Qui è ora, un giro per gli oratori lombardi tra aggregazione e integrazione

di Patrizia Simonetti

Un uomo scende le scale spedito e cammina a spasso svelto nei meandri della metropolitana, cuffiette e zaino, occhiali in testa e telefonino, racconta che un tempo era molto appassionato di ingegneria aerospaziale, di aerodinamica, “della storia dell’uomo che costruisce macchine per volare, per fare una cosa che non può fare” spiega, eppure si sentiva sempre inquieto e incompleto, fino a che “il Signore – racconta – mi ha chiesto di donare la mia vita agli altri”. Ecco perché lo vediamo subito con indosso il giubbino di Jovanotti aprire le porte di un oratorio: è Don Mattia, vive a Milano, e si dedica completamente ai giovani e a chi da solo non ce la fa, sempre con allegria, ad esempio con una mensa per poveri che ha più le sembianze di un pranzo della domenica che è bello anche solo perchè si sta in compagnia. Don Mattia è uno dei personaggi veri di Qui è Ora, docufilm diretto da Giorgio Horn, primo lungometraggio prodotto dalla Fondazione Ente dello Spettacolo che è stato presentato oggi, sabato 20 ottobre, ad Alice nella Città, sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma, come evento speciale fuori concorso, e che sarà in sala a novembre con ACEC.

Qui è ora racconta di cinque strutture parrocchiali della Lombardia, o cosiddetti oratori, veri ponti tra la strada e la chiesa per molti giovani che si ritrovano insieme e insieme crescono e imparano la convivenza tra esperienze emotive e spirituali, si scambiano idee sul futuro, si fanno domande e cercano risposte, senza per questo rinunciare a vivere la loro età andando, per esempio, in discoteca il sabato sera, come accade nell’oratorio San Siro di Lomazzo, in provincia di Como, dove alcuni ragazzi hanno intrapreso un percorso di vita comunitaria in un appartamento parrocchiale. Senza dimenticare l’importanza dell’accoglienza e dell’inclusione, mai tema importante e scottante come in questi tempi, parlando per esempio di Akon, giovane senegalese arrivato dieci anni fa a Brescia dove oggi fa l’educatore nell’oratorio San Faustino, nel centro antico della città, frequentato da tantissimi bambini immigrati seconda generazione.