Revenant arriva in sala. Leonardo DiCaprio: è la storia della forza interiore di un uomo. L’Oscar? Quando giro non ci penso

di Patrizia Simonetti

Hugh Glass è una forzssssa della natura, più forte ancora della natura stessa, la più selvaggia e la più feroce, e della sete di vendetta che lo tiene in vita. Dilaniato nel corpo e nell’anima continua a strisciare, tira avanti con i gomiti, non può parlare ma rantola di rabbia, stringe i denti, i pugni e si trascina. Lo vediamo così in Revenant – Redivivo, con la faccia e il resto di un grande Leonardo DiCaprio, il nuovo film da 2 ore e 36 minuti, non poche ma scorrono bene, scritto, prodotto e diretto da Alejandro Gonzalez Inarritu (21 Grammi, Babel e l’Oscar 2015 Birdman) da oggi, sabato 16 gennaio, nelle nostre sale, con 12 nominations all’Oscar 2016, il film che ne ha di più in assoluto, senza contare, ma invece anche sì, i tre Golden Globes già vinti e assicurati, uno al protagonista, candidato pure all’Oscar, e stavolta ce la deve proprio fare: pochi dialoghi, tanta fatica e niente controfigure per il suo straordinario Hugh Glass. “Siamo tutti felici che il nostro film abbia ricevuto tutti questi riconoscimenti dall’Academy – dice oggi DiCaprio a proposito delle nominations – i premi fanno piacere perché abbiamo dato tutti noi stessi in questa opera, e ci lusinga, ma non facciamo film per vincere Oscar: quando giri in realtà pensi a tutto tranne che a potenziali nominations. Quello che vogliamo è che il pubblico veda il film e se l’Oscar può aiutare, è un bel traguardo importante: il lavoro fatto da Alejandro e Chivo (il direttore della fotografia e premio Oscar Emmanuel Chivo Lubekzi n.d.r.) è incredibile, qualcosa di cinematograficamente mai raggiunto prima, un’epopea artistica”

Tornando alla storia di Hugh Glass, su di lui si è accanito un grizzly, un’orsa probabilmente, giusto per proteggere i suoi cuccioli da un intruso con il fucile, ma si sa, le mamme si lasciano prendere la mano, in questo caso la zampa e pure gli artigli, e allora, come si suol dire, mors tua vita mea. Una lotta impari ma Hugh Glass ne è uscito vivo, anche se con la carne aperta sulla gola e sulla schiena, e una gamba andata. Ricucito alla meglio e poi tradito e abbandonato in fin di vita da chi avrebbe dovuto, seppur per soldi, assisterlo fino alla fine e dargli, alla fine appunto, una sepoltura dignitosa. Ma mors tua vita mea, così l’hanno lasciato lì, bava alla bocca, mezzo morto e mezzo sepolto nella neve, il cadavere del figlio indiano appena ammazzato, come era stato per la sua moglie indiana, là vicino, che lui ci si trascina accanto e gli si mette sopra che “non ti lascerò da solo” sussurra, ma è poco più di un pensiero, l’alito ad appannare lo schermo come se anche noi fossimo là a sentirne il calore senza poter far nulla. Poi però si alza, la pelle dell’orso per mantella, un bastone per una gamba, gli indiani da cui fuggire sparando come se fosse ancora vivo e un cavallo morto da sventrare e dormirci dentro o la notte ti congela. Tutto per ritrovare, l’uomo che lo ha tradito e gli ha ammazzato il figlio, quello che ha scelto per lui, o così aveva creduto di fare.

Il grande schermo riempito di una natura selvaggia da togliere il fiato, fotografie di un mondo che sembra quasi impossibile credere che ci sia davvero, da far spalancare occhi e bocca come succede ai bambini davanti a una meraviglia: in Revenant – Redivivo Inarritu dipinge così il selvaggio West del 1893, dove gli indiani si combattono tra loro e attaccano chiunque passi sulla loro terra che comunque gli hanno già rubato, in particolare quel territorio assolutamente sconosciuto, inviolato e decisamente e abbondantemente innevato oggi chiamato Lemmon, nel South Dakota,e dove il leggendario esploratore Hugh Glass, nel corso di una spedizione di cacciatori di pellicce, attività determinate per l’America dell’epoca, fu davvero aggredito da un orso e abbandonato dai compagni di spedizione, riuscendo contro tutto e tutti a sopravvivere, come racconta uno dei tanti libri ispirati alla vicenda su cui il regista-sceneggiatore ha lavorato, The Revenant: A Novel of Revenge, scritto nel 2002 da Michael Punke che in realtà di mestiere fa l’agente di commercio. Girato tra Canada e Argentina, nel cast di Revenant ci sono anche John Fitzgerald nel ruolo di Tom Hardy il traditore, Domhnall Gleeson e Will Poulter, Forrest Goodluck, Paul Anderson, Kristoffer Joner, Joshua Burge e Duane Howard; direttore della fotografia il premio Oscar Emmanuel Chivo Lubekzi.

