo ancora il suono click boom boom boom… corro da te sopra la mia vroom vroom vroom”.

Potrebbe dare filo da torcere, in quanto a memorabili refrain, ad Annalisa, che dopo lei che bacia lui che bacia lei che bacia me canta la libertà di appartenere a qualcuno in Sinceramente: “Sinceramente quando quando quando quando piango, anche se a volte mi nascondo, non mi sogno di tagliarmi le vene Sto tremando Sto tremando…

Ma segnatevi anche questo: “un ragazzo incontra una ragazza, la notte poi non passa, la notte se ne va…” Bentornati ai The Kolors e alla loro allegria, che dopo Italodisco ci tormenteranno fino all’estate con Un ragazzo una ragazza.

Tormentoni d’annata? Ne abbiamo. Magari non vinceranno il Festival, ma il ritorno dei Ricchi e Poveri a Sanremo 2024, come non li avete mai sentiti, non passerà inosservato: rimasti in due, Angelo e Angela fanno per quattro e anche di più. Ma non tutta la vita è un piccolo film divertente e sensuale su una coppia che si ama dove la più forte è lei, orecchiabile, moderno, sorprendente: “vedo nei tuoi occhi quello sguardo che conosco, e sul collo hai l’impronta del mio rossetto rosso, te l’avevo detto che dovevi fare presto, perché in giro da sola non resto…tanto lo sai che ti aspetto, ma non tutta la vita…

E se l’amore fosse troppo? Meglio allontanarsi se “simm duij estranei ca s’incontrano…” napoletano stretto stretto per I p’ me, tu p’ te di Geolier, attesissimo e amatissimo dai più giovani.

Amore e nostalgia anche in Tutto qui di Gazzelle che in una ballata morbida e delicata canta il terrore di perdersi con una metafora altrettanto tenera: “lo so che sei stanca, lo sono anch’io, sembriamo due panda amore mio…

Roma, una notte di pioggia e una donna che soffre in Fino a qui di Alessandra Amoroso, lento classico con tanta voce, e poi cita Vasco: “e quante volte sono stata sveglia a disegnare sul soffitto anche solo una stella, a sentirmi come Sally senza avere più la voglia di fare la guerra…

Tanta strada in comune con Emma che stavolta va in Apnea, per lei però cassa ed elettronica, per cantare “che tanto è tutto vero, non mi piace niente ma tu mi togli il respiro…” e ballare…

Vai! è la canzone di Alfa, il rapper educato che porta leggerezza, una bella melodia col fischio e la voglia di vivere: “Io voglio solo vivere, sia piangere che ridere, il cielo sarà il limite, se stai via dalla strada e via dai guai…

Coppia artistica affiatata e collaudata anche in tour, Renga e Nek cantano l’amore del quale, con tutte le sue pene e contraddizioni, volenti o no, non possiamo fare a meno: “l’amore è stupido ma ti fa piangere, prima sorride e poi ti vuole uccidere, è un giudice, un miserabile, lo trovi in tasca ma non lo puoi spendere… e per questo anch’io sono pazzo di te” e le loro voci, entrambe potenti e ben distinte, si intrecciano sempre alla perfezione.

E se l’amore non va, Ricominciamo tutto cantano i Negramaro con tanto di countdown e citando Battisti: “eravamo una canzone di Battisti all’alba, anche senza bionde trecce, Dio quanto sei bella?!” La voce di Giuliano Sangiorgi fa il resto.

Ci sono anche Lucio Dalla e i Queen tra le citazioni di questo Festival: li ricordano, chi l’avrebbe detto, i giovanissimi Bnkr 44, anche loro da Sanremo Giovani, nella loro Governo Punk: “C’è una novità, un governo punk, l’anno che verrà, me ne vado un anno altrove… un pezzo dei Queen, lavo i denti col gin”…