Tutto comincia dall’inizio, però non proprio. Nel senso che Rogue One A Star Wars Story, diretto da Gareth Edwards e prodotto da Kathleen Kennedy, in sala da oggi, giovedì 15 dicembre, in 750 copie distribuite da The Walt Disney Company Italia, si piazza cronologicamente prima del primo film della trilogia originale, quel semplice Star Wars del 1977 poi rinominato Episodio IV Una nuova speranza, perché poi arrivarono i tre prequel, cui peraltro è già seguito il primo dei tre futuri sequel, quel Star Wars Il risveglio della Forza uscito esattamente un anno fa. Chi non è più che appassionato rischia di incasinarsi parecchio, ma tutto sta nell’aver ben presente che se tre è il numero perfetto, una saga perfetta come Guerre Stellari non può che andare avanti (e indietro) a botte di trilogie. E veniamo al dunque, o meglio a Rogue One: A Star Wars Story che inaugura un’ennesima trilogia, quella degli spin off, con nuove storie e nuovi personaggi, quelli che potrebbero essere già esistiti nei luoghi e nelle epoche raccontati dalla saga madre, ma sui quali magari non ci si è soffermati più di tanto e, a quanto pare, è ora di rendere loro giustizia. Da qualche parte nel tempo quindi Rogue One A Star Wars Story andava pur piazzata, per cui eccoci qua, tra Episodio III La vendetta dei Sith e Episodio IV Una nuova speranza di cui anticipa temi e tormentoni spaziali, tipo “la speranza della rivoluzione” e “la forza è con te, fidati della forza”. Siamo insomma nel pieno del tempo sintetizzato dall’incipit del primo film (ma, attenzione, Episodio IV), in un periodo quindi di guerra civile tra i ribelli, che sono i buoni, e l’Impero Galattico, che è il cattivo, proprio nella fase in cui i buoni cercano di rubare i piani dell’arma mortale dell’Impero, una sorta di bomba atomica chiamata la Morte Nera in grado di radere al suolo un pianeta intero, e le prove generali purtroppo lo confermano, piani da affidare alla principessa Leyla così che possa salvare il suo popolo e la Galassia tutta restituendole la libertà perduta.
Nonostante si rivedano alcuni dei vecchi come Darth Vader, Tarkin, C-3PO e R2-D2 e pure Leila, i protagonisti di Rogue One A Star Wars Story sono però altri e tutti nuovi di zecca, così come i loro interpreti che arrivano un po’ da tutto il mondo, inteso come pianeta terra (in certi casi è bene specificare): Felicity Jones è Jyn Erso, ragazza cresciuta imparando a badare a se stessa, privata da piccola dei genitori e ora guerriera impavida e ingegnosa ma anche “estremamente umana – dice la Jones – una persona decisa e forte quando deve esserlo e che sa esserlo anche quando sente di non farcela”; Diego Luna che è Cassian Andor; la star di film d’arti marziali Donnie Yen che fa Cirruth che è cieco ma pieno di forza e lavora in coppia con Baze che lo fa Jiang Wen; Forest Whitaker che è Saw Gerrera, tutore in qualche modo di Jyn; Mads Mikkelsen che è Galen Erso, papà di Jyn; Ben Mendelsohn che è il perfido Direttore Krennic; e Riz Ahmed che vediamo in questi giorni su Sky Atlantic in The night of che l’ex pilota dell’Impero portatore di messaggi in ologrammi. E poi c’è il nuovo droide K2 mosso, per così dire, e doppiato da Alan Tudyk, spiritoso e sarcastico come solo gli androidi di Star Wars sanno essere perché “dice tutto quello che gli passa per i circuiti”.
E come non tifare con tutta l’ammirazione di cui siamo capaci per quel senso di collaborazione, fratellanza e solidarietà che unisce a doppio nodo esseri così diversi tra loro per forma e natura, siano uomini, donne, alieni come animali antropomorfi e robot di varie generazioni, tutti pronti all’azione rischiando la vita, umana, aliena o meccanica che sia, in nome della giustizia e della libertà? Non è forse per questo che si chiamano eroi? I temi dunque quelli sono. Le ambientazioni per metà film invece cambiano e ci ricordano nei luoghi e nei modi di certe cacce e imboscate e attacchi quelle di serie come Homeland, per intenderci, e passateci il paragone per quanto assurdo vi possa sembrare. Ma poi si va nello spazio e si comincia a sparare ed è ancora e sempre Star Wars.