Comincia con l’intensa Quando ti manca il fiato di Gianluca Grignani la nostra mattinata altrettanto intensa dedicata agli ascolti delle 28 canzoni in gara a Sanremo 2023. E se il primo ascolto non si scorda mai, è pur vero che per dire la nostra con cognizione di causa, avremmo bisogno di risentirle tutte almeno un altro paio di volte. Lo faremo a Sanremo, ma intanto ecco le nostre impressioni a caldo, sicuramente imprecise e con facoltà di ripensamento e aggiustamento del tiro, in ordine di ascolto (e di appunti), a cminciare proprio da Grignani: un pezzo di vita sentito quello messo in musica dal cantautore milanese, relativo al difficile rapporto con il padre ritrovato dopo vent’anni, un padre da perdonare con lacrime sincere. A tratti tocca il cuore, eppure è rock.
Arrivano poi Colapesce Dimartino che forse non bisserano il successo inaspettato della loro Musica leggerissima con Splash, ma che è comunque un pezzo da ascoltare, un’ironica canzone d’amore al contrario dove il titolo arriva solo alla fine. Che forse è proprio la fine.
Bentornati poi agli Articolo 31, la loro Un bel viaggio lo è realmente nel passato del duo ri-composto da DJ-Ax e DJ Jad, tra rap e melodia come ai vecchi tempi, ma nulla che odori di stantìo, anzi, tra la passione che diventa lavoro e si perde l’entusiasmo, l’ansia e lo stress da successo e loro che non volevano crescere. Regalo per i fan.
Intima e autobiografica anche Mostro di GianMaria, vincitore di Sanremo Giovani, che racconta il suo rapporto stonato con il mondo e con gli altri, più maturo e pronto rispetto a XFactor che certo qualcosa gli ha insegnato.
I mali del mondo e dell’uomo sono al centro di Sali di Anna Oxa, voce sempre potente per denunciare la rovina che spesso causa l’avidità e invitando a liberarsi come in una preghiera.
La prima canzone d’amore in senso classico, e quindi sanremese, termine valido almeno fino a qualche anno fa, è Supereroi e arriva dal giovanissimo Mr.Rain che, come il film di Genovese, appella così la coppia di innamorati che possono salvare il mondo, un alternarsi di rap e melodia che resta in testa sin dal primo ascolto.
La scossa però ce la dà Rosa Chemical con Made in Italy, un ritmo veloce ma sensuale e ironico, citando Vasco, Celentano, Leonardo e l’uomo Vitruviano, tra sesso, amore, sogno e storia. Nuova, divertente, originale: spicca. E probabilmente spacca.
Giorgia è sempre Giorgia, voce inconfondibile e come sempre pulita e potente nella sua Parole dette male, e qui piacevolmente senza virtuosismi ad appesantire, del resto non ha da tempo più bisogno di dimostrare il suo talento. Canta così la malinconia di un amore perduto, o forse semplicemente finito come una bella canzone dopo che l’hai ascoltata e goduta. Peccato per le parole spesso troppo dure con cui si chiude il conto. Refrain che resta in testa.
Se poi domani di LDA, al secolo Luca D’Alessio figlio di Gigi, è una sorta di ninna nanna delicata nella sua melodia, una canzone d’amore classica nel testo con un mondo da regalare, se solo si potesse. Canta in italiano, e lo fa bene.
Inizia con un inquietante voce distorta Cenere di Lazza, pesante l’autotune anche a seguire, pezzo ritmato per parole disperate per un amore palesemente finito e la voglia di sparire come cenere, ma dalla cenere si può anche rinascere, la Fenice insegna.
Fine di un amore anche per Ariete in Mare di guai, lettera d’amore di una ragazza alla sua ragazza, nella paura di addormentarsi in una casa troppo vuota e silenziosa.
Gioca con la sua voce Sethu in Cause perse, bel ritmo.
Altro amore finito, ma da un anno quello cantato da Tananai in Tango, forse la canzone più sanremese del Festival, ma tra palazzine che vanno a fuoco.
Quando le emozioni prendono il sopravvento sulla vita e si vive come viene sia il male che il bene, abbracciando il mondo reale e le sue innovazioni. Vivo, ovvero la vita secondo Levante, voce intensa, piena, pezzo interessante.
Batte forte il Terzo cuore di Leo Gassmann, quello che non dimentica, quello pronto ai compromessi dell’amore, tipo meglio aver torto con chi si ama che aver ragione in solitudine, voce soffiata che poi però si alza come lui sa fare.
E se fosse solo la parte migliore dell’altro a restare nella nostra memoria e nel nostro cuore dopo un addio? A questo ci fa pensare Lasciami dei Modà, che invita a un addio fatto di tramonti, baci e veleno da versare in un bicchiere. Non delude la voce di Kekko Silvestre.
Magica come sempre quella di Marco Mengoni nella sua Due Vite, e che non sia l’ultima canzone (speriamo) prima dell’esplosione della luna: ci porta in una tempo sospeso tra mostri e fate; e dove per Vasco non arrivavano gli angeli, qui – canta Mengoni – non arriva la musica.
Solitudine e sensi di colpa in Egoista di Shari, bella voce sofferta che si spalanca alla fine del pezzo. Era la nostra preferita a Sanremo Giovani, per ora non ci ha deluso.
Attesissime Paola e Chiara che non deluderanno i loro fan, perché con Furore tornano ad essere esattamente quelle Paola e Chiara lì, che quest’anno ci fanno ballare come Dargen un anno fa, un pezzo disco che fa rumore come l’amore.
Con una certa affettuosa curiosità aspettavamo di sentire Lettera 22 dei Cugini di Campagna, peccato che il magico falsetto, primo fra tutti quello di Flavio Paulin, che li ha resi ciò che sono stati, se lo sono dimenticato a casa. Una storia che non sa come finire quella raccontata nella loro canzone. Siamo rimasti un po’ delusi, soprattutto per il falsetto, ma forse è solo la nostalgia di Anima mia.
Non c’è cenere ma Polvere per Olly, innamrato e basta. Anche lui ci fa ballare. E basta.
Ultimo non delude (mai), ma non sorprende. Alba è una canzone d’amore che immagina un mondo di relazioni senza filtri, dove basta uno sguardo per capire chi si ha di fronte e l’amore va oltre ciò che ci assomiglia.
Polemiche a parte, Il bene nel male di Madame è una delle canzoni più interessanti di Sanremo 2023: rincontrare l’amore perduto, quello per cui sei l’errore e lo sbaglio, tra delusione e attrazione, non è facile. Un ritmo trascinante per parole amare dove si percepisce del rancore. Bel pezzo.
Anche Stupido di Will canta l’amore finito che ci allontana.
Va più a fondo Duemila Minuti di Mara Sattei con una ballad scritta da Damiano David dei Maneskin sull’amore violento, un amore che è un gioco ma da una parte sola, impossibile salvarlo e salvarsi, se ti ruba anche la voce. Testo bellissimo, ma siamo di parte.
Ancora amore, quello fisico, quello dei sensi in Non mi va di Collazio, dove c’è comunque spazio per la gelosia.
Fedeli a se stessi i Coma Cose con L’Addio, che però è un arrivederci.
Chiude la nostra matona di ascolti Due di Elodie che, come faceva Mina, canta di un amore appena nato e già finito. Stesso ritmo sensuale del suo repertorio, ma meno accattivamente, anche nel refrain.