“La storia di Glass pone la seguente domanda: chi siamo quando veniamo spogliati di tutto? Di cosa siamo fatti e di cosa siamo capaci? – dice Alejandro Gonzalez Inarritu – Per oltre 5 anni ho sognato questo progetto, è una storia intensa, emozionante, ambientata in uno scenario splendido, epico, che racconta la vita dei cacciatori di animali e la loro crescita spirituale scaturita da grandi sofferenze fisiche. Nonostante gran parte della storia di Glass sia apocrifa, abbiamo cercato di restare fedeli alle vicende di questi uomini in questi territori incontaminati. Abbiamo sfidato condizioni fisiche e tecniche estreme, per ottenere emozioni vere e raccontare in modo realistico questa incredibile avventura. Volevo creare l’impressione del documentario e che tutto accadesse in tempo reale. Se avessi girato il film cinque anni fa, magari prima di Birdman e con la tecnologia dell’epoca, non sarei certo riuscito a realizzarlo così. Ad ogni modo la mia idea era soprattutto quella di riuscire a far entrare la gente nella pellicola. Revenant- Redivivo racconta una storia di sopravvivenza ma anche di speranza. Ci tenevo a trasmettere questa avventura con un senso di meraviglia e di scoperta, a raccontare l’esplorazione della natura e della natura umana, volevo raccontare non solo il percorso fisico di Glass e Fitzgerald, ma anche la loro psicologia, i loro sogni, le loro paure e le loro perdite”. Poi sulla performance del protagonista afferma: “Leo è straordinario perché esplora ogni dettaglio, ogni aspetto del comportamento umano. Ha il dono naturale di riuscire a catturare le sfumature, il ritmo dei movimenti, tutto ciò che rende un personaggio totalmente vivo, si interroga sempre su come migliorare una scena. E nel film ha espresso anche il proprio rapporto profondo e personale con la natura. La sua interpretazione non è solo toccante, ma anche sorprendente. E poi ha lavorato nelle condizioni più difficili, con pesanti costumi di scena, un trucco estremo, in luoghi bui e inospitali, ma il suo impatto è fortissimo”.

   “Revenant – Redivivo è un viaggio incredibile attraverso la natura più inospitale dell’America ancora inesplorata – racconta Leonardo DiCaprio – ma è anche la storia della forza interiore di un uomo. La storia di Hugh Glass è una di quelle leggende raccontate intorno ai falò, ma Alejandro la utilizza per esplorare cosa significa avere tutto contro, cosa è in grado di sopportare lo spirito umano e quali sono le conseguenze della sua caparbietà. Sapevo di poter regalare al pubblico un’esperienza totalizzante. Questa è una storia di sopravvivenza esistenziale, ma Alejandro la arricchisce con tante sfumature, trasforTHE REVENANTmandola in qualcosa di più. I temi del film per me sono molto importanti, come la volontà di vivere e il nostro rapporto con la natura. Ho già interpretato personaggi complessi, ma questo ruolo per me è diverso da ogni altro, qui dovevo trasmettere le mie sensazioni senza parlare, oppure esprimendomi in una lingua diversa. Il film ha catturato le nostre vere sensazioni nel momento in cui le provavamo, la nostra capacità di adattamento alla natura, situazioni estemporanee capitate durante le riprese, dovevamo esplorare i meccanismi più intimi dell’istinto di sopravvivenza. Girare la scena dell’attacco dell’orso è stato molto difficile e ardimentoso, ma anche molto coinvolgente: Alejandro trasforma lo spettatore in una mosca che gira intorno all’attacco, quindi riusciamo a percepire il fiato di Glass e quello dell’orso e il risultato è stupefacente. Glass deve trovare un modo per difendersi da questo animale enorme che lo sovre_r709_mktgrasta, sta per morire e il pubblico è totalmente immerso in questa atmosfera. Lui è sempre stato a contatto con la natura ed è sempre stato più distaccato dal mondo materiale rispetto agli altri cacciatori, essendo un padre, ha dovuto affrontare una serie di difficoltà in questo ambiente e questo aspetto è sempre presente nel suo personaggio. Si avverte subito la sensazione che lui e suo figlio Hawk sono già due individui soli e isolati, quindi il loro legame, quello fra un padre e un figlio, è la forza che li sostiene nel corso della storia”.

Del vero Hugh Glass non si sa moltissimo, tranne che nacque a Philadelphia nel 1773, ha fatto il pirata e verso i trent’anni si è trasferito nel West e lì, nel 1823, si unì alla spedizione di Captain Andrew Henry per esplorare il fiume Missouri. Tutto il resto, l’orso, la sopravvivenza e il ritorno, è vero, tanto che giornalisti dell’epoca ne parlarono moltissimo, e da lì nacquero romanzi e biografie tra cui quella di Punke.