Renato Zero presenta Zerosettanta Volume Uno (video)

di Patrizia Simonetti

Partita a ritroso il 30 settembre, giorno del suo settantesimo compleanno, con il Volume 3 e continuata il 30 ottobre con il 2, si chiude qui la trilogia di Renato Zero con Zerosettanta Volume Uno, da lui stesso prodotto e disponibile da oggi, 27 novembre. Come sempre Renato Zero si guarda intorno e dentro, e racconta del mondo, fuori e dentro di sè, tra bilanci, pensieri, riflessioni e soprattutto amore, tanto amore, un viaggio in tre mesi per 40 canzoni nuove di zecca che, a dire il vero, non è poi scontato che si fermi qui. Un disco dalla “condizione un po’ più velata e sussurrata rispetto agli altri due” dice Renato Zero, con sfumature leggere suggerite dai temi.

Apre Zerosettanta Volume Uno Amara Melodia, in “una forma molto dimessa” dice ancora Renato Zero, tante scuse alla vecchia cara musica e tanta nostalgia per la “lirica austera” e “le armonie”, tra karaoke, plug-in e “voci lontane dal sentimento”. Io non mi stancherò mai di te è invece una canzone molto romantica, nel senso più tradizionale del termine, “osservazioni rivolte al pubblico – dice Renato – che rassicura l’onestà con cui nella mia carriera ho affrontato temi scottanti” (tipo la pedofilia in Qualcuno mi renda l’anima del 1974). In Zerosettanta Volume Uno Renato Zero torna al cielo in Orfani di Cielo, ancora alla ricerca di un Dio che protegga, mai come ora “attori, musicisti, fantasisti e il popolo del circo… gente che comunica felicità attiva, positiva, generosa, e che sorride sempre… fosse ancora così il mondo”. Poi c’è Nemico caroche è sempre vigile, sempre presente – spiega Renato Zeroforse non nelle forme e nelle sostanze di un tempo, oggi il mio nemico è uno che ha imparato a rispettarmi con il quale ho stabilito una tregua che speriamo duri”, che è un po’ mettersi di fronte a un io vanitoso. Ed ecco la mia preferita, Io e te, l’amore sopra tutto, lenta, struggente, l’amore solo ci salva, nonostante “i segni degli anni” e un “battito d’ali troppo veloce…”, “un seguito di Magari” chiosa Zero.

Scanzonata L’Ultimo Gigolò con un intro a megafono, un “uomo che va a compensare le solitudini…”. E poi Ti ricorderai di me, la vita, e una poesia che può scaldarci, “artisti che vanno ricordati – dice Zero – lasciamo queste tracce sperando che possano sfidare l’indifferenza e una quotidianità che invece vuole macerare tutto”. Lasciarsi è certo meglio che liberarsi con violenza dell’altra, dice poi Renato Zero, ed ecco che con ironia e divertimento arriva Finalmente te ne vai un modo no troppo elegante di liquidare un amante, canzone figlia di Baratto, di Sbattiamoci, di quel Renato Zero un po’ irriverente che si serve anche della comicità per trasmettere agli altri molte più cose anche serie“. Torna poi la nostalgia ne Gli anni della trasparenza, dove “si diventa leggeri e i vestiti diventano enormi” dice Renato, e cita gli anziati stroncati dal Covid che “abbiamo visto andare via in modo violento e senza alcun conforto”, il tempo che “va, ci sfida, lascia lettere e ricordi e ci cambierà…” Non manca C’è, il singolo uscito il 20 novembre, che esserci spesso è tutto e quanto basta, in tutte le sue “forme di amare contemplative”. Poi L’Italia si desta?e il punto interrogativo è una domanda cui rispondere è difficile “alla luce di una frammentazione un po’ degenere tra nord, centro e sud che non siamo riusciti a renderla omogenea e unificata, ci manca un’Italia che si fa amare da Palermo a Torino” chiosa Renato. In Il tuo eterno respiro torna quel Dio di Orfani di cielo ma anche la Terra madre che stiamo distruggendo e che “denuncia tutto il suo disagio” perchè  “siamo inquilini discutibili, paghiamo un affitto irrisorio per tanta bellezza…” E come chiudere questo Zerosettanta Volume Uno se non con la speranza, o l’utopia se vogliamo, quella di Un mondo perfetto, ovvero  “l’orto di casa con i nostri ravanelli e la nostra speranza, dove si abbattono le forme estetiche di rapporti o di dialogo”.

Gli arrangiamenti e la produzione musicale di Zerosettanta Volume Uno sono di Danilo Madonia e del Maestro Adriano Pennino, tra i musicisti Lele Melotti alla batteria, Paolo Costa e Lorenzo Poli ai bassi, Giorgio Cocilovo, Flavio Ibba, Adriano Martino, Fabrizio ‘Bicio’ Leo, Danilo Madonia, Maurizio Fiordaliso alle chitarre acustiche e elettriche, Danilo Madonia anche al pianoforte, tastiere e fisarmonica, Rosario Jermano alle percussioni e ammennicoli, Giampaolo Casati al flicorno, Bruno Giordana e Carlo Micheli al sax,  Ambrogio Frigerio al trombone, Giancarlo Cominelli alla tromba e al corno. La voce soprano solista è di Min Ji Kim.

Un Renato Zero assolutamente in forma quello che abbiamo incontrato, purtroppo soltanto via Zoom, pieno di cose da dire e da chiedere, lui a noi, proprio così… brillante e divertente, dal suo dialogo con Siri, la voce del cellulare che “sa tutti i cazzi miei” ridacchia, fino al commento sullo sfondo dietro le nostre facce online. Nessuna fretta di chiudere, nessun fastidio ad alcuna domanda, generoso nel darsi a parole come con la sua musica. Solo una cosa, non chiamatelo cantante, preferisce “artista”… qui un suo contributo video che ci ha mandato:

 

 

 

 

 

 

Ph Roberto Rocco