Racing Extinction: basta stragi di animali, rischiamo un mondo vuoto. In contemporanea mondiale il nuovo documentario di Louie Psihoyos

di Patrizia Simonetti

Un uccello in un barattolo di vetro su un tavolo, è l’ultimo passero marittimo nero. Non l’ultimo di uno stormo, non l’ultimo nato di una cova, ma l’ultimo e basta. È morto il 16 giugno del 1987. Non ce ne sono più e mai più ce ne saranno. Inizia così Racing Extinction, evento televisivo globale in onda contemporaneamente in 220 paesi del mondo e in esclusiva su Discovery Channel mercoledì 2 dicembre, in Italia alle 21, diretto da Louie Psihoyos, cofondatore dell’OPS, l’Oceanic Preservation Society e premio Oscar nel 2010 per The Cove, il documentario che dopo cinque anni di riprese nascoste rivelò al mondo la vergognosa caccia al delfino che ogni anno si svolge in un parco nazionale del Giappone a Taiji. Ed ora Racing Extinction, nuovo film denuncia tra immagini sensazionali e sconvolgenti e considerazioni inquietanti quanto, a pensarci bene, banali. Perché sarebbe davvero ora di smetterla di giocare ai serial killer con la natura, di fare stragi di animali, mangiarli, indossarli, attaccarli al muro e poi svegliarsi un giorno che non ci sono più. Che mondo sarebbe? Vuoto.

“Sul Financial Times ho letto un trafiletto dove c’era scritto che l’umanità potrebbe provocare un’estinzione di massa – racconta Psihoyos mentre scorrono immagini di zampe di elefante in fila come fossero scarpe in vetrina, teste di tigri ben ordinate negli scaffali, teschi di scimmie, corna di rinoceronte appese al muro e volatili imbustati – e mi sono chiesto: è così che affrontiamo il problema? A nessuno interessa?”. Così armato di complici forniti di telecamere nascoste e microfoni e definiti dalla TV “reporter audaci e sotto copertura”, eccolo scoprire come in uno dei ristoranti più in voga d’America dove cucina uno degli chef più famosi, si serva a richiesta balena a tranci. E poi nei pericolosi mercati neri in Indonesia, Argentina, Thailandia, Cina, Hong Kong, Tonga, per portare alla luce e denunciare il traffico internazionale e illegale di animali rari e a rischio estinzione e anche a rivelare la stretta relazione tra le emissioni di carbonio e l’estinzione delle specie. Una campagna di sensibilizzazione di proporzioni globali creata e portata avanti dallo stesso Psihoyos con il medesimo gruppo di lavoro di The Cove, pronti ad aprirci gli occhi, semmai ce ne fosse bisogno, a farci capire e a convincerci che se continuiamo così rischiamo di lasciare all’umanità un mondo senza animali.

“Ho scritto quattro articoli sull’estinzione per la rivista National Geographic – dice ancora Psihoyos – ho visitato luoghi splendidi dove la terra era ricca di resti di dinosauri. Ci illudiamo che sia una realtà lontanissima, ma è quella che viviamo oggi senza rendercene conto. Con l’aiuto di Discovery credo di avere creato un punto di svolta per dar vita al cambiamento che ci serve, nell’ottica di conservare un pianeta che possa sostenere la vita di tutte le specie. Non è mai stato così importante essere vivi nel mondo come in questo momento, le decisioni che prenderemo nel prossimo futuro influiranno sulla Terra e sulle specie animali per milioni di anni”. Perché “ogni anno una specie su un milione va naturalmente incontro all’estinzione – spiega l’etologo della conservazione Stuart Pimm della Duke University – nei prossimi decenni causeremo la scomparsa di esseri viventi a una velocità mille volte superiore”.

Racing Extinction è coprodotto dalla stessa OPS con Vulcan Productions e Insurgent Media. Presentato al Sundance Film Festival 2015 è stato premiato al Blue Ocean Film Festival come miglior documentario.